Lunedì del Cinema: Ale e Piero “Selfie” di vita nel Rione Traiano a Napoli





Alla fine degli anni ’90 il regista pugliese Agostino Ferrante aveva realizzato un film consegnando a giovani napoletani una videocamera con cui raccontarsi e interrogare i propri famigliari riuscendo ad aprire una via di dialogo, mai scontato, tra le mura domestiche. Si chiamava “Intervista a mia madre”. Oggi il mezzo principale di comunicazione e di informazione per intere generazioni è divenuto il telefonino, e lo si ribadisce all’inizio di “Selfie” il titolo in programma lunedì 4 novembre per i Lunedì del Cinema al Gloria.
Nell’estate del 2017 Ferrente torna a Napoli con l’intenzione di ripetere l’esperimento, quando si rivolge a uno dei sedicenni che ha incontrato nel rione Traiano con l’intenzione di affidargli il compito di raccontare la vita dei ragazzi che abitano in quel sobborgo della metropoli campana; alla domanda “Sai usare la telecamera?”. La risposta è naturalmente: “No”. “Meglio il cellulare?” “Sì”.
Da questa conversazione prende avvio un’opera interamente filmata, tranne un certo numero di provini preliminari e di inserti da camere di sorveglianza sul quartiere, dagli adolescenti Alessandro e Pietro per mezzo di un iPhone, un oggetto cosi leggero e di cui hanno già una tale abitudine all’uso da poterlo portare quasi senza filtri nella loro vita quotidiana. Tuttavia, i due devono sottostare alla prescrizione non trascurabile di utilizzare un’asta da selfie, anzi da videoselfie, in modo da filmare ciò che accade intorno a loro comparendo sempre nell’inquadratura.
Il fatto che la sceneggiatura sia attribuita al regista, il quale ha ideato il congegno cinematografico e poi selezionato le immagini realizzate dai protagonisti stessi, fa pensare che egli non li ha lasciati troppo spesso soli, indirizzandoli a intraprendere gite in centro o al mare, a organizzare piccole scene corali, a inquadrare un certo murales dedicato a un ragazzo di nome Davide Bifolco o a intervistarne il padre.
Infatti, la motivazione che ha spinto Ferrente a tentare questo particolare esercizio cinematografico non si esaurisce soltanto in un esperimento di autorappresentazione, che pure riesce bene nell’intento di rivelare sentimenti e aspirazioni dei suoi protagonisti e nel raccontare l’amicizia fraterna di due ragazzi che hanno lasciato presto la scuola e cercano di aiutare le loro famiglie con il lavoro di cameriere (Pietro) e di barbiere (Alessandro), cercando di tenersi lontani dai giri malavitosi che coinvolgono molti loro coetanei.
Ciò può non bastare a garantirsi un futuro, come dimostra il caso del sedicenne Davide Bifolco, ucciso nel 2014 in quello stesso rione da un carabiniere che l’aveva scambiato per un ricercato.

L’esito migliore della visione del lavoro di Ferrente, non un’inchiesta sui fatti ma un’esplorazione del contesto in cui questi avvennero, è dunque quello di approfondire la storia di Bifolco, una tragedia aumentata da una distorta risonanza mediatica (con la giovane vittima incensurata trattata al pari di un criminale) e da una vicenda giudiziaria irrisolta che nell’ottobre 2018, dopo la sospensione della pena per il carabiniere che ha ucciso il ragazzo, ha visto la morte improvvisa di suo fratello trentacinquenne, il cui cuore non ha retto alla disperazione.
Spazio Gloria via Varesina – Como
4 novembre ore 21
SELFIE
di Agostino Ferrente
ITALIA FRANCIA 2019
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Spazio Gloria via Varesina, 72