Lunedì del Cinema: la “Medea” di Pasolini in concomitanza con lo spettacolo al Sociale





La maga Medea ha aiutato Giasone nella conquista del Vello d’Oro e gli ha dato due figli. Ma Giasone, dopo qualche anno, mostra di volerla lasciare per sposare Glauce, la figlia del re di Corinto. Medea sembra rassegnarsi, in realtà provoca subito dopo la morte della rivale. Poi uccide i suoi figli. E’ una tragedia greca il film in programma il 20 gennaio al Gloria per i Lunedì del Cinema. La pellicola (e qui il termine è proprio), risale al 1969 ed è firmata da Pier Paolo Pasolini. Una scelta inconsueta per la rassegna che programma titoli degli ultimi anni, ma in questo caso, è frutto di una collaborazione con il Teatro Sociale che dedica tutta la settimana ad una versione molto particolare di “Medea” recitata su di un furgone in viaggio per le strade di Como.
In Grecia a Iolco il re Esone è stato spodestato dal fratellastro Pelia, il quale governa con crudeltà e spietatezza, cercando in tutti i modi di uccidere l’erede al trono Giasone, mandato presso il suo mentore Chirone. In Scizia è stata raccolta una potente reliquia chiamata Vello d’oro, che in passato era appartenuta a Frisso. La pelle d’oro apparteneva al caprone sacro, inviato dagli dei per salvare il fanciullo e la sorella Elle da morte certa, ed aveva attraversato in volo tutto l’Ellesponto, mare che prenderà questo nome dalla sorella Elle che ci cadrà affondandovi. Giunto nella terra Colchide Frisso verrà sacrificato, la capra sarà scuoiata e la pelle data in dono ad Ares.
Nel prologo il centauro Chirone spiega al giovane Giasone in maniera filosofica l’armonia e l’equilibrio della natura e viene presentata la superba figura di Medea, sovrana della Colchide, una terra dall’altra parte del mondo, brutale e piena di usanze grottesche, che ospita la reliquia del Vello d’oro. Giasone, divenuto grande, ha ora la possibilità di sfidare suo zio e recuperare il suo regno. Quest’ultimo però gli chiede in cambio la preziosa pelliccia di capra, così inizia il viaggio alla ricerca della reliquia. Mentre Medea sta pregando nel tempio, ha una visione in cui vede per la prima volta l’eroe greco e se ne innamora perdutamente, così tanto da chiedere aiuto al fratello per rubare il Vello d’oro e partire con Giasone per la Grecia.
Il re suo padre lo viene a sapere e si getta all’inseguimento della figlia la quale al fine di rallentarlo, uccide il fratello lasciando pezzi del suo corpo lungo il cammino per costringere l’uomo a fermarsi. Dopo aver raccolto tutti i pezzi del corpo di suo figlio, il sovrano torna nel suo villaggio a restituirli alla madre piangente affinché abbiano una degna sepoltura. Intanto, lontana dalla sua terra e dalle sue tradizioni, Medea ha una crisi spirituale in cui le sensazioni di tormento si acuiscono quando capisce che Giasone e i suoi compagni hanno usanze totalmente opposte alle sue.
Consegnato il Vello a Pelia, quest’ultimo vien meno alla parola data negando il trono al nipote, il quale accetta sprezzante la decisione e rifiuta con sdegno di battersi oltre per il regno di suo padre. Prima di lasciare il palazzo, le ancelle preparano Medea per le nozze spogliandola dei suoi abiti barbari per vestirla come donna greca. Giasone congeda i suoi compagni di avventura e, consumata la prima notte d’amore con la sua amata, si avvia verso Corinto. Qui ritrova Chirone, il centauro che lo ha allevato da piccolo. I due hanno un dialogo filosofico nel quale il centauro fa presente a Giasone la situazione di Medea, che continua a vivere un conflitto interiore tra l’attuale realtà e la vita spirituale scandita dai rituali del suo passato nella Colchide. Giasone diviene sempre più distante dalla sua amata, nonostante i figli che questa gli dà, finché non decide di abbandonarla per sposare Glauce, figlia del re Creonte. Costui vorrebbe esiliare Medea, perché costituisce un monito e un fardello troppo grande da sopportare per sua figlia, che non ha colpe del comportamento di Giasone.
Sospinta dalle parole delle sue ancelle, che la vedono come una maga capace di tutto, Medea diventa consapevole della perdita del contatto con gli dei e del suo tragico destino, arrivando a meditare vendetta. Fa chiamare Giasone, con il quale finge perdono ed ha un ultimo slancio d’amore, e chiede ai loro figli di portare il suo dono di nozze a Glauce: gli abiti regali con cui fuggi’ dalla Colchide. Non appena ricevuto il dono la fragile Glauce lo indossa e rivede nello specchio non il suo abito da sposa ma tutto il dolore di Medea. Si uccide buttandosi dalle mura della città, e il padre la segue preso dalla disperazione, ma questo non basta e la furia di Medea è ormai incontrollabile. Dopo aver ucciso i suoi figli, incendia la città e Il film si chiude con l’impossibile tentativo di Giasone di riportarla alla ragione, cui risponde solo una ultima rabbiosa invettiva di Medea ormai perduta tra le fiamme.

Il film di Pasolini, pur essendo basato sulla tragedia euripidea, racconta anche altri elementi della storia di Medea e Giasone. Di fatto solo l’ultima metà del film si concentra sulle vicende avvenute a Corinto, la prima parte è invece dedicata alla ricerca del vello e all’amore tra i due. In particolare Pasolini mostra la differenza profonda che esiste tra i protagonisti della storia; ci mostra un Giasone proveniente da un mondo civilizzato, ma alla fine molto più corrotto rispetto alla straordinaria “purezza” di quel mondo barbaro. Pasolini dirà: Medea è l’eroina di un mondo sottoproletario, arcaico, religioso. Giasone è invece l’eroe di un mondo razionale, laico, moderno. E il loro amore rappresenta il conflitto tra questi due mondi. Non vedo differenza tra l’Edipo e Medea; non vedo differenza nemmeno con Accattone. Praticamente un autore fa sempre lo stesso film, per almeno un lungo periodo della sua vita, come uno scrittore scrive sempre lo stesso libro
Pasolini in questo film ha attinto dalla tradizione greca per creare uno scontro tra due realtà, quelle di Medea e Giasone, pari a quello tra la visione arcaica del mondo e quella moderna. Precedentemente aveva già usato il vecchio mito come allegoria della realtà contemporanea con Edipo Re, nel 1969 decise di affrontare Medea, uno dei miti più celebri del Canone Occidentale. Per il film Pasolini decise di dare la parte di Medea alla celebre cantante d’opera Maria Callas, mentre per la parte di Giasone il poeta scelse l’atleta Giuseppe Gentile.
Il film non ebbe il successo sperato e molti riferimenti non risultano pertinenti, l’interesse dell’opera si limita alla resa figurativa (splendide immagini esotiche girate in Cappadocia e Grecia) e alla prova cinematografica della Callas
Spazio Gloria via Varesina – Como
20 gennaio ore 21
MEDEA
di Pier Paolo Pasolini
Interpreti: Massimo Girotti, Maria Callas, Giuseppe Gentile, Laurent Terzieff
ITALIA 1969
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Spazio Gloria via Varesina, 72