Il lago di Como dei Sulutumana, 5 posti dell'”omino che balla”

Un giorno la maestra ci disse: “Questo è il Lario”
Il Mera è l’affluente e l’Adda l’emissario
È nato in mezzo ai monti a causa del viavai
E dello scioglimento di uno o due ghiacciai
Prendete la cartina, segnate tutti i dati
Centoquarantasei chilometri quadrati
E quattrocentosedici metri di profondità
Quattro virgola tre è la sua vastità
Però a guardarlo bene a me mi sembra che…
Il lago di Como è un omino che balla
Che gioca che calcia lontano la palla
Con una matita disegno la faccia
Le scarpe, le dita, le mani e le braccia
È un omino che corre il lago di Como
Un piede lo mette in piazza del duomo
La pancia a Menaggio, il ginocchio ad Argegno
A Cernobbio il ditone, a Faggeto il calcagno
Ha la caviglia a Laglio o giù di lì
A Bellagio gli scappa pipì…
Partendo dal famosissimo brano Il Lago di Como dei Sulutumana, Gian Battista Galli ci racconta la particolare importanza di due luoghi contenuti nel pezzo e ci porta alla scoperta di altri tre, legati alla sua esperienza di musicista nato e cresciuto fra le suggestive sponde del nostro lago.

Ecco dunque il nostro Lario visto dai 5 luoghi dei Sulutumana
Bellagio: “Il triangolo lariano è casa mia. Quando eravamo ragazzi a Bellagio erano due i locali in cui si suonava: l’Hotel Florence e il Birimbao, due posti dove si poteva ascoltare musica dal vivo con due proposte musicali diverse fra loro. Una, quella dell’Hotel Florence, era legata al jazz, ed è lì che ho avuto modo di apprezzare musicalmente – come amico lo conoscevo già – Francesco Andreotti, che suonava nell’orchestra del Crams, la Scuola Musicale di Lecco nella quale oggi insegna anche NadirGiori. E, sempre al Florence, suonava anche il primo batterista del gruppo, Antonello Matzutzi.

Al Birimbao, locale di musica varia, abbiamo suonato diverse volte, non erano ancora pezzi nostri ma cover. Siccome a Bellagio, come in molti altri comuni del Lario, le regole sugli orari dei concerti erano e sono molto severe – specialmente per la parte che riguarda la fine di solito fissata per le 23.00 – una sera, durante un bis, ci staccarono la spina. Il seguito lo puoi immaginare: grande incazzatura e pezzo finito comunque unplugged”.

A Bellagio da non perdere sono i giardini di Villa Melzi e la visita al Borgo di Bellagio, con i preziosi tesori della chiesa di San Giacomo, luoghi che si possono visitare in tutta tranquillità, meglio se in compagnia di una guida turistica. Per chi cercasse, invece, il vecchio Birimbao, oggi al suo posto troverà un ristorante che si chiama Far Out con un ampio e vario menù la cui specialità è il pesce.

Bellano: “Questo per me è il luogo che ha grande valore come riferimento letterario, attraverso le pagine di uno scrittore con cui abbiamo collaborato per più di 10 anni: Andrea Vitali. Bellano è stato un luogo conosciuto prima attraverso i suoi libri e poi dal vivo, nei momenti in cui ci trovavamo a casa sua per adattare i racconti agli spettacoli che poi portavamo in scena. Andrea Vitali era amico, inoltre, del maestro Giancarlo Vitali – pittore rinomato mancato qualche anno fa – insieme a cui aveva realizzato una collana dove le parole e le immagini si intrecciano. Anche questa conoscenza è stata importante, un grandissimo artista e una persona interessante con cui scambiare due chiacchiere. Ho un ricordo molto vivido della sua casa, in una stanza spiccava una finestra, uno scorcio sul lago che costituiva un punto di vista molto bello, per me era il quadro vivo dentro la casa del pittore”.

A Bellano, sopra un’altura panoramica nella frazione di Lezzeno, si può visitare il famoso Santuario della Madonna delle Lacrime. Grande piazzale al quale si accede mediante due scalinate, una facciata elegante in stile barocco – semplice e lineare, senza troppe decorazioni – all’interno, oltre a stucchi e dipinti, il marmo nero di Varenna e, dietro gli altari, una ricca collezione di ex-voto. Altra particolarità del luogo è l’omonimo Orrido: non una cascata come tante, perché è incastrata in una gola naturale creata dal fiume Pioverna, che si può raggiungere tramite una passerella in cemento che permette di avvicinarsi e godersi l’emozione da vicino.

