Un giardino tradizionale giapponese nel cuore di Villa Erba

8 ottobre 2019 | 18:47
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Un giardino tradizionale giapponese nel cuore di Villa Erba

Un giardino tradizionale giapponese in stile secco karesansuivalorizzerà in modo permanente il bambuseto del parco storico di Villa Erba a Cernobbio, la casa di famiglia tanto amata dal regista Luchino Visconti che fa parte della rete dei Grandi Giardini Italiani. Lo ha deciso la scorsa settimana il consorzio pubblico che gestisce il Centro internazionale di esposizioni e congressi, dopo aver ottenuto il via libera delle amministrazioni competenti.

L’installazione “Il cammino del Sole che sorge”, progettata dalla paesaggista Francesca Meddi dello Studio Treelogy, era tra i finalisti dell’edizione 2019 del Concorso internazionale Spazi Creativi di Orticolario. Durante la manifestazione, Villa Erba ha deciso di rendere stabile l’installazione del giardino giapponese, inizialmente prevista per essere temporanea.

La giuria di paesaggismo e garden design del Concorso internazionale ha assegnato una menzione  speciale al progetto di Francesca Meddi con la motivazione che “la realizzazione non effimera arricchirà i giardini di Villa Erba”.

“Il cammino del Sole che sorge” è stata tra le attrazioni più apprezzate dell’undicesima edizione dell’esposizione lariana appena conclusa che quest’anno ha raggiunto un nuovo record di presenze con circa 30mila visitatori.

giardino giapponese villa erba

Il contesto progettuale: la valorizzazione del bambuseto

Il progetto di Francesca Meddi è nato dal sopralluogo nell’area posta proprio di fronte all’ingresso principale di Villa Erba da Largo Luchino Visconti a Cernobbio: un magnifico anfiteatro naturale scandito da un bambuseto e da alberi di alto fusto (tiglio, faggi e magnolia grandiflora). Questa zona del parco, in dislivello irregolare, negli anni era stata trascurata. La garden designer dello Studio Treelogy vi ha inserito il giardino giapponese tradizionale, nella variante secca Karesansui, come mezzo espressivo per coinvolgere il visitatore in un viaggio, tema del concorso “Spazi Creativi 2019” di Orticolario™: il percorso realizzato simboleggia il cammino spirituale all’interno di sé, alla scoperta di quanto è celato nella profondità dell’essere umano.

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Il Karesansui nella storia: uno stile in voga sette secoli fa

Il Karesansui è lo stile di giardino sviluppato in Giappone dal 1333 al 1573 in epoca Muromachi. Il nome deriva dall’unione dei kanji “kare” (“povero, secco”) e “sansui” (“montagna e acqua”). I primi giardini di questo genere nacquero nei monasteri e templi buddhisti zen a scopo spirituale e meditativo per aiutare i monaci a raggiungere lo zazen e trovare la pace interiore. Gli elementi costitutivi sono le rocce, le pietre, la ghiaia e la sabbia: inoltre c’è l’elemento vegetale, caratterizzato da essenze sempreverdi. Il Karesansui si differenzia dal Sekitei (“giardino di pietra”) proprio per la presenza dell’elemento vegetale che nei secondi invece è completamente assente. Uno tra i più begli esempi di Karesansui pittorici si trova nel complesso del tempio Daisen-In a Kyoto.

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Il percorso e la sua metafora: il viaggio interiore

Il percorso che il visitatore attraversa nel Karesansui non è lineare, come non lo è la vita: si tratta di un gioco di scoperte. Bisogna “deviare” dal sentiero principale per poter trovare piccoli percorsi secondari, scanditi da “tobiishi” (passi perduti) che, fra cespugli e rocce, nascondono insospettati scenari e nuovi elementi. Il principale di questi è lo “tsukubai”, “la sorgente”, un catino in pietra contenente acqua che si trova lungo i vari tracciati, componente tradizionale dei giardini giapponesi. Lo tsukubai rappresenta l’Essenza dell’essere, la Vera Natura, eterna e divina, dell’essere umano. Accanto ad alcune delle sorgenti è posta una pietra piatta dove poter sostare mentre ci si purifica e ristora con l’acqua.

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La lettura degli elementi: tradizione e simbologia

La forma del percorso principale del “Cammino del Sole che sorge” disegnato da Meddi richiama la “Y” rovesciata del lago di Como: la roccia piatta che si trova sul camminamento d’ingresso (“nobedan”, in questo caso un acciottolato realizzato secondo i canoni tradizionali giapponesi) corrisponde al punto del ramo comasco del lago in cui sorge Villa Erba. Lungo il percorso principale del karesansui, che simboleggia l’allontanamento dal mondo materiale e il progressivo ingresso nella dimensione spirituale, ci sono punti preferenziali di osservazione che offrono momenti di riflessione.  I principali tra questi sono le rocce, il doppio ponte fluttuante di pietra, la pietra-barca e gli tsukubai. Lungo il ramo centrale del percorso, a sinistra si trova uno dei tre tsukubai, la sorgente del lago di ghiaia e rocce attraversato dal sentiero di pietra, che rappresenta l’Assoluto e che, in quanto tale, non può essere raggiunto ma solo osservato. Due rocce ciclopiche collocate tra gli alberi di alto fusto racchiudono l’energia primordiale del cosmo e la promanano come una cassa di risonanza. Il lago di ghiaia termina in due cerchi concentrici con onde rastremate, a simboleggiare i vari stati di consapevolezza che bisogna superare per giungere al Vero Sé, rappresentato dalle due rocce verticali che emergono dal centro dei cerchi. Dopo la visita, il ritorno all’uscita del karesansui simboleggia il rientro nella vita quotidiana con una nuova, piena consapevolezza.

