
In-Side dentro ( e fuori) la quarantena
È di ieri, sabato 2 maggio, In-Side – Oltre la quarantena, la prima edizione digitale del Festival Arte e Cultura di Como, che ha visto tutti insieme, seppure in modo virtuale, gran parte degli operatori della cultura, del turismo, della comunicazione di Como in un mix di talk, musica, workshop, exibition.
? MUSICA
? ARTE E WORKSHOP
✍️ CULTURA E LETTURE
? KIDS ACT
? RIFLESSIONI SUL FUTURO
Un evento organizzato in pochissimo tempo grazie alla volontà e le competenze dei ragazzi di Allineamenti, Side Como, Atomica Music Contest e CiaoComo, con la collaborazione delle tante pagine che hanno condiviso in cross posting le dirette.
“Con le dirette delle varie stanze e tutti quelli che hanno partecipato attraverso i cross posting, a stamattina siamo arrivati a 27000 visualizzazioni reali. Dal sito 1200 presenze mentre tramite zoom ne abbiamo avute 1275, per 2477 minuti streaming con un totale di permanenza media di 44,6 minuti: siamo andati oltre le nostre più rosee aspettative. Un effetto domino che è servito a tutti. Bisogna avere delle grandi idee e poi i mezzi si trovano”. Massi Zeus Masserotti.
Mendo, Andrea Sinisi e Massi Zeus gli host della Stanza della Musica. I primi ospiti della stanza sono i Five Quarters, vincitori delle due edizioni di Atomica Music Contest, poi Federica Matera e a seguire un piccolo intervento in cui parlare della difficoltà dei locali. “Stiamo tutti impazzendo”, dice Mendo, “e questa noia suprema sta dando una botta creativa alle persone che in casa non sanno più cosa fare: gente che scrive, fa musica, stanno uscendo delle cose, vedremo un po’ se anche noi faremo parte di tutto questo, intanto lo siamo già con questa giornata”.
“Gli eventi in live streaming sono stati una prima risposta, noi abbiamo voluto dire Ci siamo, e continuiamo finché si può. Poi non si è più potuto. Se non suoni live, l’Interplay non c’è, e questo al momento è ciò che manca di più a tutti i musicisti”, dice Cecilia Casella intervistata nella stanza della musica; Cecilia è stata infatti una delle prime a organizzare live streaming dal suo locale, l’Officina della Musica di Como. “I musicisti vivono male questo momento, anche come insegnanti hanno dovuto sospendere molte lezioni. Incrociarsi a scuola manca, questo sarebbe stato il momento in cui i ragazzi si incontrano per organizzare gli spettacoli estivi, i saggi”. Il primo impatto è stato quello di organizzarsi, continua Cecilia Casella, ma alla lunga non rende. L’Officina faceva già lezioni online, specialmente con persone dall’estero, il problema è che poi non si riesce a farle performare; con le condizioni che ci sono adesso, quello che più ci preoccupa è non avere una visione futura”.”
Nella stanza della Cultura, host Camilla Grasso, Lorenzo Barba Barberis e Andrea Paolo Ferraresi, si comincia parlando dell’annoso tema della Privacy, reso ancora più caldo da questo momento in cui, per motivi legati alla tracciabilità di un possibile secondo focolaio di contagio, il governo sta studiando delle app dedicate.
Poi gli interventi di Stefano Andreoli di Spinoza e Augusto Rasori di Lercio, che parlano del confine fra grottesco e realtà che è molto labile – siamo tutti nella stessa barca e quando fai una battuta oggi diventa universale – il problema è quello di scremare: in tanti propongono, Spinoza riceve al giorno tantissime battute, alcune scontate e la sfida è trovare quelle davvero originali. Quando si lavora nell’intrattenimento la paura è fare una battuta che potrebbe essere venuta in mente a qualcun altro. Lercio è da anni che dice “ormai la realtà vi ha superato”. All’inizio di questa epidemia negli articoli andava scritta la premessa: Coronavirus. Poi, con il passare delle settimane non è stato più necessario. Adesso nella nuova premessa ci sarà: Fase Due. Sarà il nuovo tema e la nuova sfida per interpretare il cambiamento, così come cambieranno i rapporti con la presenza di questo fantasma.
