





Tantissimi film hanno scelto il lago di Como come set. Eccone cinque
Aspra e rocciosa la sponda di Lecco, dolce e romantica quella di Como, la silhouette del Lario ha una predisposizione innata a essere ripresa e fotografata per immortalare momenti importanti, momenti che, in molti casi, sono entrati a far parte della storia del cinema nazionale e internazionale.
Molti sono stati i registi che hanno capito questa vocazione e l’hanno utilizzata nei loro ciack – Alfred Hitchcock a Luchino Visconti per citare due maestri del cinema – a cominciare dai fratelli Lumière che, in un video del 1898, mostrarono le bellezze dei paesaggi lariani e scorci della vita di allora attraverso le immagini di passeggeri che salivano e scendevano dai battelli sul Lario. Sia che rimanga a livello di gradevole sfondo, sia che entri a far parte della narrazione, il paesaggio è componente essenziale di una storia e concorre, insieme a molti altri elementi, a decretarne o meno il successo.
Cernobbio –Villa d’Este: The Other Man(l’Ombra del sospetto – 2008)

Tratto da un soggetto di Bernhard Schlink (autore di A voce alta – The Reader), regia di Richard Eyre, il film racconta di un esperto informatico che, alla morte della moglie, scopre una serie di segreti della donna che lo conducono sulle tracce dell’amante sino ad arrivare a Milano, città in cui giungerà con l’intento di ucciderlo. Sarà però il Lago di Como il luogo in cui i due uomini si incontreranno, e il Lario diventerà teatro di gelosie, rivelazioni e, infine, di una riappacificazione fra i due, che capiranno quanto la donna sia stata importante per entrambi. Lliam Neeson, Antonio Banderas e Laura Linney, queste le tre importanti stelle di un film che ne conta una quarta: l’Hotel di Villa d’Este. Affacciata su uno dei più romantici panorami del mondo, per secoli dimora dell’aristocrazia – principesse, marchesi, sultani e zar – dal 1873 elegante resort con un meraviglioso parco privato di 10 ettari, la villa è ripartita in due edifici: l’Edificio del Cardinale, e il Padiglione della Regina, ed è considerata una delle più belle opere di arte architettonica del ‘500. Nel suo parco di piante centenarie si possono ammirare Il Ninfeo di Pellegrino Pellegrini, la Fontana dell’Ercole e il Tempietto di Telemaco mentre, nei suoi saloni, affascinanti opere fra le quali quelle del Canova.

La costruzione della villa si deve al Cardinale Tolomeo Gallio, nativo proprio di Cernobbio che, mecenate amante dell’arte, ne promosse e seguì la realizzazione, insieme a quella di Villa del Balbiano di Ossuccio e Palazzo Gallio di Gravedona. Fra i vari proprietari che si sono succeduti, altra figura indimenticabile è quella di Carolina di Brunswick, che divenne famosa in Inghilterra per il processo – The trial of Queen Caroline – con cui il marito Giorgio IV la voleva privare del suo titolo di regina e annullare il matrimonio. Simpatica al popolo, accusata di adulterio da un marito che non la voleva, visse il periodo dell’esilio dalla corte proprio a Cernobbio, a Villa d’Este, che dovette però vendere in seguito a traversie finanziarie. Morì, dopo una vita travagliata, a poca distanza dall’incoronazione del marito e sulla sua lapide, a Brunswick, fece scrivere: “Qui giace Carolina, l’ingiuriata Regina d’Inghilterra”. Fu lei che diede l’attuale nome alla villa che, in origine, si chiamava Villa Garrovo, dall’omonimo torrente vicino a cui fu edificata.
Hotel di lusso sul lago di Como con tre piscine, ristoranti raffinati, spa e campo da golf, in bassa stagione, per chi soggiorna, prenota un pranzo oppure un tè pomeridiano, è possibile visitare il parco della villa.
Isola Comacina – The Pleasure Garden (Il labirinto delle passioni – 1925)

Uno dei misteri dell’Isola Comacina è quello cinematografico: l’ombra nera che aleggia sull’amore degli attori Virginia Valli e Miles Mandez, impegnati nel film di Alfred Hitchcock “The Pleasure Garden” (Il labirinto delle passioni).
Film muto del 1925, la pellicola narra della relazione fra Patsy – ballerina di fila a teatro – e Levet, conoscente di un’amica, che la ragazza finisce per sposare. La luna di miele, celebrata dalla bellezza del nostro lago, non sembra però dissipare l’ombra nera che, come una maledizione, incombe sul loro amore, ed è proprio l’Isola Comacina che vede Patsy pregare per avere un po’ di felicità sotto una statua del Sacro Cuore di Gesù, mentre Levet, steso su un prato dietro il quale si vede l’inconfondibile Dosso di Lavedo, la richiama con nervosismo. Il film prosegue in Africa, nelle colonie, luogo in cui Levet è partito in cerca di fortuna e dove Patsy lo raggiungerà – non avendo più sue notizie da tempo – solo per scoprire la relazione del marito con un’indigena. Tradimenti, nuovi amori e persino un omicidio condiscono questo film di Hitchock realizzato su soggetto della scrittrice Marguerite Florence Jervis.
Un’altra maledizione, questa volta storica, incombe sull’isola: per una serie di motivi politici e militari, nel 1169 i guerrieri di Como, uniti al Barbarossa e con l’aiuto di Dongo, Gravedona e Sorico, invasero l’isola – che si era alleata con i milanesi contro di loro – abbattendo tutte le fortificazioni e le Chiese tranne una. “Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l’oste, pena la morte violenta”, dichiarò il Vescovo Vidulfo scomunicando l’isola.