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Le essenze inserite: piante baccate come amuleti

Uno dei temi dell’edizione 2019 del Concorso Spazi Creativi era l’utilizzo di essenze vegetali baccate. Ai lati dei cerchi concentrici con onde di ghiaia Meddi ha posto due Crataegus (biancospino): in epoca romana questa pianta autoctona era considerata un talismano contro le energie negative. I due arbusti possono quindi essere letti a livello simbolico come i “guardiani” per il raggiungimento del Sé. Altre essenze inserite sono il Taxus Baccata (tasso), che simboleggia l’immortalità e l’eternità, l’Ilex Aquifolium (agrifoglio) e la Nandina Domestica (chiamata in Giappone “bambù celeste”), alla quale è tradizionalmente assegnato il ruolo di portafortuna in grado di allontanare le influenze maligne. Il sentiero pullula infine di arbusti di Symphoricarpos ‘Hancock’ le cui bacche bianche a striature rosse richiamano i colori del Giappone

La realizzazione: tra vincoli del parco e tempi stretti del concorso

Nei tre giorni e mezzo (da lunedì 30 settembre alle 13 di giovedì 3 ottobre) a disposizione per la realizzazione dei progetti selezionati per la fase finale del concorso internazionale Spazi Creativi 2019 di Orticolario™, Francesca Meddi ha coordinato una squadra composta da una decina di professionisti tra giardinieri, operatori specializzati nei mezzi di scavo e posa, elettricisti. Il principale problema della messa in opera era costituito dall’inaccessibilità dell’area di 200 metri quadrati ai mezzi pesanti, per il divieto di danneggiare le piante preesistenti e i vialetti di accesso. Dopo aver livellato con una pendenza uniforme la zona, attraverso la posa di circa 40 metri cubi tra terra di riporto e sabbia per colmare forti dislivelli presenti, proteggere le radici degli alberi esistenti (anche grazie alla posa di telo pacciamante drenante) e permettere la messa a dimora delle essenze inserite, attraverso macchine dotate di braccia telescopiche oleodinamiche per operare a distanza, sono stati collocati nei punti previsti dal progetto due massi ciclopici del peso di circa una tonnellata ciascuno, altre due rocce da mezza tonnellata, una ventina di altri massi e pietre piatte per i camminamenti, tutti in pietra locale di Moltrasio, i tre tsukubai, di cui due in conglomerato nero e uno realizzato con una pietra di fiume scavata e lisciata proveniente dall’Indonesia del peso di circa 700 chili, oltre a una sessantina di “passi perduti”. È stato poi posato pietra per pietra il nodeban, su una base adeguata a renderlo permanente. Sono stati poi inseriti di circa 200 metri di cavi interrati per gli impianti di illuminazione dall’alto e dal basso e di filodiffusione a impedenza con casse acustiche da esterni mimetiche in forma di rocce, per rendere l’esperienza sensoriale avvolgente con la diffusione di musica tradizionale giapponese eseguita su shamisen e koto. È stato infine distribuito e rastrellato il lago di ghiaia e tappezzata la pacciamatura in corteccia di pino rosso. La fase di realizzazione del progetto ha comportato un totale di circa 400 ore di lavoro/uomo.

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La progettista: dal design di moda al paesaggismo

«Sono molto onorata dalla scelta di Villa Erba che ha particolarmente apprezzato l’integrazione del “Cammino del Sole che sorge” nello spazio del bambuseto. Il giardino giapponese può essere realizzato anche in piccole dimensioni con l’uso di roccia locale ed essenze autoctone perché ciò che conta è il suo design armonico e simbolico, non la provenienza dei suoi elementi», dichiara Francesca Meddi dello Studio Treelogy. «La decisione di rendere permanente il mio contributo al parco storico è per me motivo di grande soddisfazione personale: spero che questo luogo a me tanto caro regali pace e serenità a chi lo visiterà». Meddi, nata nel 1978 a Roma, è laureata con lode in Lingua e cultura giapponese all’Università La Sapienza, ha vissuto due anni in Giappone, ha lavorato come designer nella moda con un marchio proprio e nel 2015 ha ottenuto un diploma di tecnico progettista di spazi verdi alla Scuola Agraria del Parco di Monza. Lo Studio Treelogy, fondato nel 2017 a Vedano al Lambro (Monza e Brianza), si occupa di verde residenziale, pubblico, ricettivo e aziendale e ha al suo attivo la progettazione e la realizzazione di giardini, terrazzi e spazi verdi aziendali.

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