LOCKDOWN COUNTDOWN – 2 Luigi l’uomo delle stelle
di Sabrina Sigon
In vigore dal 6 novembre fino al 3 dicembre, il nuovo Dpcm impone una serie di restrizioni necessarie a contenere la pandemia ormai ben nota a tutti. Nella speranza, che è anche una convinzione visti i precedenti risultati, che nelle prossime settimane si possa assistere a un miglioramento della situazione, perché non trascorrere questo nuovo “tempo sospeso” restando in contatto con chi, in diversi settori e professionalità, ha animato o si apprestava a farlo, il tempo della quotidianità fino a ieri condivisa? Nel nostro “conto alla rovescia” vogliamo incontrarci – anche se virtualmente – raccontarci, condividere e occupare questo spazio per viverlo, nonostante le difficoltà, in modi diversi e interessanti, ascoltando insieme opinioni, consigli e curiosità.
Il numero 2, nella Numerologia ortodossa, rappresenta la dualità e l’unione di due elementi. Il numero 2 si erge, quindi, a simbolo dei rapporti relazionali, associativi e diplomatici. Il Due inoltre è considerato il numero della relazione di coppia. Sensibile e consapevole, la persona del numero 2 è predisposta, ove necessario, a porgere sostegno al prossimo, oltre che a sé stesso, dimostrando amicizia, comprensione e tatto in tutti gli aspetti della vita quotidiana.
Il numero 2 porta con sé un’innata e profonda energia femminile caratterizzata da un forte magnetismo. Durante la propria vita, la persona del Due è alla continua e caparbia ricerca dell’armonia. Questa attitudine è frutto della sua consapevolezza di far parte del tutto. Uno degli elementi distintivi del Due è l’indecisione: questo perché le persone di questo numero sono portate a vedere il doppio aspetto di ogni cosa. Il numero 2 e sa cogliere il senso della dualità e della divisione tuttavia, proprio per questo motivo, tende a stimolare la volontà di congiunzione. In altre parole, la persona appartenente a questo numero crea intorno a sé un notevole desiderio di fondere e aggregare il tutto. E, con questo “tutto” cerca di instaurare, in modo continuativo, equilibrio e armonia.
Ma bando alle chiacchiere, che il tempo passa, e cominciamo quindi con il nostro ospite che, vista la sua professionalità, avrà subito cose molto interessanti da raccontarci.
Oggi siamo con Luigi Viazzo, astrofilo del gruppo Astrofili Lariani
Il gruppo Astrofili Lariani è stato fondato il 13 dicembre 1974 per volontà della signora Anna Sacerdoti, curiosa per natura di tutto ciò che è scienza; accompagnata da un gruppo di giovani animati da motivi diversi, ma uniti da un unico obiettivo: soddisfare la propria curiosità verso mondi sconosciuti e inesplorati.
Fu così che iniziò un difficile ma proficuo lavoro, da autodidatti, spesso con l’aiuto di astronomi professionisti quali Margherita Hack, Livio Gratton, Tullio Regge, Vittorio Castellani ecc. Oggi il GAL è un’associazione senza scopo di lucro, il cui obiettivo principale è quello di divulgare le scienze astronomiche e di compiere lavoro scientifico. L’impegno di una ventina di soci ha portato anche alla pubblicazione di due libri, editi dalla casa editrice De Vecchi.
Luigi, divulgazione oppure osservazione?
“La divulgazione, diciamolo, adesso passa molto attraverso Internet, la rete; la gente è molto meno affascinata, non ci sono più le grandi conferenze che si organizzavano una volta. Con il passare del tempo abbiamo avuto la possibilità di acquistare della strumentazione, e abbiamo cominciato a prediligere l’osservazione: prima sul campo, presso una nostra postazione vicino a Lanzo d’Intelvi, e successivamente abbiamo realizzato due osservatori. Il primo si trova sul Monte Galbiga, il comune è quello della Tremezzina, un osservatorio che, inaugurato nel 2002, viene utilizzato tra maggio e ottobre, serate pubbliche nelle quali le persone possono venire a osservare il cielo. Osservare il cielo a 1600 metri è molto interessante, c’è poco inquinamento luminoso, uno dei grossi problemi di oggi che gli astrofili devono affrontare. Il secondo osservatorio che, di fatto, è già stato realizzato, è ad Albavilla, all’interno dell’abitato, ma stiamo aspettando di poterlo inaugurare ufficialmente”.
