Dall’ispirazione alla tecnica: così è nato il monologo “Como una Volta”, direttamente dalla stanza di Pietro Cerchiello

Martina Toppi conduce per il terzo anno la rubrica di creatività giovanile “Le api dell’invisibile”
Immaginatevi di essere soli con voi stessi nelle vostre stanze, il mondo è fuori ma vi è precluso, cosa vi resta? Non è una situazione troppo paradossale, nei mesi passati l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle più e più volte e forse proprio in questa condizione infelice abbiamo riscoperto che è possibile alimentare la macchina della creatività dall’interno, da sé, per potersi superar e uscire da sé stessi. È così in effetti che Pietro Cerchiello, ospite di questa puntata de Le Api dell’Invisibile, racconta la genesi della sua pièce teatrale, nella solitudine della propria stanza durante il primo lockdown.
Non è un caso infatti che si tratti di un monologo, forse la forma d’espressione più esemplificativa di questi tempi così alienanti. Più strano però è che questo monologo racconti una storia che non è di Pietro, ma della quale il giovane autore e attore si è dovuto impadronire con ricerca e passione. È iniziato tutto da un articolo e da qualche fotografia capace di portarlo con la mente non solo fuori dalla sua stanza a Udine, dove si trovava per concludere gli studi all’Accademia d’Arte Drammatica Nino Pepe, ma anche indietro nel tempo, verso la Como d’inizio ‘900.
Pietro Como la conosce bene, è nato nel 1998 a Cadorago ed è cresciuto in questa provincia, ma è stato proprio durante un periodo di lontananza che ha iniziato a esplorarne il passato. Tanti libri sul tema, la performance di Eugenio Allegri in Novecento al teatro Giovanni da Udine quando ancora era possibile sedere in platea e poi la voglia di tirare fuori qualcosa da dentro di sé dopo essersi nutrito della creatività che sta fuori: sono questi gli ingredienti per la nascita di Como una volta. «La prassi è ogni volta diversa, c’è qualcosa che vedo, che mi capita sotto mano o che ascolto e che accende il fuoco all’immaginazione, fa scattare la scintilla. Poi però si tratta di dare forma a quello che voglio dire. C’è un’urgenza che spinge a scrivere in maniera anche sconnessa, ma poi devo inserire tutto all’interno di una tecnica. La scrittura non è solo passione, immaginazione e creatività.»
Racconta così Pietro quel processo creativo ben nascoto dietro all’opera finale e del quale spesso non ci rendiamo conto. Far nascere Como una volta non è stato un gioco da ragazzi, come sempre accade quando partendo dalla fiammella di immaginazione si vuole provare a costruire la complessa architettura che è uno spettacolo teatrale, ma nemmeno portarlo al pubblico di questi tempi è così immediato. Per farlo Pietro ha di nuovo ricercato nel passato, nel modo in cui altri prima di lui hanno affrontato situazioni simili. «Il teatro è un’arte che si deve sempre reinventare, basti pensare che l’arte in maschera nasce quando il teatro viene messo al bando e diventa un’attività fuori legge con la peste, durante il Medioevo, e gli attori per non farsi riconoscere usavano le maschere.»
È un po’ questa voglia di reinventarsi che spinge Pietro a scegliere come soluzione il teatro delivery in una forma personalissima che rivoluziona quella originaria di Ippolito Chiarello e che proprio in questa puntata del podcast racconta, con tutte le difficoltà e le novità annesse. Accettare i cambiamenti non è semplice, soprattutto quando sono così dirompenti come quello che stiamo vivendo: l’arte deve misurarsi con questo percorso a ostacoli che rischia di fermarla in corsa. In un tempo di teatri chiusi però la creatività non si ferma e non si può fermare, persone come Pietro non possono accettare di mettere a tacere quella fiamma alla quale dedicano la loro vita. Ecco perché il teatro delivery in versione Pietro è una voce che merita che di essere ascoltata e una soluzione da accogliere per mantenere acceso il fuoco della creatività. Non è casuale forse che proprio in Novecento di Baricco, opera che ha acceso la scintilla della creatività di Pietro contribuendo alla nascita di Como una volta, si possa leggere: «Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c’è più nient’altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre.» Immaginatevi la voce di Eugenio Allegri che pronuncia queste parole e poi lanciatevi all’ascolto del podcast di oggi per scoprire come funziona il teatro delivery di Pietro e per scoprire la passione e il lavoro che si nascondono dietro alla realizzazione di Como una volta.
Per seguire gli altri progetti creativi di Pietro non vi resta che visitare i suoi profili social per non perdervi nessuna novità.
A cura di Martina Toppi

Questa è una rubrica dedicata a tutti coloro che scrivono, in particolare poesie. Se volete venire a raccontarmi il vostro progetto, la vostra scrittura e le vostre parole, scrivete a martinatoppi43@gmail.com: “Le api dell’invisibile” vi aspettano!
«…il nostro compito è quello di compenetrarci così profondamente, così dolorosamente e appassionatamente con questa terra provvisoria e precaria, che la sua essenza rinasca invisibilmente in noi. Noi siamo le api dell’invisibile. Noi raccogliamo incessantemente il miele del visibile per accumularlo nel grande alveare d’oro dell’Invisibile.» R. M. Rilke