Diana Valsecchi (Psicologa): “Il rapporto con i pazienti è stato qualcosa di nuovo per tutti: non avevo mai preso in considerazione il fatto di lavorare in remoto. Questa emergenza ha spiazzato, ci siamo trovati ad affrontare un momento traumatico. Ci siamo dovuti attrezzare per fare in modo che la brusca interruzione delle terapie venisse mediata da altri sistemi. Noi lavoriamo uno a uno, quindi non posso dire che il metodo da remoto funzioni per tutti; funziona per alcuni. Con loro si è potuta costruire un’alleanza terapeutica tramite lo schermo. Alcune terapie si sono interrotte dall’oggi al domani perché ci sono stati dei pazienti che non se la sono sentita di continuare con questa modalità, mentre per altri il remoto si sta presentando come qualcosa che continuerà, uno strumento parallelo e alternativo alla classica terapia”.
Ugo Grasso – specialista in pediatria e neonatologia, spiega il momento pandemico e il giusto approccio attraverso studi e analisi perché, dice, questo virus ha delle caratteristiche peculiari che sono fondamentali: ogni soggetto infettato trasmette il virus anche quando non ha sintomi, il virus è nuovo e la popolazione completamente scoperta. Un soggetto ne può infettare altri quattro, da questo si evince che, nel momento in cui si verifica l’infezione dilaga, senza possibilità di fermarla, a meno di prendere provvedimenti drastici. Un virus che ha la forza di resistere sulle superfici, molte e molte ore rispetto agli altri. Per la trasmissione il professore tiene a focalizzare un punto importante, quello delle mani che diventano veicolo di trasmissione. E dice di usare assolutamente la mascherina: quella chirurgica è una mascherina altruistica, se tutti la portassimo equivarrebbe quasi a un vaccino. Se la prima fase è partita dal paziente zero e si è così dilagata, la seconda ondata invece che da zero partirebbe da trenta e, se ogni positivo ne infetta quattro, sarà un disastro.
OLO Creative Farm “Stiamo facendo progetti di come il digitale per sfruttare le nuove opportunità, abbiamo lavorato con il Sociale su un format del Rigoletto per portare l’opera a casa dai bambini, è chiaro che non è come essere a teatro ma un ottimo surrogato. Ci siamo mossi con un altro progetto, quello di Nic Cester, adesso ne vuole fare altri due, ci stiamo lavorando. Non possiamo nasconderci dietro un dito, abbiamo perso il Lake Como Film Festival e tutto un corollario di eventi in cui saremmo stati coinvolti; anche con i musei ci siamo trovati a doverci poi reinventare. Questo modo però ci ha aiutato a superare delle difficoltà, questa cosa ci ha obbligato a strutturarci di più e trovare un modo di far avanzare i progetti senza poter contare sul classico confronto. La cosa interessante, riscontrata negli ultimi giorni, è come tutti i collettivi artistici abbiano fatto riflessioni profonde sul team, su cosa vuol dire lavorare in gruppo. Quali sono i nuovi strumenti che si possono utilizzare, e il digitale da questo punto di vista ci può aiutare”.
Anna di Luminanda. “Artificio è fermo, manca molto a noi e a tutte le persone che la abitano. C’è un legame di cuore, affettivo, non potersi incontrare con i corsisti, noi viviamo soprattutto di incontri. Non vediamo l’ora di ricominciare, anche le difficoltà del nostro spazio; abbiamo diverse incognite rispetto a questo nuovo modo di incontrarsi insieme che abbiamo, comunque, bisogno di riattivare”.
Fabio Vescarelli (Parada Partucc) “Come faremo quest’anno? Stiamo facendo i corsi in digitale. Non vediamo l’ora di scendere in strada, nella gratuità fare in modo che chi sa fare qualcosa lo possa donare agli altri, e chi vuole mettersi in gioco possa farlo. C’è un’energia in quel giorno, che mi viene da dire: Dove sono le persone per tutto il resto dell’anno? Basta dare un’occasione a quelle persone e loro si manifestano. Ci stiamo arrovellando per non abbatterci, non gettare la spugna. Una decina di laboratori, meno della nostra proposta ma meglio di niente. Pensiamo di fare una diretta online nel giorno della Parada, che sarebbe stata sabato 6 giugno.”
Giovanni Magatti (Editoria) “Ora vedremo come cambieranno le proposte che ci arriveranno dagli editori. Ripartono con le attività che erano in sospeso dall’inizio lockdown. Naturalmente quest’anno si viaggerà poco, noi sappiamo che il libro è un bene rifugio, sempre apprezzato, siamo fiduciosi che tanti continueranno a leggere e tanti si saranno avvicinati alla lettura. Ingressi contingentati nelle librerie, mascherine, guanti obbligatori, distribuzione gel, all’interno mantenere le distanze, non ci si potrà soffermare troppo, già arrivare con l’idea di cosa acquistare; faciliteremo tutto questo con l’online, il tempo in libreria non potrà essere lo stesso. Dovremo abituarci a nuove modalità di vivere la libreria. Concedere con molta meno burocrazia spazi di suolo pubblico per eventi che all’interno non si possono fare, sfruttare gli spazi antistanti le librerie per sfogliare i libri prima di acquistarli. Far uscire la libreria all’aperto”.
