Zelbio Cult: gli svarioni degli italiani con il sondaggista Nando Pagnoncelli

25 luglio 2019 | 08:33
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Zelbio Cult: gli svarioni degli italiani con il sondaggista Nando Pagnoncelli

Gli incontri di Zelbio Cult proseguono sabato 27 luglio con il re dei sondaggi di “Ballarò” e “Dimartedì”, ma anche sul “Messaggero”, Nando Pagnoncelli, presidente di IPSOS Italia e volto noto nei talk televisivi dove, insieme alle fredde percentuali, trova il modo di infilarci un po’ di ironia. Pagnoncelli da sociologo e politologo racconterà nell’incontro al piccolo teatro di Zelbio, alcune incongruenze del nostro Paese attraverso il suo ultimo saggio, “La Penisola che non c’è – La realtà su misura degli italiani” (Mondadori, 2019).

Partendo da un’analisi precisa di cosa sia l’opinione pubblica, Pagnoncelli la tratteggia come “protagonista” indiscussa dei nostri tempi perché ottenerne il consenso è di vitale importanza per leader e partiti politici, che spesso modellano la propria azione solo in vista di questo obiettivo. Da qui la necessità di sapere cosa pensano, desiderano e sognano i cittadini, ossia i potenziali elettori, salvo scoprire che le loro opinioni sono profondamente contraddittorie e di rado, almeno nel nostro paese, rispecchiano la realtà. I sondaggi – che Pagnoncelli ha utilizzato anche in occasioni delle recenti elezioni europee – rappresentano quindi uno strumento preziosissimo che, come uno specchio, dovrebbe riflettere l’immagine di una società e che invece, nel caso dell’Italia, ne svela inaspettatamente le mille incoerenze.

Un esempio per tutti? Siamo convinti che un 26% dei residenti nel nostro paese siano immigrati (dato reale 9%), che il 20% di loro sia di religione islamica (3,7% secondo la Caritas, 2% secondo l’Istat) e che il 48% dei carcerati sia di nazionalità straniera (a fronte del 34% effettivo).

Il motivo di questo evidente «strabismo», afferma Pagnoncelli, è la scarsa conoscenza della realtà che ci circonda, un’ignoranza che non è dovuta tanto alla bassa scolarizzazione quanto alla scelta, sempre più frequente, di basare le nostre informazioni sull’immediatezza, su un bisogno di aggiornamento quasi compulsivo ma superficiale, soddisfatto dalla televisione e da internet. È evidente che, in questo modo, diventiamo facili prede di fake news e notizie distorte.

Nando Pagnoncelli sarà protagonista di Zelbio CultIncontri d’autore su quell’altro ramo del lago di Como, intervistato dal curatore della rassegna Armando Besio.

zelbio cult 2019

IN CALENDARIO:

Sabato 3 agosto spazio per un racconto dedicato al Ticino con “Angeli, Arcangeli e demoni del Ticino”: il celebre architetto MARIO BOTTA, già ospite di Zelbio, narra le grandi bellezze della Svizzera Italiana e ci porta a riscoprire e valorizzare un grande patrimonio di tradizioni, cultura e arte presente sul territorio cantonale. Botta ha costruito edifici in tutto il mondo, dalle ville alle banche, dai musei ai casinò: sono però gli edifici di culto a stargli particolarmente a cuore, come spiega in questa serata. Rappresenta per molti estimatori “l’anima” di questa zona del Ticino, e lega il suo nome alle bellezze architettoniche che ha ideato, progettato e costruito, tra le quali troviamo: la Chiesa di Santa Maria degli Angeli sul Monte Tamaro, il rifugio “Fiore di Pietra” sul Monte Generoso, o il Teatro dell’Architettura di Mendrisio. Una serata che ripercorre le strade del Ticino alla ricerca dell’architettura e dell’arte sacra, affiancandole alle sue celebri bellezze naturali e alle località più note.

Sabato 10 agosto una serata di parole, immagini e musica che partono da Zelbio e volano in Spagna: Giuseppe Pizzala è “Uno zelbiese alla guerra di Spagna”, ebanista emigrato in Sud America, rimandato in Italia perché rivoluzionario e poi ripartito per la Spagna dove si arruolò come volontario per sostenere il governo repubblicano contro l’insurrezione militare sostenuta da Mussolini e da Hitler. Antifascista, partecipò alla guerra civile spagnola dal 1936 al 1939, fino alla totale sconfitta della Repubblica e all’inizio dei successivi 35 anni di dittatura franchista. Riparò poi in Francia, dove proseguì la difesa della democrazia contro i nazisti combattendo tutta la II guerra mondiale come volontario nell’esercito francese. CLAUDIO ROSSI – che ha vissuto lunghi anni in Spagna approfondendone la storia e che attualmente collabora con l’Istituto “Ferruccio Parri” di Milano (Ex Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia) – ha recuperato documenti e testimonianze di questa vita avventurosa, di cui è rimasta scarsa memoria. Negli archivi dell’Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti in Spagna (AICVAS), conservati nell’Istituto “Ferruccio Parri” ha seguito le tracce di questa storia lariana, con il supporto del Presidente dell’Associazione Italo Poma, presente alla serata. Una serata animata dalle canzoni dell’epoca che ascolteremo dalla splendida voce di Angeles Aguado Lopez, dedicata agli abitanti di Zelbio – che dovrebbero annoverare con orgoglio Giuseppe Pizzala tra i suoi concittadini più illustri – e a tutti coloro che amano la libertà ed il coraggio.

