Lunedì del Cinema: “Oro Verde”, c’era una volta in Colombia

22 settembre 2019 | 18:35
Share0
Lunedì del Cinema: “Oro Verde”, c’era una volta in Colombia
Lunedì del Cinema: “Oro Verde”, c’era una volta in Colombia
Lunedì del Cinema: “Oro Verde”, c’era una volta in Colombia
Lunedì del Cinema: “Oro Verde”, c’era una volta in Colombia
Lunedì del Cinema: “Oro Verde”, c’era una volta in Colombia

Alla fine degli anni Sessanta, in Colombia, nella regione settentrionale abitata dagli indiani Wayuu, che ancora vivono di pastorizia, l’ambizioso Rapayet decide di sposare la giovane Zaida. Per farlo deve procurarsi una dote adeguata e, per trovare denaro sufficiente, è costretto a commerciare un carico di marijuana.  Parte così il bel film dell’accoppiata Cristina Gallego, Ciro Guerra presentato al Festival di Cannes 2018 nella sezione dei Quinzaine des Réalisateurs in programma il 23 settembre allo Spazio Gloria per la rassegna i Lunedì del Cinema.

Il narco traffico è si presente in tutte le vicende di “Oro Verde”, ma il film è sulla famiglia, una tematica che si palesa da subito e su cui i personaggi insistono molto. La famiglia sembrerebbe assumere qui un’accezione forse più totalizzante, quasi si parlasse piuttosto di un senso di appartenenza. In effetti nel film l’onore di una famiglia si fonde con il destino di un popolo,

Il protagonista Rapayet  convince delle proprie capacità imprenditoriali i capiclan e avvia un fiorente commercio di droga verso gli Stati Uniti alleandosi per interesse con una famiglia rivale. La ricchezza derivante dal narcotraffico modifica radicalmente lo stile di vita della comunità Wayuu e conduce nel corso degli anni Settanta a uno scontro fratricida che verrà combattuto cercando di rispettare usi e tradizioni di un mondo in via di sparizione.  Ma avidità e sete di potere finiranno  per mettere a repentaglio le loro vite, la loro cultura e i loro riti ancestrali.

lunedì del cinema oro verde

L’inconsueta commistione fra un arcaismo attardato che si ostina ad imporre i suoi rituali e il vento del nord che arriva con modelli violenti di convivenza basata sul profitto, scatena una guerra mai vista, un autentico action movie dove tutti muoiono in un regolamento di conti tanto assurdo quanto fulmineo. Il delirio scatenato da avidità, ambizione, lussuria, prevaricazione e lotta per il potere è ancora più devastante in un terreno del tutto privo di controllo sociale, l’uomo della pietra e della fionda ha solo imparato ad imbracciare fucili e mitragliette.

E’ chiara la matrice mitico/antropologica che i due registi hanno prediletto per narrare una vicenda molto attuale, scavando così nelle ragioni più intime che hanno portato un intero mondo ad autodistruggersi. Ma forse non è esatto parlare di autodistruzione, la cultura dei Wayuu, devastata dall’arrivo dei bianchi yankees consumatori di marijuana e dai rapaci commercianti/esportatori che con i loro aerei aspettano le consegne in mezzo alla foresta, sconta la propria impreparazione di fronte al massiccio arrivo di modelli lontani millenni dai loro.

La società dei consumi è un feticcio troppo seduttivo per lasciare spazi di reazione, nulla sopravvive al fascino di borsette firmate che stonano ridicolmente portate sulle tuniche colorate di quelle donne, all’attrattiva di feste alcoliche e donne a disposizione senza l’osservanza di rituali obbligati dalle tradizioni, alla bruttura di metafisici palazzi di cemento che spuntano nel deserto al posto di capanne di pietra e fango, a letti e poltrone istoriati alla moda di Versailles che prendono il posto delle amache variopinte.

Tutto questo si paga, in altro modo lo raccontarono i tragici nell’Attica del V secolo avanti Cristo, con altri nomi i poeti continuano a raccontarlo oggi. Le leggi del mercato sconfiggono l’innocenza, nulla può opporsi all’interesse privato, le culture minoritarie diventano reperti museali.

Resta l’attonito silenzio di Rapayet, la sua innocenza contaminata riesce a mandare ancora stanchi segnali, l’amore per la famiglia che vede sparire intorno a sé lo fa sentire responsabile, e in effetti lo è, ma sopravvive in lui un’umanità che gli fa dire al nemico col fucile puntato: “Siamo già tutti morti”.

Spazio Gloria via Varesina – Como

23 settembre ore 21

ORO VERDE – C’ERA UNA VOLTA IN COLOMBIA

di Cristina Gallego, Ciro Guerra

Interpreti:  Natalia Reyes, John Narvaez, Jose Acosta, Greider Meza, Sergio Coen

COLOMBIA, DANIMARCA, FRANCIA  2018

———————————————

Ingressi: Intero € 7 – Ridotto € 5 (under 18 – over 65).
Abbonamento del ciclo (15 film) € 60.

Le proiezioni sono riservate ai soci ARCI

Spazio Gloria via Varesina, 72