Giancarlo De Cataldo (Scrittore) “Stamattina avevo bisogno di un libro, non sono riuscito a entrare in libreria a causa della fila. Da un lato uno spettacolo che ci rattrista anche perché siamo in piena emergenza. Quando mai abbiamo avuto la fila di gente che va in libreria? Questa è un’opportunità che ci fa riflettere. Anche se stiamo tutti vivendo su un filo precario.
Amo molto vivere e stare insieme alla gente da incontrare, dopo scatta la necessità della scrittura e lì mi blindo. Lo scrittore a un certo punto diventa un sociopatico. Continuo con il mio lavoro di magistrato, anche lì con restrizioni e tempi diversi. La situazione dello scrittore è privilegiata perché il rapporto tra me e la pagina scritta può prescindere dal bagno di folla, ma la virtualizzazione fra il rapporto della produzione della cultura e la sua utilizzazione non può durare in eterno. Per me è indispensabile lo studio del tipo umano, e come sta in mezzo agli altri. Questo tipo di conoscenza non può essere demandato a mezzi virtuali”.
Marco Albanese (Stanze di cinema) “Sono molto felice di essere in questa stanza. C’è un pezzo di me nella radio e nel Teatro Sociale – il nostro è un teatro della città, dei suoi cittadini. Non mi sono piaciute le idee “andrà tutto bene”, perché in questa stanza, un po’ dimenticata, dobbiamo essere realisti e propositivi. Per quanto riguarda il cinema, Netflix era il grande sfidante della socialità; se pensiamo che per quanto riguarda il cinema, gli stessi fratelli Lumière pensavano che fosse un’invenzione senza futuro. Nessuno dei due avrebbe immaginato che, a pochi giorni dalla proiezione del primo film, dovesse intervenire un servizio d’ordine per fare in modo che la gente non si accalcasse per entrare nelle sale. Il cinema non è morto con le due guerre mondiali, non è morto dal passaggio dal muto al parlato, né dopo la televisione, e non morirà nemmeno con internet e Netflix. Si tratta di produzioni diverse che non possono cancellare la magia del cinema. Alcuni multisala stanno già facendo lavori di trasformazione, io ritengo sia un errore. Spero che tutti noi potremo tornare in una sala cinematografica con maggiore attenzione, maggior gusto”.
Fedora Sorrentino (Teatro Sociale) “Sono affascinata dai teatri del nord Europa, hanno una curiosità diversa, mentre le nostre programmazioni si somigliano tutte. Tutti i progressisti del mondo guardano in quella direzione. Non credo nel teatro in streaming: per quanto tu possa avere un collegamento di qualità si fa sempre fatica ad ascoltare e l’acustica è una delle cose essenziali. Anzi, il rischio è quello che ci si disamori dell’opera. Abbiamo buttato via tutto il festival che doveva finire a giugno, per la prossima stiamo valutando le prescrizioni in base a quanto ci verrà comunicato dai decreti”.
Lorenzo Canali (CiaoComo) “La radio ha allargato le attività, con dirette ed eventi digitali, questo è un buon momento per la radio anche perché, per sua natura, ha il ruolo di collante di tante realtà diverse. Nella radio c’è un pezzo di Luminanda, di Teatro Sociale, ci facciamo invadere – in senso positivo – da tante realtà comasche, una voce aperta alla città per chi ha voglia di interpretarla. Come radio abbiamo fatto diverse cose studiate apposta per questo momento, come l’House Concert e un innovativo Progetto Letterario; questo periodo ci sta insegnando a fare cose diverse che interagiscano maggiormente. In cantiere c’è un altro progetto, chi lo desidera può chiamarci per parlarne e, nel caso, aiutarci a realizzarlo”.
Enrico Melozzi (musicista) “L’idea di opera Crime mi è venuta da una telefonata di Barbara Minghetti che mi raccontava la difficoltà di coinvolgere un certo tipo di pubblico all’opera, età adolescenziale e postadolescenziale. Sono partito, ho accettato la sfida, penso di essermi specializzato in progetti borderline, e ho capito uno dei tanti fattori che allontana il giovane dall’opera, il divieto di utilizzare il cellulare; a quel punto ho obbligato i giovani a usarlo, con un’applicazione fatta ad hoc, una sorta di film interattivo però in opera. Questa applicazione serve al pubblico per scegliere e modificare al computer principale la traccia musicale che sta per andare in scena. È il pubblico che riesce a deviare la drammaturgia dell’opera in tempo reale. Poi ci si muove tra la scelta dei due colpevoli, il pubblico viene invitato a scattare foto e video. Guardare la scena attraverso il cellulare ha fatto in modo che l’attenzione si alzasse”.
