Lago di Como: cinque ristoranti “sopra l’acqua” – da Bellagio a Torno






Seconda parte del viaggio a pelo d’acqua tra i ristoranti che si affacciano sul lago. Eccone cinque nel ramo di Como
Quando si dice mangiare pieds dans l’eau non solo si evoca la vicinanza dell’acqua, quel senso di frescura che in estate ci fa bene, il dolce suono di piccole e ritmiche onde che si appoggiano alla riva; certo tutto questo, ma non solo. È il connubio fra il nutrimento dello spirito e quello del gusto, una sfida che trova la sua dimensione nell’incontro di due meraviglie che, insieme, si esaltano a vicenda. Ecco quindi la sfida che i nostri ristoratori d’acqua dolce dovranno superare anche sul nostro ramo del Lario dopo esser stati su quel ramo che volge verso oriente.

E cominciamo da Bellagio che, come abbiamo visto, gioca in entrambi i campi. Qui troviamo, in un angolo incantato vicino a un ingresso di Villa Melzi, Alle Darsene di Loppia (via Melzi d’Eril tel. 031 952069). Il menù con ingredienti di stagione preparati con originalità e presentazione accurata. è servito su tavoli esterni sotto un bel pergolato che guarda sul piccolo porticciolo di Loppia, dove è ancora ancorata la “Rosina”, una delle due ultime, vere gondole lariane. La tipica imbarcazione – di proprietà privata della famiglia Barindelli – ormeggiata nel porto e usata solo per eventi eccezionali, ha una quasi gemella, la “Giulia”, che veniva usata per il trasporto di merci e persone e si trova nel Museo della Barca Lariana di Pianello.

La particolarità delle Darsene di Loppia è il fatto che si tratti di un luogo tranquillo, e per questo molti degli ospiti vip che lo visitano, sono passati George Clooney, Mick Jagger, molti calciatori famosi, amano trascorrervi le loro serate, insieme alla possibilità di gustare una cucina mediterranea rivisitata dallo Chef Matteo. Da non perdere la frittura di lago in olio d’oliva. Per chi arriva in barca attracco possibile nel porticciolo.

Poco distante dal ristorante si può accedere a una bellissima scalinata, la Scalotta, contornata da cipressi su entrambi i lati, da dove si può ammirare, se si guarda sulla destra mentre di sale, la Chiesa di Santa Maria di Loppia. Un tempo lì sorgeva un Monastero, del quale, ancora oggi, è visibile il pozzo che, molto probabilmente, era nel mezzo dell’antico chiostro. Una volta arrivati in cima c’è il Vialoneche porta fino a Villa Giulia, si tratta di un viale fatto scavare dalla famiglia Venini per poter avere accesso, dalla loro proprietà, a entrambi i rami del lago. La bellezza del luogo fa sì che, quando si ammira il paesaggio fra due alberi che si toccano o fra due pietre vicine, l’impressione è quella di guardare attraverso un cannocchiale. La straordinaria Villa Giulia è una delle più belle del lago con la sua doppia facciata, una per ogni ramo del lago, i giardini all’italiana e il tetto decorato da un festone a ringhiera. La villa è privata e non è possibile visitarla se non in occasione di eventi speciali

Sulla sponda opposta del lago, direttamente affacciata sulla Zoca de l’oli, la Locanda La Tirlindana è situata in una piazzetta deliziosa del paese di Sala Comacina. I tavoli della locanda sono sulla piazza a lago, a pochi metri dall’acqua e si cena sotto una candida veranda con l’isola Comacina davanti agli occhi. Dalla carta si possono scegliere pietanze di carne e pesce di mare fino a tarda sera. Specialità della Locanda La Tirlindana sono i ravioli al limone, e, d’estate, il sorbetto di pesca, che compongono un menù molto vario e soggetto a cambiamenti, fra cui molto apprezzato il lavarello gratinato con pancetta dorata e antipasti memorabili del passato fra i quali si annovera il tulipano di mare. Ideale per un pranzo domenicale ma anche per una cena romantica, in un contesto elegante ma informale. Locanda Tirlindana è in piazza Matteotti, 5 telefono 0344041987

