Carlo Pozzoni racconta 20anni di storia comasca in 100 foto

8 dicembre 2020 | 09:11
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Carlo Pozzoni racconta 20anni di storia comasca in 100 foto
Carlo Pozzoni racconta 20anni di storia comasca in 100 foto
Carlo Pozzoni racconta 20anni di storia comasca in 100 foto

Como ha un cronista che in tanti anni è sempre “stato sul pezzo”… senza scrivere una parola. Eppure le fotografie di Carlo Pozzoni, reporter free lance, raccontano la storia contemporanea della città e della provincia meglio e prima di tanti articoli di giornale. Foto grafare significa letteralmente scrivere con la luce e Pozzoni lo ha fatto dando notizie di fatti e persone con puntualità, tecnica e grande umanità perchè, come diceva il grande fotografo Cartier-Bresson, fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.

L’archivio Pozzoni documenta gli ultimi decenni di vita in città anche meglio dell’emeroteca della biblioteca pubblica e, 100 dei suoi scatti faranno parte del volume “Vent’anni di cronaca a Como”, con i testi di Umberto Montin e la prefazione di Michele Brambilla, direttore responsabile di QN Quotidiano Nazionale, disponibile nelle librerie dal prossimo 11 dicembre.

Era da tempo che ci pensavo, poi un amico giornalista mi ha stimolato a farlo. Ecco finalmente il mio libro fotografico che raccoglie, con una scelta molto soggettiva, le migliori 100 situazioni e personaggi che hanno attraversato la vita comasca degli ultimi vent’anni” dice Carlo Pozzoni dando l’annuncio sui social dell’ imminente pubblicazione.

carlo pozzoni libro

Cento foto, cento eventi, cento storie. Migliaia di protagonisti. Attivi nell’immagine, passivi nell’esercito di chi quelle foto le ha viste, ammirate, gustate quando furono realizzate. “Vent’anni di cronaca a Como. 100 foto di Carlo Pozzoni” è il film della migliore storia di Como e dei comaschi, anche quando le immagini documentano un dramma, un problema, un dolore. Perché la vita di una comunità segue la complessità e le difficoltà di coloro che la animano.

Non potrebbe non essere così. Soprattutto laddove c’è chi è chiamato a raccontarla, questa esistenza collettiva. Come Carlo Pozzoni che, in questo libro, riavvolge la pellicola di tanti fatti finiti per lo più sulle pagine de “La Provincia”, in una sequenza che vuole essere anche la scrittura di un mondo, il piccolo mondo antico del lago sconvolto dalle mutazioni travolgenti dei tempi moderni.

Proprio per non finire per essere fagocitati dal prorompente incedere della quotidianità, Pozzoni restituisce ai comaschi gli spezzoni necessari per una memoria locale. Lo fa usando il “colore” della cronaca, il bianco e nero, potente nella sua essenzialità, nella sua nuda affermazione al di là dei filtri della quotidianità, perfino crudele laddove sbalza personaggi e avvenimenti dal contesto per consegnarli, nella loro dimensione visiva, alla narrazione del futuro.

La nostra è un’epoca nostalgica e i fotografi sono promotori attivi della nostalgia. La fotografia è un’arte elegiaca, un’arte crepuscolare. Quasi tutti i suoi soggetti, per il solo fatto di essere fotografati, sono tinti di pathos” scriveva nel 1977 Susan Sontag. Carlo Pozzoni fa sua questa lezione e la regala ai comaschi. E non solo.