Ronzando tra rose e poeti dannati

In questa nuova puntata le nostre api dell’invisibile hanno ronzato su una nuova specie di fiore, la rosa di Damned Poet, e per poco non sono rimaste dannate anche loro.
Cos’è Damned Poet? O meglio, chi è? Dietro questa pagina Instagram si cela la passione di due giovani poeti del comasco: Valentina Zanetti e Andrea Furini. In questa terza puntata de “Le Api dell’Invisibile”, rubrica radiofonica dedicata a scrittori e poeti emergenti, abbiamo avuto non due, bensì tre voci. Immagine e scrittura: ecco il progetto che si propongono di portare avanti questi due ragazzi, nel tentativo di comunicare con un pubblico invisibile, che esprime il proprio assenso o dissenso a suon di reactions alle storie.
Due stili diversi, quelli di Valentina e Andrea. L’una romantica, ispirata da una musicalità poetica d’altri tempi, l’altro duro e diretto, che sperimenta con le parole, giocando sul confine tra rap e poesia. Ma entrambi hanno in comune la sensazione di poter dire di più tramite i versi di una poesia che tramite le parole di tutti i giorni. La poesia permette loro di buttare fuori i sentimenti nascosti, talvolta quelli brutti – dannati dicono loro – quelli che vorremmo perlopiù nascondere, quelli che fioriscono dentro di noi nell’oscurità del nostro intimo e che raggiungono l’apice del loro fascino un attimo prima di sfiorire, scomparendo per sempre. Proprio come una rosa. Di qui il loro nome, il loro simbolo e il loro slogan. Se siete curiosi ascoltate la nostra puntata e le loro poesie e andate a cercarli cliccando qui oppure cercando su Instagram la loro pagina @damned_poet_
E se invece volete venire a raccontarmi il vostro progetto, la vostra scrittura e le vostre parole, scrivete a martinatoppi43@gmail.com: “Le api dell’invisibile” vi aspettano!
«…il nostro compito è quello di compenetrarci così profondamente, così dolorosamente e appassionatamente con questa terra provvisoria e precaria, che la sua essenza rinasca invisibilmente in noi. Noi siamo le api dell’invisibile. Noi raccogliamo incessantemente il miele del visibile per accumularlo nel grande alveare d’oro dell’Invisibile.» R. M. Rilke