Fu la scrittrice inglese Francis Dale a inventare l’esorcismo del fuoco dopo che, intorno alla metà degli anni 40 del secolo scorso, alcune delle persone che volevano rilanciare l’isola morirono prematuramente in modo tragico, come ad esempio il setaiolo Carlo Sacchi – ucciso dall’amante Pia Bellentani nel 1948 – e il campione di motonautica Sandro De Col – vittima di un incidente nel 1950 – entrambi soci di Lino Nessi, primo proprietario della locanda dell’isola. Rituale, quello del fuoco, al quale si poteva assistere e partecipare fino a qualche tempo fa dopo aver pranzato nella locanda e che pare avesse davvero risolto il problema: infatti da allora non ci sono più stati eventi drammatici che abbiano coinvolto persone legate all’isola. Attualmente il ristorante è chiuso, per cui si consiglia di portarsi il pranzo al sacco oppure mangiare nei bar o ristoranti del Lido di Ossuccio come, ad esempio, Il Chioschetto dei Malagufi. L’isola Comacina si può raggiungere via lago con imbarco a Ossuccio (taxi-boat), o per mezzo della Navigazione Lago di Como. Sull’isola sono presenti alcune antiche e piccole abitazioni costruite anche grazie al contributo del Re del BelgioAlberto I che, ricevuta l’isola in dono alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1920 la donò a sua volta allo Stato Italiano. Ancora oggi queste abitazioni ospitano artisti italiani e belgi sotto l’egida dell’Accademia di Brera, attuale proprietaria dell’isola.
Villa Pliniana – Malombra (1942)

Location principale del film “Malombra”, che Mario Soldati ridusse per il grande schermo dall’omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro – 1° edizione originale 1881 (“Una delle più alte e più artistiche concezioni romantiche che siano comparse ai nostri giorni in Italia”, lo definì Giovanni Verga), è la Villa Pliniana il castello in cui vive reclusa la protagonista del film, Marina di Malombra, interpretata dall’attrice Isa Miranda. Pellicola del 1942, la critica del tempo si divise nettamente fra chi lodò l’opera del regista e chi, come il critico De Santis, la giudicò troppo romantica, ampollosa, pedante. Pur non essendo disponibili dati sull’esito economico del film – una storia che narra la crescente schizofrenia della protagonista, Marina che, a causa dello stato di prigionia in cui vive nel castello, si immedesima in Cecilia, sua antenata anch’essa costretta negli stessi luoghi – Malombra, secondo la ricostruzione di Cinema, grande storia illustrata, fu accolto con notevole favore del pubblico.

“Nel territorio comense, presso le rive del lago Lario, c’è una fonte copiosa che sempre cresce e cala a ogni ora” (Naturalis Historia – Plinio il Vecchio). La Villa Pliniana, la più misteriosa delle ville del Lario, situata in un’insenatura boscosa del lago, fu costruita nel 1573 nel territorio del comune di Como. Nel suo nome quello dei “Plini”, che la studiarono e citarono nelle loro opere, anche se pare non vi abitarono mai. Anche Leonardo Da Vinci ne scrisse, nel Codice Leicester, incuriosito dall’acqua di questa fonte che, attraverso apposite sifonature, appare e scompare nelle diverse ore della giornata. La villa fu fatta costruire nel 1573 dal conte Giovanni Anguissola che, narra la leggenda, al posto delle cantine fece costruire prigioni per i suoi nemici. Altra leggenda quella che vede, certe notti, i fantasmi dei principi Emilio di Belgiojoso e Marie Anne Berthier, amanti negli anni ‘40 dell’800, tuffarsi dalla loggia nelle profonde acque del lago, avvolti in lenzuoli bianchi.
Attualmente la villa è gestita dall’Hotel Il Sereno di Torno e viene utilizzata come location per matrimoni; nel 2016 il 33enne svedese fondatore di SpotifyDaniel Georg Ek vi si sposò con Sofia Levander e, fra gli illustri invitati, ci fu anche Mark Zuckerberg. Le aperture al pubblico della villa sono rare, più probabili nel periodo invernale oppure durante le giornate del FAI.
Villa Monastero – Uomo d’acqua dolce (1997)

