Stefano Pasta dialogo su “Razzismi 2.0” alla Ubik

Odio online, razzismo, hate speech e cyberbullismo: la diffusione di azioni e linguaggi violenti nel Web preoccupa chi cerca risposte educative, Stefano Pasta in “Razzismi 2.0”(Morcelliana Scholé), spiega come riconoscere e affrontare l’ostilità verso l’altro in un saggio denso di esperienze ed analisi. Domani, giovedì 13 giugno, Pasta lo presenterà alla libreria Ubik Como in un incontro promosso da Fondazione Somaschi Onlus.
Razzismi 2.0 – Analisi socio-educativa dell’odio online è un testo dove la narrazione di episodi, esperimenti sociali e il successivo loro inquadramento sociologico riesce a dare un quadro completo di quello che è “un potenziamento della realtà, ovvero non è, come dice qualcuno, fuori dal reale solo perché virtuale: oramai il web è parte integrante delle nostre vite, che ci piaccia o meno”, sottolinea Pasta che aggiunge “Sono fenomeni in crescita ed è urgente promuovere un pensiero critico diverso. Prima ancora delle leggi, è importante l’approccio educativo che può essere messo in campo”
Un esempio a cui il giornalista, che insegna a contratto Didattica e pedagogia speciale all’Università Cattolica di Milano oltre a fare parte del Cremit, Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia, dedica un capitolo del libro, in particolare affrontando quell’ ”effetto alone” (halo effect) che unisce tutte le persone che convergono i propri messaggi d’odio su uno specifico obiettivo, spesso facente parte di una minoranza. A pagina 86, per esempio, si parte dalla tragedia di una bimba di etnia rom di due anni folgorata da un cavo elettrico nella baracca in cui viveva con la famiglia e si analizzano i commenti sotto la pagina faceook di una testata online che riportava la notizia. “Commenti disumani, tanti”, da ‘una futura ladra in meno’ a ‘peccato solo una’ a ‘ogni tanto buone notizie’. “Il problema è che le tante persone che non la pensano come chi commenta in questo modo preferiscono non dire la loro per non avere ripercussione e offese a loro volta. Così facendo, lor malgrado, rimane il silenzio il dissenso civile ed è molto pericoloso perché la discriminazione si perpetua”.
Il ricercatore ha scelto poi di entrare in dialogo con alcuni hater, molti dei quali giovani, mantenendo l’anonimato, ponendo domande come “Ti definiresti mai razzista?”, “Cosa ne pensi degli ebrei?”, chiede per esempio il giornalista a un utente autore di commenti antisemiti. Ne nasce una discussione interessante dove si evince, per esempio, che l’utente in questione non ha mai conosciuto dal vivo una persona ebrea.
Questo libro, destinato a insegnanti, educatori, operatori sociali, studenti, decisori politici e cittadini, propone un nuovo modo di pensare la media education, facendola uscire dal recinto dell’educazione formale per promuoverne l’incontro con la prevenzione e la cittadinanza. Insieme al pensiero critico occorre sviluppare responsabilità; in questa direzione sono analizzate le varie caratteristiche dell’ambiente digitale, come la velocità, l’anonimato, l’autorialità, il ruolo delle immagini e del flaming, nonché alcune conversazioni via social network sulle performances razziste degli adolescenti:un caso di etnografia virtuale, ma anche un tentativo di educazion e alla riflessività..
Al dialogo di giovedì 13 giugno, ore 17.30, partecipa: Jonathan Crentsil Bionne, giovane rifugiato camerunense e volontario dell Fondazione Somaschi Onlus
Modera: Valerio Pedroni, responsabile Sviluppo e Relazioni Istituzionali della Fondazione Somaschi Onlus
Per informazioni contattare 3318603549 e 3281037197