LOCKDOWN COUNTDOWN – 12 Claudio l’apicultore
di Sabrina Sigon
In vigore dal 6 novembre fino al 3 dicembre, il nuovo Dpcm impone una serie di restrizioni necessarie a contenere la pandemia ormai ben nota a tutti. Nella speranza, che è anche una convinzione visti i precedenti risultati, che nelle prossime settimane si possa assistere a un miglioramento della situazione, perché non trascorrere questo nuovo “tempo sospeso” restando in contatto con chi, in diversi settori e professionalità, ha animato o si apprestava a farlo, il tempo della quotidianità fino a ieri condivisa? Nel nostro “conto alla rovescia” vogliamo incontrarci – anche se virtualmente – raccontarci, condividere e occupare questo spazio per viverlo, nonostante le difficoltà, in modi diversi e interessanti, ascoltando insieme opinioni, consigli e curiosità.
Quando si tratta del significato del numero 12, è importante dire che questo numero è composto dai numeri 1 e 2. Sappiamo tutti che il numero 1 è correlato a nuovi inizi e progressi. Questo numero è anche un simbolo di crescita, ispirazione, indipendenza e successo. Il numero 1 significa che raggiungerai i tuoi obiettivi se hai un atteggiamento positivo nei confronti della vita. Dovresti eliminare tutti i pensieri negativi e le persone negative dalla tua vita. Dall’altro lato, il numero 2 è collegato con diplomazia, collaborazione, flessibilità, sacrificio e dualità. Questo numero è anche un simbolo di fiducia e fede. Il numero 2 ti incoraggia a credere in forze mistiche che ti aiuteranno a raggiungere i tuoi obiettivi.
Ma bando alle chiacchiere, che il tempo passa, e cominciamo quindi con la nostra settima ospite che, vista la sua professionalità, potrà darci da subito ottimi consigli.
Oggi siamo con Claudio Giuffrida che, attualmente pensionato dall’insegnamento, è stato per 40 anni anche apicoltore semiprofessionista conducendo 200 alveari; negli anni ‘80 presidente degli apicoltori lariani e presidente della cooperativa apistica Apicomo, ad oggi, purtroppo, chiusa. Approfittiamo quindi della sua esperienza per farci raccontare dei mieli tipici lariani, degli altri prodotti dell’alveare che si possono trovare presso gli apicoltori e dei loro benefici per il nostro organismo.
Claudio, è diverso fare il miele oggi rispetto a 30 anni fa?
“Dagli anni di punta della mia attività si possono segnalare tantissimi cambiamenti. Principalmente due: uno è l’andamento climatico che, purtroppo, è stato peggiorativo. La primavera, il momento più delicato per l’apicoltura, quando dovrebbe cominciare la produzione del miele, è cambiata. I bruschi cambi di temperatura, le piogge piuttosto frequenti nel mese di maggio, oggi hanno reso difficilissimo fare il primo raccolto, che è quello più importante. Infatti in questi anni portare a casa il raccolto del miele di acacia, è diventato sempre più difficile. Quello delle api è uno degli allevamenti più belli, proprio perché mantengono il contatto degli animali con la natura ma purtroppo risente anche di questi cambiamenti. Un altro elemento determinante, in negativo, negli ultimi anni, sono state le contaminazioni ambientali. Questi elementi hanno comportato un disastro per l’apicoltura e un aumento delle importazioni di miele. Adesso uno dei più grossi importatori di miele è la Cina”.
Quali sono i mieli tipici lariani
“Ne abbiamo di grande pregio: il miele di acacia è senz’altro il più apprezzato in tutta Italia e viene prodotto nelle nostre zone, nei boschi pianeggianti della provincia di Como e Varese; infatti in queste zone si trasferiscono migliaia di alveari. È un miele chiaro e straordinario, molto delicato, ha questo sapore fruttato che lo caratterizza, ed è un dolcificante ideale per tè e tisane al posto dello zucchero. L’alter ego del miele di acacia è il miele di castagno: amarognolo e scuro è esattamente l’opposto. Proprio per questo è molto amato dagli intenditori, e da quelli che vogliono un miele saporito, e si abbina benissimo con i dolci. È da pochi anni che abbiamo ripreso a farlo, perché i castagni hanno avuto una malattia seria per molto tempo. Sempre per i mieli scuri abbiamo quello di melata, un prodotto assolutamente di pregio perché ricchissimo di minerali e oligoelementi, colore scuro, denso, saporitissimo. Siccome la melata non deriva dai fiori ma dalla secrezione zuccherina delle foglie, ci vogliono delle estati calde e asciutte. Magari ci sono estati che per noi sono bellissime e calde, ma se sono troppo siccitose per questo miele non vanno bene. L’ultimo miele che abbiamo è quello di tiglio, e viene prodotto nelle valli del lago – la Val d’Intelvi, la Valsassina, soprattutto l’alto lago – un miele di montagna per cui viene fatto a una certa altezza. Un miele che ha anche grandi qualità per contrastare le infezioni di stagione; è un miele che si abbina benissimo con i formaggi”.
