Lake Como Film Nights: “La Dolce Vita” di Federico Fellini in versione restaurata per celebrare il Maestro

27 luglio 2020 | 19:51
Share0
Lake Como Film Nights: “La Dolce Vita” di Federico Fellini in versione restaurata per celebrare il Maestro
Lake Como Film Nights: “La Dolce Vita” di Federico Fellini in versione restaurata per celebrare il Maestro
Lake Como Film Nights: “La Dolce Vita” di Federico Fellini in versione restaurata per celebrare il Maestro
Lake Como Film Nights: “La Dolce Vita” di Federico Fellini in versione restaurata per celebrare il Maestro

Una rappresentazione della Roma di quegli anni, come lo descrive il Dizionario Morandini; un film che, al giorno d’oggi, ha perso la sua capacità di scioccare ma non quella di affascinare, scrive Philip French sul The Observer; rappresentazione di uno stile di vita quasi circense che per primo si è guadagnato il titolo di “felliniano”, disse Bosley Crowther nella sua recensione per il New York Times e, come fu definito da Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino, un film ideologico cattolico. Una cosa è certa: identificato come spartiacque del cinema italiano, La Dolce Vita di Federico Fellini (film 1960) ha suscitato curiosità, commenti, reazioni e la ricerca di un simbolismo che, in alcuni punti del film, diventa davvero evidente.

La storia si sviluppa intorno alla figura del giornalista di cronaca scandalistica Marcello Rubini, un indimenticabile Marcello Mastroianni che, grande donnaiolo e frequentatore del jet-set capitolino, coltiva l’ambizione di diventare un romanziere di successo. Il film è formato da diversi episodi fra cui quello famosissimo dove l’attrice SylviaAnita Ekberg – viene scortata da Marcello per le vie di Roma e, quando vede la Fontana di Trevi, vi si immerge iniziando a danzare.

lake como film festival 2020

«A distanza di venticinque anni il film, il suo titolo, la sua immagine, anche per me sono inseparabili da Anita – disse il regista (Federico Fellini, Sul cinema, Il Saggiatore) –. La prima volta la vidi in una fotografia a piena pagina su una rivista americana; la potente panterona faceva la bimbetta a cavalcioni sulla ringhiera di una scala. “Dio mio”, ho pensato “non fatemela mai incontrare!”. Quel senso di meraviglia, di stupore rapito, di incredulità che si prova davanti alle creature eccezionali come la giraffa, l’elefante, il baobab, lo riprovai qualche anno più tardi quando, nel giardino dell’Hotel de la Ville, la vidi avanzare verso di me, preceduta, seguita, affiancata da tre o quattro ometti, il marito, gli agenti, che sparivano come ombre attorno all’alone di una sorgente luminosa… Quella sera stessa volli vedere Marcello che ascoltava sfumacchiando, un po’ turbato, ma non voleva darlo a vedere: “Ma va’?” diceva, “Davvero? Però! E va be’”, concludeva accondiscendente alzando il sopracciglio alla Clark Gable “vediamola questa signora”».

Sempre a proposito del film, e di quelle componenti sociologiche di una pellicola considerata una chiave di volta della cultura del novecento: «Deludendo puntualmente amici e giornalisti – disse Fellini (Federico Fellini, Sul cinema, Il Saggiatore) – ho sempre detto che la Roma della Dolce Vita era una città interiore e che il titolo del film non aveva nessuna intenzione moralistica o denigratoria, voleva soltanto dire che nonostante tutto la vita aveva una sua dolcezza profonda. Sono d’accordissimo con coloro che sostengono che l’autore è l’ultimo a parlare consapevolmente delle sue opere, e non voglio apparirti come uno che per civetteria o esibizionismo tende a smitizzare o a ridurre ciò che ha fatto. Ma non mi sembra di aver mai avuto la lucida intenzione di denunciare, criticare, fustigare, fare della satira; non ribollivo di insofferenze e di sdegni, di rabbie; non volevo accusare nessuno… Mi rendo conto che La Dolce Vita ha costituito un fenomeno che è andato al di là del film stesso».

Colonna sonora firmata dal grande Nino Rota – che conobbe Fellini nel 1944 e instaurò con il regista un’amicizia trentennale che determinò un’altrettanta e proficua collaborazione artistica – il film ottenne un insperato successo commerciale dovuto, secondo il critico cinematografico Pier Marco De Santi, anche al “risveglio del pubblico e della sua intelligenza critica”.

Nel centenario dalla nascita del Maestro e a 60 anni dall’uscita di uno dei suoi capolavori e tra le più celebri pellicole della storia del cinema a livello mondiale, il film che fu vincitore della Palma d’Oro al XIII Festival di Cannes per i migliori costumi arriva nella sala open air di Villa Erba in una versione restaurata a cura della Cineteca di Bologna, rinnovando così per il secondo anno consecutivo la collaborazione con l’istituto dopo l’anteprima di “Apocalypse Now Final Cut” proposta nella passata edizione. La proiezione del film verrà preceduta da un videomessaggio registrato di Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca.

lake como film festival 2020