Si prosegue sabato 17 agosto con il ritorno di un affezionato amico del festival: GIANNI CLERICI racconta la sua straordinaria collezione di quadri e sculture, con la storica dell’arte MILENA NALDI. La serata “Dall’arte del tennis a il tennis nell’arte” prende spunto dalla recente pubblicazione “Il tennis nell’arte – Racconti di quadri e sculture dall’antichità ad oggi” (Mondadori), in cui il grande giornalista e scrittore traccia una storia divertita e inedita del tennis nell’arte. Molti sono infatti i grandi pittori che hanno raffigurato il tennis: da Desubleo a Tiepolo, da Chardin a Goya, da Boccioni a Campigli a Carrà a Hopper, per non parlare di scultori come Calder, Thayaht, Tongiani. I racconti dedicati alle opere di questi grandi artisti si intrecciano con la storia personale di Clerici che, dopo una vita spesa a commentare il tennis, ci accompagna per la prima volta a scoprire anche la sua ricca e ampia collezione familiare d’arte. Una serata in cui la storia del tennis si interseca alla storia dell’arte passando attraverso episodi di vita, di personaggi famosi e non.

Sabato 24 agosto protagonista è sempre l’attualità: in una serata intitolata “Ultimissime notizie”, GIULIO ANSELMI riflette sulle problematiche dell’informazione attuale, analizzando le motivazioni dell’attuale crisi della carta stampata e le nuove frontiere dell’informazione digitale. È il Presidente dell’ANSA dall’aprile 2009. Nato a Valbrevenna nel 1945, si è laureato in giurisprudenza all’Università di Genova ed ha cominciato a collaborare da studente al Corriere Mercantile. Dopo la laurea e un breve periodo di pratica forense, inizia a collaborare con il Corriere Mercantile, per poi passare, nel 1969, a Stampa Sera e quindi a La Stampa, a Panorama – come inviato speciale – e al Secolo XIX. Dal 1984 direttore del settimanale Il Mondo, nel 1987 è passato al Corriere della Sera, dove è rimasto fino al 1993 come vicedirettore e poi condirettore; successivamente assume la guida de Il Messaggero, che condurrà fino al 1996.

Dopo un breve periodo da editorialista del Corriere della Sera, nel 1997 è direttore responsabile dell’ANSA; dal 1999 al 2002 direttore de L’Espresso, rimane successivamente editorialista del quotidiano del Gruppo, la Repubblica e vicepresidente di Finegil. È stato consulente della trasmissione televisiva di Rai 3 “Ballarò” e dal 2005 ha diretto La Stampa di Torino, per poi tornare all’ANSA nell’aprile del 2009 in veste di Presidente.

Presidente della FIEG (Federazione italiana Editori Giornali) dal 2011, e di Audipress (agenzia di raccolta e analisi dati sulla diffusione della stampa italiana) dal 2012, ha insegnato “Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico” all’Università LUISS Guido Carli. Con un saggio intitolato “I giornali non contano più nulla” ha partecipato al volume collettivo “Il pregiudizio universale: un catalogo d’autore di pregiudizi e luoghi comuni” (Laterza).

La serata conclusiva del Festival è sabato 31 agosto con lo scrittore svedese più noto in Italia, e che ama il Belpaese: BJÖRN LARSSON – scrittore, traduttore e appassionato velista – racconta della sua ultima pubblicazione “La lettera di Getrud” (Iperborea), un romanzo sulla storia e sull’identità, su come questa venga costruita e in parte imposta, sui limiti della libertà umana. Il romanziere che è diventato famoso a livello internazionale con “La vera storia del pirata Long John Silver” e “Il cerchio celtico” passa ad una nuova tematica, il dramma della persecuzione degli ebrei legato alla questione dell’identità. Larsson è docente di letteratura francese all’Università di Lund, filologo, traduttore, scrittore e appassionato velista: ama l’Italia e parla perfettamente italiano.