Aspettando il nuovo album di Davide Van De Sfroos

19 marzo 2020 | 10:20
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Aspettando il nuovo album di Davide Van De Sfroos

Aspettando il nuovo album di Davide Van De Sfroos

In questo periodo di stop forzato Davide Van De Sfroos mantiene i contatti con i fan attraverso post e video social nei quali riflette su quanto sta succedendo nel mondo. Come molti altri artisti  mette a disposizione la sua musica per stringere l’Italia intera in un abbraccio collettivo che passa dalle finestre, dai balconi, dai giardini. Il suo “io sono qui” è un appuntamento quasi quotidiano, prezioso, finchè questo distanziamento sociale (che brutta cosa), perdurerà. Alla fine, però, sarà bello ritrovare Davide Van De Sfroos ad un appuntamento importante, è previsto per fine aprile, inizio maggio, il lancio del suo  nuovo album.

Disco di prossima uscita, quello di Davide Van De Sfroos si annuncia come davvero speciale, a cominciare dai tre Making-of realizzati dal regista Dario Tognocchi e condivisi sui social che raccontano con musica, immagini e parole l’evoluzione del suo lavoro insieme a tutta la squadra di musicisti e tecnici del suono che lo accompagnano in questa nuova avventura. Eccoli ripresi durante il loro lavoro, le passeggiate bucoliche, i momenti di riflessione – Come nasce un brano? Da quanto vicino o lontano arrivano le parole? – ecco come le parole vengono raccolte sui libretti.

“Una camera che diventa una centrale spaziale, quando sta per partire il lavoro di un disco: c’è tutta una stanza che può essere piena di fogli e foglietti, penne, registrazioni, computer per risentire i brani, chitarre, plettri, i capotasti. Le cose tipiche del dover suonare”.

Questo l’inizio del primo Making-of di Davide Van De Sfroos.

“Però tutto può avvenire solo dopo che la lampada di Aladino – la centrale dei suoni – è stata accuratamente predisposta”, dice Davide. E poi canta:

“Sono il matto, sono il brocco, lo zero sulla carta dei tarocchi”.

Questa è l’ora che spaventa le finestre, questa è l’ora che raddrizza il cuore: l’ora del tramonto, quella che mischia tutto quanto.

Un pensiero di Davide scritto da ragazzo che solo chi che mantiene l’animo del ragazzo riesce a ritrovare.

Il secondo making of comincia da un sax, quello del musicista Riccardo Luppi.

“È anche incredibile, quando ti metti a riascoltare le canzoni mentre le registri ti rendi conto che ci sono delle parole che continuano a ritornare: per esempio, per tre volte si nominano i falò. Quasi come fossimo degli incendiari! – in un falò brucerò queste lettere di lacrime – nella Canzone di Agata. Ci sono dei simboli: la valle che torna costantemente perché è un disco fortemente collocato, ed è giusto che parta da qui; guardi fuori e vedi i cavalli, le mucche, gli asini, la montagna e le valli”.

Un disco folk ma non folkloristico, dice Davide, e racconta che sebbene le canzoni sono in dialetto, c’è stata anche la voglia di farle arrangiare a qualcun altro, per aggiungere tinte capaci di portare queste canzoni “un po’ a spasso”.

Podere Brughee (Rogaro, Tremezzo), appunti di viaggio

“Quando una canzone la scrivi, la scrivi qua, su questi libretti: c’è la penna, c’è l’attrito, c’è il foglio. Queste suggestioni le fermi su quadernetti, taccuini”.

Quello che fa parte della tua colonna vertebrale, delle tue rughe, delle tue mani, non lo puoi archiviare semplicemente dentro una bacheca, dice Davide; essere figli e padri significa dover fare i conti con passato e futuro, senza perdere di vista l’istante presente nel quale vanno abbandonate le tensioni legate a ieri oppure a un futuro che non c’è ancora; anche se, di fatto, non è così semplice.

Sabrina Sigon