Il porticciolo privato al quale l’attore Antonio Albanese effettua un terzo tentativo di approdo, respinto dal proprietario della struttura, è quello di Villa Monastero, situata in via Polvani, 4 a Varenna (Lecco).
Il film, Uomo d’acqua dolce, regia e soggetto dello stesso Albanese con musiche di Nicola Piovani, racconta la storia di un uomo che, uscito ad acquistare un vasetto di funghetti per la moglie in dolce attesa, in seguito a un piccolo incidente sviene e perde la memoria, e vaga per ben cinque anni prima di ritrovare la strada di casa. Una pellicola dalla comicità surreale, spesso sopra le righe secondo il tipico stile del regista, che racconta il perdersi e il ritrovarsi, l’uscire dalla propria vita per rientrarvi e vedere come tutto sia cambiato.
Un lago, quello dove vengono girate diverse scene del film, molto caro ad Albanese che, oltre a esserci nato, ci andava a pesca da piccolo e che, con i suoi paesaggi dolci e malinconici, crea un contrappunto poetico che ben sottolinea alcuni momenti della pellicola.

Di proprietà della Provincia di Lecco, affacciata sul Lago di Como, Villa Monastero è una delle principali attrattive del territorio; il nucleo centrale è rappresentato dalla Casa Museo che, nel 2004, ha ottenuto il riconoscimento museale di Regione Lombardia con il suo percorso espositivo formato da ben 14 sale.
Inizialmente monastero femminile circense, in seguito a diversi cambi di proprietà e ristrutturazioni la villa venne donata nel 1936, tramite volere testamentario del corrente proprietario, il naturalista milanese di origini svizzere Marco De Marchi, e diventò bene pubblico e museo.
In questa storica dimora lariana ha sede un Centro Convegni conosciuto a livello internazionale per le lezioni di fisica tenute nel 1954 dal Premio Nobel Enrico Fermi e, ogni anno, la Società Italiana di Fisica vi organizza i propri corsi.
La bellezza e l’esclusività degli ambienti fanno sì che Villa Monastero si presti, inoltre, sia come wedding location sia come set fotografico per rubriche e riviste di moda e di promozione turistica, conosciute a livello internazionale. Di grande rilievo il giardino botanico che, riparato dai venti, è ricco di palme, datteri, antichi agrumi e annovera fra le sue bellezze una Magnolia Grandiflora che porge elegantemente i rami a sfiorare l’acqua del lago.
Villa Gerli – Once Upon a Time in America (C’era una volta in America – 1984)

Non può mancare, in questa piccola kermesse che vede il mondo del cinema legato al nostro bel territorio, un affettuoso ricordo per il maestro Ennio Morricone che curò la colonna sonora del film del regista Sergio Leone – C’era una volta in America – passato alla storia anche grazie alla sua bellissima musica. La villa in questione è Villa Gerli riconoscibile, oltre che dalla caratteristica scalinata di accesso, per la riproduzione delle Tre Grazie di Antonio Canova che si staglia al termine del corridoio d’ingresso e che, nel film, viene presentata come la villa del senatore Bailey. Dal romanzo The Hoods di Harry Grey, il film ripercorre più di quarant’anni – dagli anni ‘20 ai ‘60 – della vita e le avventure criminali del protagonista David “Noodle” Aaronson che si intrecciano a quelle dei suoi amici, legati all’ambiente della malavita organizzata nella New York del proibizionismo e del post-proibizionismo.

Villa Gerli, situata in frazione Loppia, prende il nome dagli attuali proprietari, milanesi, che l’acquistarono nel 1941 dai Trivulzio, ma fu costruita alla fine del ‘700 per volontà del conte Paolo Taverna. Nel suo parco è situata la chiesa di S. Maria di Loppia, la cui forma delle finestre, l’assenza di decorazioni e il materiale di esecuzione avallano l’ipotesi che la costruzione sia avvenuta nell’ultimo quarto del X secolo. La chiesa fu proprietà delle monache benedettine, che eseguirono alcune modifiche compresa la costruzione di un piccolo convento che fu, però, distrutto dal proprietario di Villa Giulia, il Conte Venini; lo stesso che fece costruire una bellissima scalinata per dare alla sua villa un accesso da entrambi i rami del lago. Prima di comprare il terreno dove costruì la sua residenza storica, vi soggiornò anche Francesco Melzi d’Eril, vicepresidente della Repubblica Italiana dal 1802 fino alla sua trasformazione in Regno d’Italia a opera di Napoleone (1805)
Uno dei modi più belli per ammirare la bellezza di queste ville sono i battelli, i traghetti, i tour in barca privata con presenza di guida, per godere il lago di Como proprio dal lago e scoprire, specialmente nel periodo estivo, le bellezze storiche, culturali e, perché no, cinematografiche, di queste antiche residenze sull’acqua.
Articolo realizzato seguendo gli itinerari cineturistici del libro di Pietro Berra “I laghi delle stelle” (NewPress ed.), in collaborazione con Rita Annunziata, Presidente di Mondo Turistico, Associazione di Guide del Lago di Como