Il ristorante prende il nome da un sistema di pesca, la tirlindana, composta da un lungo filo di nylon che può arrivare fino a 120 metri detto “madre”, da cui partono 6/12 spezzoni di filo, sempre di nylon, lunghi 9 metri circa, detti “rami”. La pesca con la tirlindana si effettua con la barca in movimento, fondamentale è la velocità della barca, che deve dare il giusto guizzo ai pesciolini finti che fanno da esca alla fine di ogni ramo.
Nella caratteristica piazzetta dell’imbarcadero di Sala i grandi platani popolano la riva e, sotto uno di questi, la famosa “Panchina di ball”, definita così addirittura da un’iscrizione che certifica la sua natura di luogo dove la gente si fermava a raccontare “storie”.

Ancora una volta attraversiamo il lago per approdare a Lezzeno e pranzare al Crotto dei Pescatori in località Casate (tel. 031 444 6085). Il crotto nasce per saziare il passaggio di vari avventori che, in passato, arrivavano sul luogo con i comballi, le storiche imbarcazioni a vela di grandi dimensioni che venivano utilizzate per il trasporto di merci pesanti, e anche per offrire ristoro ai pescatori della vicina cooperativa. Un luogo molto frequentato, dunque, poco distante dalla fornace in cui si produceva la calce e che, dagli anni ‘50, fu trasformata in cantiere nautico. Oggi si può ancora ammirare l’altissima e suggestiva ciminiera.

Il locale è incorniciato da una terrazza attrezzata e coperta protesa verso il lago che affaccia su un panorama unico e suggestivo: da lì si gode la vista dell’Isola Comacina, di Villa Balbianello con la Sua famosa “punta” e della Tremezzina.L’ambiente è semplice e amichevole, le proposte contano una vasta selezione di antipasti, primi e secondi piatti di terra, mare e lago, partendo da ingredienti di prima scelta e di elevata qualità. Particolare cura viene dedicata ai dolci preparati personalmente dallo chef. La specialità del ristorante, che possiede, inoltre, un pontile privato, è il luccio-perca cucinato in diversi modi.

I dintorni del crotto sono una zona ricca di bellezze storiche, da visitare la Chiesa Parrocchiale dei SS. Quirico e Giuditta, la Chiesa di S. Giuseppe e quella della Madonna dei Ceppi. Anche Lezzeno ha la sua Grotta Azzurra o Grotta dei Bulberi, bella la visita da effettuarsi in barca per ammirare per gli effetti di colore che vi suscita la luce solare. Per chi ama camminare molti i percorsi e gli itinerari proposti, fra le passeggiate fra alcune frazioni di Lezzeno, alla scoperta di curiosità e aneddoti di questo lungo e misterioso paese del Lago di Como.

Quelli proposti sin qui sono ristoranti che hanno una lunga tradizione alle spalle, invece La Terrazza 125 Miamilaryo di Brienno (via Regina telefono 320 268 6440), è “nata” quest’anno e, diciamolo subito, non è un ristorante piuttosto un bar dove servono anche qualche piatto freddo, stuzzichini e la Pinsa, una focaccia di origine laziale croccane e ben condita oggi molto diffusa come variante della pizza, condita in superficie con olio e sale e l’aggiunta di ingredienti come salumi tipici, formaggi e verdure.

Ma non è per il cibo che si va a La Terrazza 125, è il posto il vero piatto forte. Una struttura su tre livelli a picco sul lago aperta tutti i giorni fin dalle 9 del mattino dove gustare colazioni vista lago, prenotare il lettino per prendere il sole e, la sera, trovarsi con amici per un aperitivo in un luogo molto suggestivo che, sovente, propone eventi musicali. Direttamente sul lago, La Terrazza 125 Miamilaryo di Brienno è in grado di accogliere oltre cento persone in sicurezza in quella che definisce “La nostra sfida turistica in un luogo senza eguali”.

