IMMUNI APP – COVID-19 COME FUNZIONA

Anche se è ancora presto per fornire informazioni precise, capire come funziona Immuni è importante per tranquillizzarsi e mettere un freno a tutte quelle voci preoccupate e allarmate che parlano di controllo dello Stato sulla popolazione, privazione della privacy per tutti, geolocalizzazione costante e cosi via.

Bisogna infatti mettere subito in chiaro che l’applicazione Immuni che sarà, presumibilmente, rilasciata in breve tempo per contrastare la diffusione del contagio da COVID-19, non fa geo localizzazione e non controlla quindi gli spostamenti delle persone che la installano sul proprio smartphone. In altre parole, l’app Immuni non ha alcuna funzione di monitoraggio del GPS e nemmeno è interessata nella localizzazione tramite rete internet.
Come funziona l’app Immuni

Anche se non è possibile, per il momento, provare Immuni visto che non è ancora disponibile per il download possiamo comunque avere molti dettagli sul suo funzionamento.
Tutto si basa sulla connessione Bluetooth LE
Senza entrare troppo nel tecnico, la tecnologia Bluetooth LE (utilizzata con molti accessori come smartwatch, cuffie, etc) permette di trasferire dati tra due dispositivi vicini e per funzionare, richiede che i due dispositivi si “vedano” e si autorizzino a vicenda. Se si prova ad attivare il bluetooth sul telefono si possono scoprire tutti i dispositivi collegabili nelle vicinanze, indicati con un nome o un codice e si può notare come, spostandosi, la rilevazione dei dispositivi avvenga automaticamente e continuamente.
L’idea alla base di Immuni, quindi, è quella di usare il Bluetooth per fare in modo che, se una persona fosse stata molto vicina a qualcuno che si scopre poi essere infetto di Coronavirus, possa essere avvertito. Con il Bluetooth è possibile tracciare ogni contatto, anche se non sarà possibile sapere dove esso è avvenuto (per saperlo ci vorrebbe l’uso del GPS, che sarebbe sicuramente utile per rilevare possibili focolai, ma che andrebbe a creare un sistema di controllo troppo stretto sulla popolazione).
Chi installa l’app Immuni, quindi, dovrà tenere il bluetooth attivo (il bluetooth LE, ricordiamolo, consuma pochissima energia e non provoca un rapido esaurimento di carica della batteria). L’applicazione rimane in esecuzione in background e quando riconosce un altro smartphone con l’app installata crea un collegamento e registra l’incontro. Tutti gli incontri che fa una persona (con altre persone che usano l’applicazione) vengono quindi registrati dall’applicazione in modo anonimo. Nel caso in cui dovessimo scoprire di essere contagiati dal Coronavirus, l’app Immuni potrà scoprire con quali persone siamo stati vicino nei giorni passati.
Funzionamento generale del tracciamento del Coronavirus in Italia
Spiegato molto semplicemente l’applicazione Immuni, che dovrà tracciare le infezioni da Coronavirus funziona in questo modo:
- Dopo aver installato l’applicazione trasmette dei codici anonimi e casuali tramite il bluetooth (tenere conto che il bluetooth da solo esegue questo controllo tutto il tempo anche quando non usato da alcuna app, per rilevare dispositivi nelle vicinanze). Se siamo a casa questi codici cadranno nel vuoto, mentre se siamo in giro potranno essere intercettati da altri telefoni di persone che hanno installato Immuni.
- Gli smartphone che ricevono i codici generati dal nostro telefono, salvano questi codici in memoria per un certo periodo di tempo (non sappiamo quanto tempo ancora, ma potremmo presumere 15 giorni). I codici, come scritto sopra, sono completamente anonimi e composti da caratteri casuali tipo Afdgt33sfSFGcs$T% o simile e non sono associati all’identità delle persone che hanno trasmesso tali codici.
- Se io dovessi scoprire di essere stato contagiato da Coronavirus, l’ospedale in cui ho fatto il test risultato positivo, prende i dati raccolti da Immuni e li registra in un server. Ancora una volta, sul server non viene scritto che Lucs Rossi è stato contagiato e nemmeno vengono elencati i nomi delle persone con cui siamo stati in contatto, ma vengono estratti solo i codici che l’applicazione ha raccolto durante il suo utilizzo. Questi codici raccolti dall’app sono stati trasmessi dai telefoni di tutte le persone che abbiamo incontrato durante gli ultimi 15 giorni. Se un hacker o un funzionario del governo vedesse i codici all’interno del server centrale, vedrebbe soltanto una serie di numeri e lettere che sarebbe impossibile identificare.
- A questo punto, il server centrale può inviare una notifica sul telefono delle persone che ho incontrato di recente, per informarle che sono state in contatto con un positivo al Coronavirus. Anche se non ha i nomi e cognomi, il server centrale può elaborare i codici anonimi raccolti e sapere da quale telefono sono stati generati in modo da poter inviare la notifica.
- Chi riceve la notifica saprà che dovrà stare attento e mettersi in quarantena volontaria. Le autorità non avranno modo di sapere che siamo a rischio di infezione, quindi starà alle persone avvertire il medico oppure, semplicemente, starsene a casa per 15 giorni fino a che non è sicuro di non essere infetto.
- Per evitare di inviare notifica a chiunque (ed evitare, per esempio, che se viene contagiata la cassiera di un supermercato siano inviate le notifiche a centinaia di persone che hanno fatto la spesa), l’applicazione dovrebbe essere in grado di controllare che la connessione bluetooth tra due individui sia durata un po’ di tempo e che ci sia stata effettiva vicinanza.
Se il funzionamento sarà come illustrato sopra, dal punto di vista della privacy, quindi, non sembra proprio ci siano criticità: prima di tutto l’app Immuni non funziona con la localizzazione (mentre invece ricordiamolo, Google sa sempre dove ti trovi) e poi sul server che sta alla base dell’applicazione non vengono registrati dati personali, quindi non ci sono i nomi delle persone che usano l’app. Inoltre non c’è alcun pericolo che l’applicazione possa sapere con quali persone (nome e cognome) ci siamo incontrati durante le nostre giornate, visto che registra solo codici anonimi. L’applicazione Immuni, inoltre, non fa scambiare dati tra telefoni, ma stabilisce solo una connessione registrando il contatto.
All’interno dell’applicazione si potrà compilare il profilo clinico dell’utente, che però non sarà trasmesso a nessuno e potrà solo essere utilizzato dall’ospedale nel caso fossimo contagiati.
Conclusioni e problemi aperti
Anche se Immuni sembra una buona idea, la sua efficacia dipenderà molto da quante persone la utilizzano (si stima che deve essere installata almeno dal 60% della popolazione). Visto che non ci sarà obbligo a installare l’app, bisognerà convincere le persone ad installarla con qualche incentivo, magari buoni sconto oppure come condizione per andare in un luogo affollato (questo è modo implicito di renderla obbligatoria)
Per chi cerca un’analisi approfondita sulle implicazioni legali di Immuni può leggere l’articolo sul sito agendadigitale.eu
Sergio Malagoli