Le serate dove si possono ammirare le costellazioni
“Questo tipo di evento l’abbiamo organizzato spesso, partecipano molte persone. C’è un momento di attesa, durante il quale l’astrofilo di turno parte con la sciabola laser e mostra le costellazioni, quindi insegna la geografia astronomica. Ecco, mi raccomando a 1600 metri anche in estate non infradito ma piumino! L’osservatorio è aperto da maggio a ottobre; organizzavamo, inoltre, un corso invernale, spesso all’Alpe del Viceré, ogni mese, la domenica sera, per vedere la luna o qualche pianeta in particolare, favoriti dal fatto che, in inverno, la serata finisce con un certo anticipo; speriamo, almeno verso febbraio, di poterne fare almeno un paio, ma in questo momento è impossibile fare previsioni”.
In queste sere cosa possiamo ammirare, anche solo dai nostri balconi?
“Se si possiede un piccolo telescopio, l’oggetto che vale la pena osservare in questo periodo è il pianeta Marte. Lo avrete visto queste sere, già al tramonto, con una luce rossa molto intensa. Considerato il pianeta gemello della terra, è rosso perché la sua superficie è ricoperta di ossido di ferro, ovvero ruggine, e questa ruggine ci rimanda i raggi del sole che lo colpiscono facendo assumere all’oggetto questa colorazione rossa. Marte era per gli antichi greci il Dio della Guerra, proprio per via di questo colore rosso. Puntando il nostro telescopio questa luce intensa ci rimanderà un tondino all’interno del quale riusciremo a vedere una grande macchia – la Syrtis Major Planum – una lunghissima depressione. Marte è un pianeta sorprendente, ha le stagioni, un’atmosfera rarefatta e irrespirabile per noi, peraltro due calotte polari. L’oggetto più bello di Marte è il Monte Olimpo – Olympus Mons – un vulcano spento alto 25 chilometri, tre volte il nostro Monte Everest. Verso ovest potremo vedere Giove e Saturno, ma dobbiamo avere l’orizzonte sgombero perché sono abbastanza bassi, mentre per Marte non c’è problema perché è alto nel cielo. E anche la luna, che in questi giorni è piena”.
Per quanto riguarda le costellazioni?
“Al tramonto, alto nel cielo, il Grande Quadrilatero di Pegaso, formato da tre stelle della costellazione di Pegaso e una di Andromeda; con un piccolo telescopio o un binocolo più potente si può andare a cercare la galassia di Andromeda, una delle galassie più vicine alla nostra. Le galassie sono agglomerati di stelle, noi siamo all’interno di una che si chiama Galassia; una delle più vicine si trova a due milioni di anni luce, quindi la sua luce, quella che vediamo, è partita due milioni di anni fa. Possiamo vedere la costellazione di Perseo, che è una grande Y rovesciata, verso est, con un po’ di fantasia sembra il lago di Como, e sopra la W di Cassiopea. Sotto Perseo, le Pleiadi: se ne vedono sei a occhio nudo, con un binocolo se ne possono intravedere di più. Nel corso della notte, verso le 22.00, comincia a essere visibile il grande quadrilatero di Orione, tipica costellazione invernale, quattro stelle molto luminose, con al centro tre disposte nella direzione dell’orizzonte. Ci sono tante leggende e storie di queste stelle che si vedono nel periodo natalizio. Al di sotto c’è una zona nebulosa dal nome M42, la Nebulosa di Orione, una nebulosa all’interno della quale stanno nascendo delle stelle”.
Come è nata la storia della Stella Cometa legata al Natale?
“La Stella Cometa, nel Presepe, nasce nel XIV secolo, ovvero quando Giotto dipinse la natività nella Cappella degli Scrovegni. Da qui diventa la stella del Natale. Si pensa che, probabilmente, Giotto fu ispirato dalla Cometa di Halley, passata pochi anni prima – una cometa che torna ogni 76 anni, noi l’abbiamo vista nell’85, tornerà nel 2062. Le scritture antiche, invece, parlano di un Astro che aveva guidato i Re Magi. Tornando indietro e controllando gli annali di astronomia si è scoperto che ciò che, probabilmente, li guidò, era una congiunzione di due pianeti di cui abbiamo parlato prima, Giove e Saturno. Molto luminosi, si muovono lentamente essendo distanti da noi; probabilmente questa congiunzione li aveva guidati, in direzione ovest, verso Gerusalemme. In nessuna fonte antica voi sentirete parlare di cometa. Alcuni, invece, ipotizzano la presenza di una stella nova ma, di sicuro non era la cometa di Halley, passata intorno al 12 avanti Cristo”.
Gli astronomi cinesi
“Sono stati fra i più precisi nella catalogazione dei fenomeni astronomici, perché l’opera dell’Imperatore Cinese, gli auspici, si basavano, essenzialmente, su quello che si osservava in cielo. Anche i passaggi della Cometa di Halley che citavo prima, sono stati ricostruiti grazie a loro”.
E grazie a Luigi Viazzo, con lui abbiamo guardato il cielo che, nelle belle serate d’autunno come in ogni altra stagione, non finisce di affascinarci.
www.astrofili lariani.org