Don Chisciotte conquista il Teatro Sociale di Como






di Sabrina Sigon
Re Felipe el Grande lo tocca con la spada, sulla testa e sull’orecchio. “Ego nomino te errante cavaliere Don Quijote de la Mancha. Sarai mondo se monderai il mondo. Amen”. Don Chisciotte, in estasi, in balia della febbre, indietreggia fino a cascare sul suo letto con armatura e spada.
Sono poche ma efficaci le parole guida dell’adattamento teatrale del “Don Chisciotte” di Cervantes – un capolavoro della letteratura mondiale che può essere considerato il primo romanzo moderno, nel quale si mescolano elementi del genere picaresco e del romanzo epico-cavalleresco – e Alessio Boni, primo attore dello spettacolo, le identifica con: Ironia, Sogno e Poesia.
E se l’ironia serve per conquistare lo spettatore, che viene catturato dalle situazioni particolari che sono state selezionate in questa pièce liberamente ispirata al Capolavoro di Cervantes pubblicato in due volumi nel 1605 e 1615, è poi il fascino della storia che cattura davvero, e l’aspetto poetico che sa parlare al cuore.
Qui l’inizio di Don Chisciotte
Il testo, riadattato con un linguaggio adeguato ai tempi di oggi, tratta temi che già in quel lontano 1605 – data della prima pubblicazione dell’opera – riscuotevano interesse: quelli dell’inconscio e del desiderio che sarebbero diventati, dopo qualche centinaio d’anni, oggetto di studio. Molto cari anche ad Alessio Boni che, in un’intervista, parla del “coraggio di essere fedeli ai propri sogni e di combattere per essi fino alla morte”.
Con i due primi attori Alessio Boni nella parte di Don Chisciotte e una bravissima Serra Yilmaz – Sancho Panza (attrice di origine turca molto cara al regista Ferzan Ozpetek) – sono in scena Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari ed Elena Nico. Dello spettacolo, Alessio Boni firma anche la regia, con Roberto Aldorasi e Marcello Prayer; l’adattamento del testo originale è di Francesco Niccolini così come la collaborazione alla stesura drammaturgica. I costumi sono di Francesco Esposito, le scene di Massimo Troncanetti, le luci di Davide Scognamiglio e le musiche di Francesco Forni.

Greggi di pecore che sembrano eserciti, legioni di Saraceni, “Si vede che non sei pratico d’avventure, quelli son giganti”, dice Don Chisciotte indicando a Sancho Panza i mulini a vento. “Mulini!”, lo contraddice il fedele servo; “Giganti!”, urla il suo padrone.
Da un punto di vista romantico la follia viene considerata uno degli aspetti più nobili dell’uomo, e caratterizza le persone sulle quali l’aspetto visionario e generoso – quello di spendersi per gli altri senza averne tornaconto – prevale.
“Il coraggio di essere fedeli ai propri sogni, soprattutto a quelli di giovinezza”, dice con una delle ultime battute Don Chisciotte al suo servitore Sancho Panza. Che per tutta l’opera rappresenta la parte razionale, colui che, attaccato al denaro e al desiderio di una vita agiata, fa da contrappunto al potere visionario del suo padrone; ma che, in ultimo, proprio mentre il suo padrone sconfitto rinnega i suoi desideri e l’amore per le letture che l’hanno condotto attraverso battaglie senza speranza, ecco è proprio Sancho Panza che capisce quanto valga la forza di un sogno; e supplica il suo padrone di non perdere quel potere rigenerante che, per tutta la vita, l’aveva sostenuto. Supplica vana. Don Chisciotte, privato della sua linfa vitale, muore.
Tutta l’opera è scandita dal ritmo sostenuto che il susseguirsi degli atti imprime in modo deciso ed efficace. Ma la cosa sorprendente è che, all’interno di ogni atto, il tempo si dilata e le pause, i dialoghi acquistano uno spazio che è quello del sogno, di un mondo che sta in bilico fra realtà e finzione perfettamente sostenuto dall’abilità degli attori. In alcuni momenti la storia viene portata avanti da un coro che – sorella, curato, governante e dottore – a lato della scena racconta lo svolgersi degli eventi alla maniera del teatro classico.
“Alla fine delle nostre avventure io rischio di doverti lasciare molto di più di ciò che tu ora possa immaginare”, aveva dichiarato Don Chisciotte a Sancho Panza. Niente di più vero.
Perché alla vita errante non sono sufficienti le tre cose che aveva pensato all’inizio: “un’armatura, un amore e uno scudiero”. Alla vita errante occorre qualcuno che creda in noi, che sostenga le nostre battaglie e che non ci sbugiardi togliendo, anche se per scherzo, dignità e valore alla nostra avventura. Invece Don Chisciotte, insieme al suo fedele servitore, cade preda dello scherno altrui, durante un’ultima sfida che lo vede, infine, sconfitto.
“Padrone, su, non fate così: se era una burla, anche la sfida lo era, e quello che avete messo in palio”, Dice Sancho Panza alla vista di un Don Chisciotte combattuto e vinto.
“Ti sbagli”, risponde lui. “Per loro era una burla. Non per me. Io quel che prometto mantengo: ho perduto. Pazienza se per gli altri era uno scherzo”.

“Don Chisciotte è l’eroe della sconfitta che tiene insieme nobiltà e insuccesso”, scrive Roberto Aldorasi sul libro che accompagna l’opera; “Deriso, sbeffeggiato, umiliato, imbrogliato o selvaggiamente picchiato l’hidalgo non perde la fede nelle proprie convinzioni e rimonta sempre a cavallo verso la prossima disavventura: così la sua maschera inizia a brillare di una sostanza spirituale che ricorda quella dei santi matti. Così don Chisciotte ha galoppato fuori dalle pagine del suo libro verso l’immortalità del mito”.
La conclusione è affidata proprio alle parole dell’hidalgo, parole che scivolano dalla realtà al sogno e tornano indietro: “Sono io che ho sognato di essere don Chisciotte o è don Chisciotte che sta sognando di essere me?”
“Cosa cambia?”, chiede Sancho Panza e continua: “avete sognato fino all’ultimo istante della vostra vita… non vi basta?”.
“Ormai Sancho, sei più pazzo di me”.
Don Chisciotte sorride.
Cantata.
Buio.

Un pubblico attento, entusiasta e partecipe, e un grande applauso finale per questo appuntamento davvero speciale della Stagione di Prosa del Teatro Sociale di Como.
“Don Chisciotte” è in replica anche questa sera alle 20.30 (biglietti disponibili), La Stagione Prosa al Teatro Sociale prosegue con:
18/02/2020 – 19/02/2020
Produttore:
Diana OR.I.s.
Regista:
Alessandro Gassman
Autore:
Maurizio De Giovanni
Protagonista:
Massimiliano Gallo, Stefania Rocca
03/03/2020 – 04/03/2020
Produttore:
Piccolo Teatro di Milano, Teatro Biondo di Palermo
Regista:
Emma Dante
Autore:
Emma Dante
Protagonista:
Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli