Plinio il Giovane tra l’eruzione del Vesuvio e la sua Calpurnia

26 aprile 2020 | 09:57
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Plinio il Giovane tra l’eruzione del Vesuvio e la sua Calpurnia
Plinio il Giovane tra l’eruzione del Vesuvio e la sua Calpurnia
Plinio il Giovane tra l’eruzione del Vesuvio e la sua Calpurnia

Qualche settimana fa, per le iniziative on line lanciate in questo periodo di quarantena dal Centro Studi per la Permanenza del Classico dell’Università di Bologna, l’attrice Sonia Bergamasco ho letto alcuni brani dalle Lettere di Plinio Il Giovane alla moglie Calpurnia.

Nell’interpretazione dell’attrice traspare evidente la preoccupazione di Plinio per la moglie malata, il logorante turbamento della separazione, ma anche le consolazioni che possono dare – nell’assenza – parole d’amore e d’affetto affidate alla scrittura.

Gaio Plinio Cecilio Secondo, conosciuto poi come Plinio il Giovane, nacque a Como l’anno 61 del I secolo dopo Cristo e fu sposato tre volte. Vedovo ancora molto giovane della prima moglie, si risposò con la figlia della ricca proprietaria terriera dell’Italia centrale Pompeia Celerina,. Rimasto nuovamente vedovo sposò Calpurnia, nipote di Calpurnio Fabato, un influente cittadino di Como, Calpurnia era molto più giovane del marito, nonostante ciò la coppia non ebbe figli.

song Plinio

Plinio fece i primi studi a Como e poi, in mancanza di professori che gli permettessero studi più elevati, si trasferì a Roma dallo zio, il generale e scienziato Plinio il Vecchio, seguendo il quale si spostò in lungo e in largo fin da giovanissimo. A diciassette si trovava a Miseno, ora un quartiere di Napoli,  quando avvenne la tragica eruzione del Vesuvio che nell’ottobre del 79 distrusse Ercolano e Pompei e costò la vita anche allo zio, che era voluto accorrere sui luoghi del disastro.

Interessante è la descrizione di quegli avvenimenti che fece molti anni dopo con due lettere a Tacito  (Plin. Epist. VI 20). Di fronte alle prime avvisaglie di quella che sarebbe stata la disastrosa eruzione, il giovane, inizialmente, ostenta indifferenza. Rimproverato inizia ad osservare più attentamente cosa succede intorno a lui.

..Non so se la debba chiamare coraggio o incoscienza: infatti avevo diciassette anni. Chiedo un libro di Tito Livio e lo leggo quasi a tempo perso e addirittura, come avevo iniziato, prendo appunti. Ecco che un amico dello zio, che recentemente era venuto da lui dalla Spagna, quando vede me e mia madre seduti, me poi addirittura intento a leggere, rimprovera la condiscendenza di lei e la mia indifferenza

Ci eravamo appena seduti e una notte non come priva di luna o nuvolosa, ma quale in luoghi chiusi a lume spento; avresti sentito gemiti di donne, pianti di bambini, grida di uomini; alcuni cercavano con le voci i genitori, altri i figli, altri i coniugi, dalle voci li riconoscevano; questi lamentavano la propria sorte, quelli la sorte dei loro parenti; c’erano alcuni che per paura della morte invocavano la morte. Molti sollevavano le mani agli dei, più numerosi pensavano che ormai non ci fosse alcun dio da nessuna parte e che quella notte fosse eterna e l’ultima per l’universo. . E non mancarono coloro che aggravavano i pericoli veri con terrori fittizi e inventati. C’ erano alcuni che riferivano falsamente, ma a persone che ci credevano, che a Miseno quello era crollato, quello stava bruciando

plinio il giovane vesuvio

Plinio il Giovane rimproverato, incisione su rame di Thomas Burke (1749–1815)

Da notare come in situazioni estreme alcuni comportamenti siano identici. Di fronte alla pandemia COVID-19  negli italiani riesplode la religiosità. Si riscopre la fede e la preghiera. “La crisi che stiamo vivendo, ci ha messi a nudo, spogliandoci delle nostre corazze e facendo come svanire molti dei nostri abituali punti fermi. Il dono della fede in simili momenti è di grande aiuto”, osserva all’Adnkronos Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei.

Dati alla mano, il responsabile Cei della comunicazione ricorda che sono tanti gli italiani che già di prima mattina si sintonizzano via streaming e in televisione per le messe mattutine del Papa, sguitissimi anche i Rosari social. “Ciò che sorprende – dice Vincenzo Corrado – è anche l’assiduità con cui le varie proposte vengono seguite sul profilo Facebook istituzionale della Cei: nelle ultime 4 settimane sono state raggiunte oltre 2 milioni e mezzo di persone con 1 milione e 200mila interazioni. In ogni uomo c’è uno spiraglio che lo apre al trascendente e si manifesta in gesti di religiosità che anch’essi, in questa emergenza, aiutano ad attraversare il guado tutti insieme sostenendoci nelle nostre difficoltà e paure.

L’ aumento di preghiera è anche un antidoto alla paura e al senso di incertezza? E come se la gente percepisse con il coronavirus una fine del mondo, una sorta di ‘giudizio universale’? “La preghiera, c’insegna papa Francesco, è anzitutto dialogo, relazione personale con Dio, ritmata dal silenzio che apre all’incontro. La grande richiesta di momenti spirituali, da vivere in questo tempo attraverso i media, – annota il responsabile comunicazione della Cei – è anche domanda di apertura e di condivisione delle proprie fragilità con un altro che si riconosce superiore. E anche esigenza ad andare oltre alla paura, al senso d’incertezza, a una quotidianità che sembra sopraffare la speranza”.

Il responsabile della comunicazione Cei mette in guardia da un fatalismo ricorrente : “Certamente c’è uno smarrimento diffuso. Ma non bisogna nemmeno cedere al fatalismo che porta a vedere in una pandemia la fine del mondo o il giudizio universale. Questo non è cristianesimo; è solo religiosità deviata e deviante”

Un’altra analogia con quanto successo quasi due millenni fa è la circolazione di notizie incontrollate (E non mancarono coloro che aggravavano i pericoli veri con terrori fittizi e inventati): le fake news ci sono sempre state dunque