“Carlo è uscito da solo”, il nuovo romanzo di Enzo Gianmaria Napolillo
Enzo Gianmaria Napolillo è nato nel 1977, vive tra Como e Milano, ma sogna di stare su un’isola del Mediterraneo. “Carlo è uscito da solo” (Feltrinelli 2020) è nelle librerie dal 5 marzo scorso ed è il suo terzo romanzo. Ha esordito nel 2009 con Remo contro (Pendragon), che ha avuto ottime recensioni e tre ristampe in pochissimi mesi. Poi ha pubblicato “Le tartarughe tornano sempre” (Feltrinelli 2015) finalista al Premio Fiesole 2015 e al Premio Brianza 2016. Molto apprezzato dalla critica, dai lettori e nelle scuole, con cinque edizioni e un tour di oltre 150 date in tutta Italia, tra scuole, librerie, festival e teatri. L’edizione nell’Universale Economica Feltrinelli è alla terza edizione.
Una delle prime cose che colpisce del suo ultimo libro “Carlo è uscito da solo” è la struttura narrativa. Si tratta di una storia che si sviluppa su due livelli: un presente nel quale il protagonista, un uomo di trentatré anni, vive la difficoltà quotidiana di entrare in relazione con persone al di fuori della sua famiglia, e un passato lontano che ripercorre i passi che lo hanno portato a soffrire di questo disturbo di personalità. I temi dell’assenza e dello smarrimento popolano le pagine di un libro che ben li descrive sia nei piccoli momenti di un quotidiano vissuto con difficoltà, sia nell’indagarne le cause raccontando come, nel periodo dell’adolescenza, il desiderio di un ragazzo di essere benvoluto e accettato dagli altri diventi, invece, motivo di bullismo nei suoi confronti. L’incapacità di comunicare i propri problemi fa il resto e, man mano che la storia prosegue, ci ritroviamo a fare i conti non solo con i personaggi, ma con la dimensione di una società che non riesce a cogliere in tempo le difficoltà dei ragazzi.
Come alberi illusi dalla primavera, riprendono il loro aspetto autunnale; una scrittura, quella di Enzo Napolillo, che ben utilizza la metafora al posto di cedere alla tentazione di inserire nel testo quei tecnicismi medici che mal si accorderebbero alla narrazione. La tensione sale eCiò che di nascosto c’è dentro, e che viene protetto e avvolto dalla musica, esce attraverso una patologia che costringe tutti i protagonisti a guardarsi con occhi diversi; uno sguardo che arriva fino al lettore, che non può non sentirsi interpellato da questi temi.
Poi un luogo, quello che trasforma tutte le sue giornate sempre uguali in luogo di incontri, di emozioni che non è sicuro di saper gestire; e una ragazza, Leda, che attraverso le sue ferite potrebbe riconoscere e curare anche quelle di Carlo. Mentre, dal passato, la professoressa Giani ricorda a Carlo, finalista alle selezioni provinciali di matematica, che I numeri, a differenza delle lettere, sono infiniti e che anche problemi complessi si possono affrontare scomponendoli in operazioni più semplici.ù

La passione per la cucina, il fascino e la precisione dei titoli dei capitoli, un incedere nel racconto con la calma che è tipica della buona letteratura, Napolillo sa incuriosire e soddisfare nei tempi giusti, e giusto sarà un finale che non rappresenta soltanto la conclusione di un romanzo ma l’inizio di una riflessione: importante, costruttiva, rivolta a chi non si accontenta di ricette facili e vuole approfondire un tema di grande attualità.
Un libro che racconta di tutti I ragazzi appena sbocciati, perché hanno bisogno di acqua, e di quanto sia importante che qualcuno gliela dia.
“Carlo è uscito da solo” (Feltrinelli 2020)
Sabrina Sigon