“Troppi morti nelle case di riposo” ed il Pd chiede ora una commissione di inchiesta

15 aprile 2020 | 17:22
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“Troppi morti nelle case di riposo” ed il Pd chiede ora una commissione di inchiesta
“Troppi morti nelle case di riposo” ed il Pd chiede ora una commissione di inchiesta
“Troppi morti nelle case di riposo” ed il Pd chiede ora una commissione di inchiesta

Il consigliere regionale Angelo Orsenigo all’attacco:”I parenti delle vittime vogliono risposte: tanti aspetti da chiarire”

L’epidemia ha aperto tantissime domande sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in Lombardia. Ecco perché come Partito Democratico in Regione abbiamo chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta che possa fornire delle risposte. Anche nel comasco è tempo che si faccia chiarezza su tanti aspetti come il tragico dilagare della malattia nelle residenze per anziani e la drammatica scarsità di tamponi nonostante le disperate richieste dei sindaci”. Così dichiara il consigliere regionale Angelo Orsenigo dopo la richiesta presentata oggi dal Pd per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in Lombardia.

Le domande che poniamo a livello regionale valgono anche per il nostro territorio: perché tanti morti? Perché non sono stati protetti gli operatori sanitari e parasanitari? Perché le strutture come, ad esempio, Villa San Benedetto Menni di Albese con Cassano, la “Ca’Prina” di Erba, la casa di riposo di Dizzasco o la “Lina Erba” di Porlezza o le altre residenze in Centro Valle Intelvi sono state investite in maniera così violenta dal contagio? Perchè non sono stati fatti abbastanza tamponi per mappare l’evolversi dell’epidemia come richiesto dai sindaci comaschi?” chiede Orsenigo che definisce l’istituzione della commissione d’inchiesta come: “un atto di chiarezza per chi è caduto vittima del virus, per chi è ancora ricoverato, per il personale in corsia e per i nonni e i genitori nella case di riposo del nostro territorio”.

Va detto che proprio ieri anche i sindacati erano stati molto severi per la situazione di diverse case di riposo del territorio alle prese con questa emergenza prolungata. Ecco la loro nota.

Le organizzazioni sindacali, con documenti di vario tenore ed indirizzate a tutti i soggetti istituzionali, denunciano, da oltre un mese, il rischio di esplosione del contagio da Covid-19 nelle strutture residenziali per anziani e disabili.

Note alla Prefettura di Como e Varese, note all’Ats Insubria, richieste da parte delle segreterie regionali all’assessorato al Welfare della Regione Lombardia, continue sollecitazioni da parte dei sindacati dei pensionati.

Oggi la situazione nelle Rsa del territorio comasco è drammatica, ben oltre il livello di tolleranza fisiologica del contagio, lontanissima dalla descrizione che ne fa Ats Insubria.

Basti pensare che 415 tamponi non riuscirebbero a coprire neppure l’intera popolazione di una struttura cittadina, se consideriamo la sommatoria di ospiti e operatori.

I dispositivi forniti continuano ad essere insufficienti (il numero di 29.878 va rapportato alla deperibilità quotidiana degli stessi e deve essere differenziato per tipologia di presidio).

Il numero di decessi è inverosimile, basti pensare, citando due strutture del territorio, che le sole Croce di Malta di Canzo e  Borletti di Arosio, sommate, hanno segnalato un numero di morti superiori a 30 con sintomatologie compatibili al Covid-19.

Alla luce di quanto sopra le scriventi organizzazioni sindacali ritengono che sia ormai giunto il momento della responsabilità.

È ora di dire basta.

Non possiamo accettare che la morte per Covid-19 sia un evento normale nella vita di un ospite anziano di una Rsa

Non possiamo accettare che il personale delle residenze sia quotidianamente esposto al contagio, carente dei dispositivi specifici, oltretutto mancante della dovuta formazione.

Ci viene risposto che ogni ospite dovrebbe essere trattato, in via preventiva, come possibile fonte di contagio.

Chi conosce minimamente la realtà socio assistenziale sa che la distanza sociale con l’anziano o il disabile, nella pratica dell’igiene quotidiana non può essere rispettata.

Servono  quindi le stesse protezioni del personale ospedaliero.