Lunedì del Cinema: “Dolor y gloria”, l’ultima, triste, confessione di Almodovar





Nel mezzo del cammin della sua vita Salvador Mallo si trova in una dimora oscura, circondato dai quadri collezionati e amati, una folgorante carriera alle spalle, e tuttavia solo e svuotato nella sua tana museo: il desiderio appare spento, la creatività sopita o fortemente compromessa, la dipendenza sostituisce la fame e appare l’unica farmacopea un po’ efficace per una vita in cui gli acciacchi fisici e morali arrivano al limite del grottesco. Il protagonista di “Dolor y gloria”, l’ultimo film di Pedro Almodovar in programma il 28 ottobre allo Spazio Gloria, ore 21, per i Lunedì del Cinema.
Lo sguardo autoptico del regista spagnolo è sincero, non vi è dubbio alcuno, “Dolor y gloria”, presentato in concorso a Cannes 2019, è un film triste senza essere pienamente drammatico, metanarrativo con il suo continuo corto circuito tra realtà e finzione e tra letteratura, teatro, cinema, nel quale Almodóvar lascia che sia Antonio Banderas, suo attore feticcio, ad incarnare il suo alter ego filmico: Salvador, un regista in crisi, un artista che non riesce più a creare perché troppo concentrato sugli acciacchi fisici che lo affliggono e sulla propria, ma tutto sommato tiepida, depressione.
Ma un elemento del suo glorioso passato, il restauro di un suo vecchio film, risveglia in lui qualcosa che lo condurrà, come un lungo domino, a rivivere non solo mentalmente le vicende del passato, ma anche realmente: riaprendo le porte di una vecchia amicizia, ritrovando il suo più grande amore e mettendo in discussione il suo rapporto con la settima arte.
La madre di Salvador, Jacinta (Penélope Cruz), è l’imprescindibile protagonista dei suoi continui ricordi, il sacrificio e la povertà da cui la sua famiglia è partita hanno forgiato profondamente la sua educazione. Descritti minuziosamente, i luoghi che accolgono questi ricordi, sono spazi di riflessione. Una grotta e una stazione ferroviaria deserta diventano la culla dei momenti e dei dialoghi emblematici con la madre. Infatti, sono presenti oggetti e parole che riemergono ciclicamente anche nella fase più matura del protagonista, dove la madre, ormai anziana, si trasforma in un ricordo nel ricordo, esprimendo tutta la malinconia e i rimorsi che Salvador nutre e alimenta interiormente. Jacinta è la donna che accende e spegne l’interruttore della sua memoria, ma è anche la luce che illumina il buio artistico del presente. Pezzo dopo pezzo il mosaico filmico prende forma, con le dovute conclusioni, aperte e metafisiche, che il regista spagnolo rappresenta abilmente. Il suo corpo riprende forza, come una sorta di ritorno alla giovinezza; i ricordi di sua madre trovano finalmente una casa nel suo inconscio e la sua più grande passione, il cinema, recupera ispirazione proprio attraverso le sue memorie.

La confessione intima che Pedro Almodóvar ci regala con “Dolor y gloria” è una sorta di TAC dell’anima, che questo autoesame immaginario svolge con passione e controllo, dolcezza e pathos, un’operazione tipica del cinema di questo autore, da sempre abile a fare dell’ospedale un luogo paradossalmente ospitale, della malattia e della perdita occasioni espressive ed esistenziali di metamorfosi e rigenerazione. Qui l’autobiografia d’invenzione tocca vertici di onestà, equilibrio ed emozione fra i più alti del regista, che dismette anche la facile trasgressione per guardarsi in faccia senza infingimenti
Spazio Gloria via Varesina – Como
28 ottobre ore 21
DOLOR Y GLORIA
di Pedro Almodóvar
Interpreti: Antonio Banderas, Penelope Cruz, Leonardo Sbaraglia, Julieta Serrano
SPAGNA 2019
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Spazio Gloria via Varesina, 72