Onno – Oliveto Lario: “Il luogo più prossimo a casa mia, lì ho passato le estati, ci arrivavo con la moto; una delle cose più belle è proprio la strada per raggiungerlo, nella vista che si apre all’altezza della località di Ceppo di Onno. Fai una curva e ti si apre questa visuale magnifica, paragonata da una mia amica che era venuta qui a trovarmi, addirittura a Capri. Su quella lunga e bianca spiaggia non ho imparato a nuotare, ma a fare pace con l’acqua, quando i miei amici si tuffavano dappertutto e io tentavo maldestramente di stare a galla. Proprio a Onno abbiamo debuttato come duo musicale, il primo nucleo dei Sulutumana è nato lì. Suonavamo la sera, nei primi anni 90, all’inizio come cover band, in una birreria del luogo. A quei tempi molti ragazzi, oltre che di giorno, era la sera che scendevano in massa. Per ascoltare musica, fare il bagno sotto le stelle, suonare la chitarra sulla spiaggia. È stato a Onno che ho conosciuto come musicista Nadir, in quel periodo suonava anche lui in un trio che faceva cover”.

Oltre alla bellissima spiaggia e alla possibilità di camminare per i sentieri della Costiera degli Olivi, che comprendono escursioni alla Conca di Crezzo, l’Alpetto e la Madonna del Ghisallo, a Oliveto Lario si può visitare la suggestiva chiesetta di Sant’Anna, un edificio in pietra ad aula unica che conserva le pareti perimetrali di origine medievale.

Ossuccio: “Qui il mio debutto teatrale con uno spettacolo del Teatro Città Murata dal titolo I Porti del Lario; a metà anni 90 ho fatto teatro con un gruppo di persone e l’esperienza è stata talmente bella e formativa che, con molti di loro, siamo ancora amici. Da quel primo incontro in teatro venne fuori questo spettacolo che, tramite diverse suggestioni e argomenti anche storici – veniva menzionato Giuseppe Sinigaglia, canottiere e militare, a cui è dedicato il nostro stadio – scandagliava le storie del lago di Como in modo leggero e profondo allo stesso tempo. Nello spettacolo anche Santa Rosalia, la storia e il gemellaggio con la Sicilia; infatti intorno al 1600 venne portata in alto lago una reliquia della santa, e da allora cominciò questo connubio culturale e religioso dovuto alla migrazione dei siciliani sul lago. Ne facemmo una replica al Lido di Ossuccio, di fronte all’Isola Comacina. In quello spettacolo maneggiavo già la fisarmonica. Questa la nascita di un retaggio teatrale che mi è servito molto, sia in termini di bagaglio da utilizzare sul palco, sia per mettermi in gioco, per cercare di misurare volontà e capacità, per incontrare il pubblico e cominciare a masticare questo mondo. Pino Adduci è stato il mio maestro, da lui ho imparato molto e ne è nata una bella e duratura amicizia”.
Da Ossuccio si può raggiungere in barca, anche privata, l’Isola Comacina, perché proprio sotto la Chiesa di S. M. Maddalena c’è uno dei due pontili (l’altro è nel paese di Sala Comacina) da cui si può prendere il traghetto per raggiungere l’isola. Per visitarla è necessario il biglietto di ingresso da fare presso il Museo Antiquarium, o sull’isola stessa.
Sorico: “Quello che mi piace, di questo paese, è il filo diretto che lo collega a Canzo per via di San Miro, un eremita e pellegrino che è nato proprio qui. La leggenda narra che uno dei miracoli del Santo fu percorrere il lago da Bellagio a Sorico navigando sul suo mantello per propiziare le piogge. A Sorico morì, e a commemorarlo c’è un santuario con una bella camminata; questo è un ricordo che risale agli anni dell’oratorio – gli anni del collegio alle medie in seminario, quando cantavo come solista nel coro – perché con i preti facevamo ciclicamente un pellegrinaggio. Ancora oggi i canzesi si rivolgono a San Miro quando è tanto che non piove”.

Situata subito dopo Domaso – che è anche chiamato la Rimini del Lago di Como – a Sorico si può visitare il Pian di Spagna, una riserva naturale protetta che comprende anche i comuni di Gera Lario, Dubino, Novate Mezzola e Verceia nelle province di Como e Sondrio, e che rappresenta un’eccellenza per la biodiversità di questo territorio, e si estende dalla foce del fiume Mera fino al lago di Mezzola.
“A proposito di ricordi e della tua domanda di quando ho pensato per la prima volta che potevo fare il musicista – dice Gian Battista Galli a fine intervista – la prima cosa che mi viene in mente è un’immagine: sono io, a tre anni, che canto su una sedia. Ecco, non so di preciso quando l’ho deciso ma quello che posso dirti è che oggi sono ancora lì, su quella sedia”.

Il sole lo dipinge ed è un capolavoro
Se piove o c’è la nebbia si ammanta di mistero
Le barche vanno e vengono sul suo mantello blu
La Breva ed il Tivano le spingono su e giù
Però a guardarlo bene a me mi sembra che…
Il lago di Como è un omino che balla
Che gioca che calcia lontano la palla
Con una matita disegno la faccia
Le scarpe, le dita, le mani e le braccia
È un omino che corre il lago di Como
Un piede lo mette in piazza del duomo
A Consiglio di Rumo c’ha il pomo d’Adamo
A Brienno lo stinco, la schiena a Bellano
A Nesso c’ha il polpaccio o giù di lì
A Bellagio gli scappa pipì.