Rimasto inalterato nel tempo, con i suoi vicoli antichi, la verticalizzazione di molti edifici in poco spazio edificabile e le strette scalinate che portano alla piazza della chiesa e alla via Regina, Brienno è un borgo davvero suggestivo e ricco di architetture religiose, come la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, la Chiesa della Madonna Immacolata e la Chiesa di San Vittore. Sotto il piazzale della chiesa c’è, inoltre, una fortificazione in galleria – la galleria del Puncett – della Prima Guerra Mondiale, che appartiene alla Linea Cadorna. Scavata per scopi bellici e perfettamente conservata con pozzi da mina (che avrebbero dovuto alloggiare gli esplosivi con i relativi detonatori), bunker sotterranei, locali di servizio, in caso di invasione straniera il progetto era quello di farla saltare per bloccare la via Regina sulla sponda occidentale del lago e proteggere in questo modo Milano e la Pianura Padana.

Il nostro zig-zagare sul ramo comasco del Lario termina a Torno, sulla riva Como-Bellagio. Nella piazzetta famosa in tutto il mondo, c’è il Ristorante il Belvedere con le finestre che si affacciano sullo specchio d’acqua, un esercizio storico, situato nell’incantevole cornice di uno dei laghi più belli e famosi nel mondo. È un locale talmente “piedi nell’acqua”, che si può addirittura attraccare con la barca direttamente nel bellissimo patio coperto della sala ristorante.

La telenovela di Canale 5 “Vivere” che, dal 1998 al 2008, ha tenuto compagnia a migliaia di famiglie italiane, ha visto parte delle sue riprese girate proprio qui. Oggi, però, la televisiva Locanda Bonelli di allora è stata completamente ristrutturata e trasformata in un moderno albergo ristorante senza, però, perdere il bel pergolato che copre il patio a lago e le specialità cucinate dallo chef Francesco Cranchi, tutto quanto riguarda il lago, fra cui il riso al filetto di pesce persico, qui è fatto secondo tradizione, ma anche con voglia di sperimentare come i tocchetti di missoltino in crema di mais, cipolla rossa caramellata e prezzemolo fritto, che presentano una specialità lariana in una veste nuova. L’indirizzo è piazza Casartelli, 3 telefono 031 419656.

Torno è una stupenda borgata del lago di Como, che persino Herman Hesse descrisse come “amore a prima vista”.
La piazza a lago del paese si estende attorno al famoso porticciolo, spesso utilizzato come set cinematografico, e qui sorge la chiesa parrocchiale di Santa Tecla che ospitò per diversi secoli la prima opera conosciuta del pittore Andrea De Passeris di Torno: l’Assunzione della Vergine, datata 1488, ora conservata presso i depositi della Pinacoteca di Brera a Milano. La parte a lago del borgo merita una rapida visita inoltrandosi tra le case e le botteghe degli antichi lanaioli di un tempo. La tradizione tessile di Torno, seppur meno conosciuta di quella di Como, risale al XIII secolo, e fino al XVI, in paese fiorì la manifattura dei pannilani, esportati fino in Germania; quest’attività, iniziata dalle Umiliate, rese ricco e florido il borgo tanto da suscitare l’ostilità di Como sfociato in un conflitto che. il 7 settembre 1515, portò al Sacco di Torno da parte degli Sforza e degli Svizzeri alleati di Como, mentre l’11 giugno 1522 le truppe di comaschi e Spagnoli rasero al suolo il paese. A testimonianza di queste battaglie dai fondali del porto di Torno furono riportate alla luce alcune armi risalenti ai secoli XIII-XVI, oggi conservate al Museo Giovio.
Ricordiamo che le nostre indicazioni relativamente ai ristoranti sull’acqua non sono recensioni enogastronomiche, ma solo il pretesto per raccontare il nostro territorio, l’ultima parte del viaggio sarà in alto lago.