Cosa si intende per miele di qualità? I mieli sono tutti uguali?
“Ci sono dei parametri qualitativi importanti, parametri che, ai tempi, come associazione avevamo studiato. Il prodotto di qualità ha dei parametri qualitativi piuttosto restrittivi e sono principalmente tre. La percentuale di umidità che determina la conservabilità del miele, che deve essere bassa – il nostro miele va dal 16 al 18% di acqua. Il secondo elemento HMF è un indicatore della degradazione delle molecole di glucosio; questo indice ci dà il valore della qualità soprattutto per quanto riguarda la freschezza e il fatto che non sia stato manipolato. Per farti un esempio i nostri mieli vanno da 0,5 a 5mg per chilo mentre la legge, per favorire anche la vendita del miele di importazione, ha una soglia di 40mg per chilo. Il terzo valore importante è la carica enzimatica, che dice la vitalità del miele: un miele con un’ottima carica enzimatica è un miele vivo; e, soprattutto, sono questi gli enzimi che ci aiutano ad assimilarlo. Il nostro organismo lo passa direttamente nel sangue senza utilizzare l’insulina proprio grazie a questi enzimi, che vengono apportati nelle api, ci sono già nel nettare. Purtroppo, spesso, i mieli di importazione e di basso prezzo non hanno queste caratteristiche”.
Quanto si conserva il miele?
“Se ha un basso livello di umidità il miele si conserva a lungo. Per mantenerne la freschezza il miele biologico come parametro ha stabilito i 18 mesi, mentre la legge ne prevede 36 proprio per dare spazio a tutti. Meglio che non stia alla luce, ma se è un buon miele si conserva bene”.
Quali sono gli altri prodotti dell’alveare che si possono trovare dagli apicoltori
“Sono tutti molto preziosi: il polline, un concentrato di proteine, ricchissimo di amminoacidi essenziali, è un prodotto eccezionale che viene richiesto tantissimo dagli sportivi, favorisce lo sviluppo muscolare, è adatto per bambini e ragazzi. Di solito si trova essiccato, sarebbe meglio prenderlo fresco congelato, oppure miscelato nel miele, come fanno le api per conservarlo. Poi la Pappa Reale, un super alimento ricco di vitamina B12, un ricostituente incredibile, ha un ottimo effetto sul sistema nervoso, e viene anche considerato un buon antinfiammatorio. Viene prodotto dalle ghiandole stesse delle api più giovani. Dal francese Gelatine Royale, una gelatina che viene utilizzata per nutrire le regine, quindi deve essere un nutrimento d’eccellenza. La pappa reale va conservata in frigorifero. Poi la Propoli: un prodotto che le api raccolgono principalmente dalle gemme di alcune piante, è una resina balsamica che loro stesse usano come antibatterico per contrastare funghi e batteri dell’alveare. Grazie ai flavonoidi, è in grado di aumentare anche le nostre difese immunitarie, ottimo antibatterico per il cavo orale, antimicotico sulla pelle, utilissimo anche come cicatrizzante e disinfettante. Un prodotto straordinario”.
Non sostituiscono medicine e cure tradizionali, ma i prodotti dell’alveare danno un apporto apprezzabile che è stato studiato e verificato.
Le api vengono apprezzate per questi prodotti, ma non dobbiamo dimenticare il ruolo che hanno in natura, conclude Claudio Giuffrida alla fine di questa interessante intervista. Se noi mangiamo verdura e frutta è grazie all’impollinazione delle api. Quindi lo scopo più importante, oggi, è lottare affinché le api non corrano i rischi di estinzione di cui, purtroppo, abbiamo notizie negli ultimi anni.