Teatro San Teodoro: “Saul”, solitudine e potere nel declino di una rockstar

29 gennaio 2020 | 17:41
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Teatro San Teodoro: “Saul”, solitudine e potere nel declino di una rockstar
Teatro San Teodoro: “Saul”, solitudine e potere nel declino di una rockstar
Teatro San Teodoro: “Saul”, solitudine e potere nel declino di una rockstar
Teatro San Teodoro: “Saul”, solitudine e potere nel declino di una rockstar

Dopo essere stato selezionato dalla Biennale di Venezia 2018, dove si è aggiudicato una menzione speciale, il “Saul” di Giovanni Ortoleva è in tournèe da parecchi mesi e, sabato 1 febbraio ore 21, arriva a Cantù al Teatro San Teodoro di via Corbetta 7.  Con il sostegno del drammaturgo Riccardo Favaro, il giovane regista toscano riscrive la storia biblica di re Saul ispirandosi anche al “Saul” di André Gide, e trasformandola in chiave squisitamente contemporanea.

L’Antico Testamento narra di Saul, primo re del Regno di Israele, il quale, dopo aver perso la protezione di Samuele, che gli aveva conferito la corona, chiama a corte un giovane, Davide, perché il suono della sua arpa possa alleviare il proprio dolore. Il giovane, tuttavia, si inserisce nelle vicende politiche, riuscendo a sconfiggere il gigante Golia, accendendo così nel re la rivalità, commista a sentimenti contrastanti, tra l’affetto, l’invidia, la rabbia. Anche perché il giovane virgulto ha stretto un’intensa amicizia col figlio prediletto del re, Gionata. Saul e Davide arriveranno ad uno scontro diretto, che vedrà la sconfitta,  per sua scelta, del primo. Questo è ciò che tramandano le sacre scritture.

Favaro e Ortoleva riescono a trasportare la vicenda nella contemporaneità, facendo aderire le personalità dei personaggi biblici a figure di oggi, con incredibile verosimiglianza. Lo spettacolo inizia con Saul che è qui una famosissima rockstar ormai consumata dal tempo. Il regno di Saul oggi è una suite d’albergo e il suo trono una poltrona. Stravaccato e scomposto, col viso contratto da rabbia e frustrazione, passa il suo tempo logorandosi e spadroneggiando sul figlio, che sfrutta come assistente tuttofare. Gionata sembra un ragazzo fragile ma sveglio, asservito a un padre padrone che lo costringe a vivere nella sua ombra, tant’è che anche i colloqui di lavoro che rimedia, nel tentativo di costruirsi una vita propria, in realtà sono tentativi del mondo di avvicinare la rockstar. Interessante come i ruoli sembrino oggi invertiti: è il figlio ad essere assillato dalla cura per il padre, mentre quest’ultimo è perso nella sua megalomania.

L’incapacità di Saul di accettare la fine del proprio dominio e il suo rapporto ambivalente con David costituiscono il paradigma dell’uomo che cade. La sua parabola è quella di un frontman in declino, confinata in una camera d’hotel, in attesa di essere superata. Re, padre, rockstar. Saul cerca di resistere al cambiamento, alla fine della sua stirpe, al cancellarsi del proprio nome. La sua lotta è una lotta contro il procedere del tempo.

saul san teodoro

Quello di Saul è forse il primo mito consegnatoci dalla tradizione occidentale a parlare di fallimento individuale; e il fallimento è oggi l’orizzonte più buio, quello che sembra attendere un pianeta che non è stato capace di prendersi cura di se stesso, un sistema sociale basato su un’economia che non sa controllarsi.

La riscrittura di questo testo, partita dall’Antico Testamento, si è nutrita forse più di cinema e musica che della lettura di testi sull’argomento, anche se il Saul di André Gide è stato un riferimento cardinale di questo lavoro.

Teatro San Teodoro – via Corbetta 7 – CANTU’
SABATO 1 FEBBRAIO – ORE 21
SAUL 
liberamente tratto dall’Antico Testamento e Saul di André Gide
regia Giovanni Ortoleva
drammaturgia Riccardo Favaro, Giovanni Ortoleva
con Alessandro Bandini, Marco Cacciola, Federico Gariglio
scenografia Marta Solari
produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse – Teatro i – Arca Azzurra Produzioni
in collaborazione con AMAT e Comune di Ascoli Piceno
progetto di MiBAC e Regione Marche coordinato da Consorzio Marche Spettacolo
Menzione speciale alle Biennale di Venezia 2018, concorso registi under 30
Ingresso:
€16,00 intero
€14,00 ridetto
€12,00 soci BCC
€8,00 50%