Startup Promettoditornare – Domenico Genovese e Raffaele Negro
“Un progetto nato alla fine di marzo, entrambi lavoriamo nel mondo digitale e quando abbiamo visto quanto accadeva abbiamo ragionato su cosa potevamo fare. Ci siamo rivolti al mondo economico delle piccole realtà locali. Abbiamo pensato a una piattaforma all’interno della quale si possano acquistare dai piccoli commercianti dei coupon da usare dopo l’emergenza oppure, semplicemente, fare una donazione”.
Filaindiana – Fulvio Bambusi “In una situazione di paralisi e attesa abbiamo pensato a come spendere le nostre competenze per fare qualcosa per questo periodo: una piattaforma che fa vedere quanta fila c’è nei supermercati nei paraggi. Un prodotto basato sulle segnalazioni degli utenti che fanno uso dell’applicazione. Più di mezzo milione ha usato la piattaforma durante i suoi primi tre giorni di vita. Più persone la usano, migliore è l’informazione che andremo a far vedere. È un progetto a cui chiunque può partecipare, no profit, tutti lavorano su base volontaria. Adesso vogliamo andare all’estero, siamo appena sbarcati in Francia: l’aiuto di tutti è importante”.
Carlo Imbimbo (Giornalista Sky) “Si continua a lavorare. Non in modo virtuale ma in modo reale adattando, come hanno fatto tutti a tutti i livelli, la vita alle misure di sicurezza. Al 21 febbraio ero a Codogno, poi le ordinanze comunali, i primi provvedimenti, la mia azienda ha deciso dal primo giorno di prendere delle precauzioni, già dalla sera non sono rientrato in azienda, in accordo con il mio direttore. Questo virus cambierà per sempre le nostre vite. Ha fatto da catalizzatore, ha fatto vedere tante cose che erano nell’aria e si potevano intuire. Lo smart working ora lo diamo per scontato, il virus ha fatto cadere le barriere che ci impedivano di utilizzarlo. È cambiata la nostra vita e anche il modo di lavorare. Per fare l’inviato devo uscire, ma il montaggio lo faccio da casa in remoto, con il mio collaboratore. Coronavirus ha sdoganato alcuni atteggiamenti che faticavano a passare, e credo che molte aziende continueranno su questa strada anche alla fine dell’emergenza. Anche il nostro mestiere sta cambiando”.
Andrea Quadroni (La Provincia) “Parlo per la cronaca: non cambia tanto il lavoro in sé e nemmeno come si fa. Quello che probabilmente cambierà sarà la macchina, tutto ciò che prima si poteva fare in una redazione, adesso ognuno può farlo da casa propria. All’inizio è stato più macchinoso attrezzarsi, poi ci siamo adeguati, abbiamo cominciato e continuato a produrre tante pagine da remoto”.
Alessio Brunialti (La Provincia) La politica, le fake news, le riflessioni sulla comunicazione – all’inizio dell’epidemia la Regione chiedeva di fare comunicazioni rassicuranti – la difficoltà nella gestione dei dati da divulgare, le problematiche legate alla chiusura e successiva, difficoltosa riapertura, dei locali con tutta una serie di norme; riflessioni sulla musica e sulle dirette in streaming.
Davide Marranchelli (Artista) – Oltre a divertire tutti gli occupanti della stanza virtuale della Cultura con giochi e concerti improvvisati con i vicini, legge Le città Invisibili di italo Calvino, dove vengono raccontati rapporti umani che possono creare una sorta di città virtuale: i cittadini tirano dei fili fra le case, fili di diversi colori, ragnatele di città che verranno poi abbandonate.
“Siamo arrivati alla fine di questa giornata, ce l’abbiamo fatta!!” Camilla Grasso
Tantissimi altri interventi e interviste, in una giornata che ha visto Cultura, Arte, Musica e Riflessioni da virtuali diventare reali e raggiungerci nelle nostre case.
Se li avete persi, è possibile visualizzare tutte le dirette sui profili Facebook di Allineamenti, Side Como, Ciao Como, Atomica Music Contest e sul sito: www.sidefestivalcomo.org
Sabrina Sigon