Degustare un vino: un percorso di più fasi

16 marzo 2020 | 00:53
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Degustare un vino: un percorso di più fasi

Imparare a degustare un vino richiede degli insegnamenti appropriati. Degustibuss, per esempio, permette di seguire un corso degustazione vino milano grazie a cui si ha l’opportunità di apprendere l’ABC di questo argomento. Il docente sommelier coinvolge gli allievi nella parte pratica: prima di capire in che modo va analizzato il vino nel calice, infatti, è necessario sapere come si apre la bottiglia. Naturalmente non manca un accenno agli argomenti teorici, indispensabile per consentire ai corsisti di usufruire di una degustazione di qualità e, soprattutto, ben consapevole.

Come si degusta un vino

Come è facile capire, la degustazione di un vino non consiste in un banale assaggio, ma rappresenta un procedimento tecnico a tutti gli effetti, grazie a cui è possibile comprendere i pregi ma anche i punti deboli del prodotto che si sta prendendo in esame. Il ricorso al senso del gusto, a quello dell’olfatto e a quello della vista permette di compiere un esame obiettivo grazie a cui possono essere individuate le proprietà organolettiche dei rosati, dei rossi e dei bianchi.

La prima fase: l’analisi visiva

Nel corso dell’analisi visiva si presta attenzione a diversi parametri, tra i quali la limpidezza, il colore e la consistenza. La limpidezza – o trasparenza, a seconda di come la si voglia chiamare – ha a che fare con la presenza di particelle in sospensione, che poi corrispondono a quello che viene definito fondo. Il colore, invece, riguarda la tonalità del vino, mentre la consistenza può essere verificata girando il vino nel bicchiere (lo si fa per tutti ma non per gli spumanti). Grazie a questa mossa, è possibile capire quanto rapidamente scendono sulla parete del calice gli archetti e le lacrime: da ciò si deducono la struttura e il tenore alcolico del vino.

A cosa serve l’analisi visiva

L’analisi visiva costituisce la fase iniziale di una degustazione. Tramite la vista, si ha la possibilità di individuare non solo l’appartenenza del vino alla categoria dei rossi, dei bianchi o dei rosé, ma anche di fornire una valutazione di partenza. Per i vini spumanti, viene valutata anche l’effervescenza, un parametro che riguarda la persistenza, la dimensione e la quantità del perlage (che, come noto, è rappresentato dalle bollicine di anidride carbonica).

La seconda fase: l’analisi olfattiva

Una volta che l’analisi visiva è stata terminata si procede con quella olfattiva. Grazie alla stimolazione della mucosa olfattiva è possibile identificare la durata degli aromi e la loro intensità. La descrizione del profumo fa riferimento ad alcune famiglie di aromi: ci sono quelli di lievito, quelli minerali, quelli legnosi, quelli speziati, quelli fruttati, quelli floreali, e così via. A seconda della provenienza, tali aromi possono essere distinti in primari, secondari e terziari. Gli aromi primari dipendono dal tipo di uva che viene usata, mentre quelli secondari si manifestano per effetto di specifiche reazioni chimiche nel corso del processo di fermentazione; gli aromi terziari, infine, sono determinati dal processo di affinamento.

La terza fase: l’analisi gustativa

L’ultima fase della degustazione di un vino è l’analisi gustativa, che consente di prendere in esame la persistenza, l’intensità, il corpo, la morbidezza e la durezza di un vino. La persistenza corrisponde, in sostanza, al numero di secondi in cui i sapori del vino restano in bocca dopo che esso è stato deglutito. Il corpo, invece, permette di valutare la struttura, e quindi le componenti del vino esclusi l’alcol e l’acqua. Per quel che riguarda la durezza, infine, essa è suddivisa in sapidità, in acidità e in tannicità, che è tipica di alcuni bianchi passati in botte e dei vini derivanti dalla vinificazione in rosso.