Mirco e Jessica, vite spezzate:”Dolore immenso, abbiamo fatto di tutto per salvarli”





Il racconto di chi è arrivato subito sul luogo dello schianto. Sforzi vani. Le sirene, le fiamme, il dramma.
Il drammatico incidente costato la vita a Mirco e Jessica a Como martedì sera (anche se a pochi metri dal comune di Casnate) visto dagli occhi e dalla testimonianza (che ci hanno chiesto di riportare in forma anonima) di due fidanzati che passavano di lì per caso. Assieme ad altre persone hanno fatto tutto il possibile – mettendo a rischio anche la loro vita – per poter salvare la vita ai ragazzi. Invece nulla. Un racconto di quei drammatici momenti fatto a qualche giorno. I due fidanzati sono ancora sotto choc e difficilmente riusciranno a dimenticare questa drammatica serata. Ecco il loro racconto per CiaoComo.
Martedì 8 settembre, una data che non dimenticheremo tanto facilmente, dopo un allenamento in
palestra, io e la mia ragazza stiamo tornando verso casa quando, lungo la strada che facciamo
abitualmente, vediamo un ragazzo che ci fa segno di rallentare. Nella rivetta a bordo strada avvistiamo un
principio d’incendio, così decidiamo di accostare e di scendere dalla macchina. Immediatamente ci
accorgiamo che il fumo arriva da una macchina incidentata finita nella riva a bordo strada. Prendiamo i
cellulari e, facendoci luce con la torcia, scendiamo dalla rivetta per verificare se possiamo essere d’aiuto,
nel frattempo altri automobilisti di passaggio allertano i soccorsi. La scena che ci si presenta appare subito
drammatica: due ragazzi in auto, la parte posteriore della macchina appoggiata a delle balle di fieno, il
muso della macchina completamente accartocciato che inizia a bruciare.
Sentiamo le richieste di aiuto della ragazza e corriamo subito da lei, il ragazzo giace sul volante, con l’aiuto di altri due ragazzi fermatisi come noi, spacchiamo prima il finestrino posteriore della macchina e poi proviamo a
piegare la portiera della macchina per cercare di liberare la ragazza. Purtroppo la nostra forza non è
sufficiente ad aprirla e riusciamo a piegare solo un piccolo angolino della portiera del lato passeggero. Altri
automobilisti, che nel frattempo si erano fermati, vanno alla ricerca di estintori. Arriva il primo estintore
che viene svuotato sul motore dell’auto, il fuoco si spegne, ma, nemmeno il tempo di tirare un sospiro di
sollievo, e le fiamme riprendono vigore. A quel punto, proviamo ad estrarre la ragazza dalla macchina,
tirandola attraverso il finestrino, ma i nostri sforzi sono vani perché le gambe sono incastrate tra il
cruscotto e il sedile. Nel frattempo arriva un altro estintore, ma oramai le fiamme hanno preso il
sopravvento sull’auto. In lontananza sentiamo il suono delle sirene e una piccola speranza pervade i nostri
cuori, purtroppo l’arrivo di una pattuglia dei carabinieri, fa svanire il desiderio di vedere i vigili del fuoco. I
due carabinieri estraggono un altro estintore dalla loro auto di servizio, ma anch’esso non doma l’incendio
ormai scatenato. Le fiamme prendono il sopravvento e ci vediamo costretti ad allontanarci dal veicolo per
non essere a nostra volta investiti dal fuoco.
Dopo pochissimi istanti, che in quegli attimi sono sembrati un’eternità, giungono sul posto le ambulanze, l’elisoccorso e i vigili del fuoco che coi mezzi a loro disposizione riescono in pochissimo tempo a spegnere l’incendio e ad aprire l’auto per estrarre i due ragazzi che, dopo poche ore, scopriamo essere spirati. In quei momenti concitati, i minuti di attesa dei soccorsi sono sembrati un’eternità, ma guardando poi gli orologi, ci siamo resi conto che i soccorsi sono stati tempestivi e il tutto si è svolto in pochissimo tempo.
La speranza di riuscire a salvare delle vite ci ha spinto a correre verso di loro per provare ad aiutarli, senza
pensare al rischio che potevamo correre, l’unico pensiero era proteggerli dal pericolo. Come noi, altri
automobilisti di passaggio, si sono prodigati per aiutarli. Tutti noi abbiamo fatto tutto il possibile per
metterli in salvo, ma purtroppo i mezzi a nostra disposizione sono risultati insufficienti e il senso di
impotenza che abbiamo provato è stato immenso. Pur non conoscendo i ragazzi, proviamo un dolore
immenso per non essere stati in grado di salvarli e, come tutte le persone che si sono fermate per aiutarli,
avremmo voluto ci fosse stato un epilogo diverso. Il dolore che abbiamo provato martedì sera e quello che
proviamo tutt’oggi, a distanza di qualche giorno, credo che ci accompagnerà per il resto della nostra vita.
Avremmo voluto poter fare di più, avremmo voluto che continuassero a vivere la loro giovane vita.