COOKIN’ MUSIC #014
Musica nuova in cucina con i tre chef di COOKIN’ MUSIC: Cristiano Paspo Stella, il cantautore, Massimiliano Pini, il cuoco clandestino e Piergiorgio Ronchi, il beer sommelier, apparecchiano un menù in tre portate partendo da una canzone
#014 Autogrill di Francesco Guccini
Abbiamo mai pensato di mangiare all’autogrill? Durante le partenze estive… Guccini con autogrill ci fa vedere una visione diversa dell’autogrill solito…E qua saremmo sulla biografia di questo grandissimo personaggio solo parziali ed imprecisi – quindi perdonateci ma glissiamo…
Questo brano del 1983 … è un racconto di chi dice che nella propria vita non ha nessun rimpianto mente. Beh, tutti ne abbiamo ma spesso tentiamo di archiviarli, considerandoli futili e passeggeri. Tutti noi durante anonime giornate ci siamo ritrovati di fronte a un ragazzo o una ragazza, che per un motivo a noi sconosciuto, ci colpirono a tal punto da farci pensare per un momento:“adesso vado lì, trovo una scusa stupida per spezzare il ghiaccio…”;
e poi tutte le volta non lo abbiamo fatto. Quindi abbiamo consapevolmente, giocosamente oppure, in modo del tutto casuale, abbiamo generato un rimpianto, il what if all’inglese, la sliding doors, quello che sarebbe successo se… quel chissà che magari ci ritorna alla mente dopo anni.
Guccini non solo fine cantautore, scrittore, professore riesce a dipingere questo affresco umano ma riesce nella sua poetica semplice e bastarda a metterti (metterci) davanti allo specchio e guardar noi stessi.
Vi siete visti? Adesso chiudete gli occhi e immaginate di trovarvi nell’autogrill.
Pausa caffè, andate al bancone e lì trovate una ragazza che prepara i drink, con un sorriso bellissimo e delle fossette da “film”; da pubblicità la definisce Guccini; si era innamorato. In sottofondo i TIR rombano e vanno via, simulando una vita che non è altro che un cammino, ti fermi e vai; un continuo andare.
Nel frattempo però continui a osservarla, scrutando ogni particolare, senza farti vedere o mostrando per un millesimo di secondo quell’interesse che fa capire a chi hai di fronte i tuoi pensieri. E allora cerchi di far durare quel momento il più possibile, simulando magari una scena da film, inserendo un disco nel juke-box per sentirti in un “film vecchio della Fox”. E poi? E poi accade quello che succede sempre: l’imminente assenza di coraggio, o forse un segnale della vita che ti vuol dire che non è quello il momento esatto, chissà; ma che comunque in quell’istante diventa una resa, una cancellazione dei pensieri precedenti, che comporteranno un: “quant’è?”; con un successivo amaro e malinconico abbandono del posto. Lasciandoti il rimpianto di quello che sarebbe potuto accadere.
Ma nel gioco avrei dovuto dirle: “Senti, senti io ti vorrei parlare…”
Esci dall’autogrill, risali in macchina, freccia e gas. Gas, quello che vorresti dare in quel momento alla tua vita, per andare avanti di anni e tralasciare quell’attimo che appare così doloroso e insuperabile; ma ovviamente non puoi farlo, dio non ci ha concesso il dono della “soluzione alla non sofferenza”, forse ci gode. E quindi niente: un’altra occasione persa o magari un problema evitato; ma è proprio questo il problema: non sapere come sarebbe andata. Arrivi a casa, “apri il cassetto dei rimpianti”, aggiungi quest’altro ed esci la sera con gli amici sorridendo; facendo il figo durante i discorsi e dicendo: “ma no, io non ho rimpianti nella vita” con una voce odiosa e fiera come quella di Clint Eastwood…
… insomma un po’ da soliti pirla.
piatto: e parlando di Autogrill, un must il “Cotoletta”.
Ingredienti:
2 fettine di petto di pollo
1 uovo
2 panini tipo arabo
4 foglie di insalata gentile
4 fettine di emmenthal
1 pomodoro ramato
q.b. pangrattato
q.b. olio per friggere
q.b. sale e pepe
q.b. salsa tartara o maionese
ahò”! la maionese la dovete fare voi! Ihihihihi… a mano d’oro santa, un consiglio aggiungeteci un cucchiaino da the di senape media, che migliora la struttura e la fa montare meglio e anche la salsa tartara. Usate una parte della maionese con l’aggiunta di cetrioli tritati, capperi, cipolla (o erba cipollina). Potete aggiungere uova sode tritate, olive, rafano, aceto (migliora l’emulsione), … uno sbatti? Sì, ma vuoi mettere la soddisfazione.
La salsa tartara o souce tartare è una preparazione di derivazione francese, i tartari non centrano se non che a fine Ottocento, quando fu inventata, fu associata a questo, che nell’immaginario collettivo dell’epoca era considerato un popolo rozzo e selvaggio proveniente dalla Siberia, un po’ come grossolana è la grana di questa salsa. Torniamo al cotoletta…
Preparazione
Prendete le fettine di petto di pollo e battetele leggermente con il batticarne. Rompete l’uovo in un piatto e sbattetelo unendo un po’ di sale e pepe. Passate le fettine nell’uovo e poi nel pangrattato.
Mettete sul fuoco una padella con dell’olio per friggere e iniziate a friggere le cotolette da ambo i lati a fiamma media, non usate una fiamma alta altrimenti si cuoceranno solo all’esterno. Scolate le fettine panate su un foglio di carta assorbente e poi salatele leggermente.
Tagliate in due i panini e spruzzate le parti interne con poco olio extravergine di oliva poi mettetele a tostare su una griglia o bistecchiera.
Quando il pane sarà tostato toglietelo dalla griglia e spalmate tutte le parti interne con la salsa tartara o maionese. Sulla base adagiate una cotoletta e due fettine di emmenthal tagliato sottile poi rimettete solo la base di nuovo sulla bistecchiera.
Lavate le foglie di insalata e il pomodoro e tagliate a fettine sottili. Terminate il panino con due foglie di insalata e qualche fettina di pomodoro.
la birra acconcia: ma… “birra chiara e seven up…” come la ragazza della canzone, ovvero una panache o radler che altro non è se non birra (di solito Lager o Weiss) unita a una bibita analcolica, gazzosa, limonata o altro. Diverse le varianti – nelle dosi e combinazioni: in Francia la Panaché come la Bicicletta a Rimini, entrambe a base di birra e gazzosa, la Clara spagnola e la Shandy inglese, oltre alle infinite versioni possibili della radler.
Ma andiamo alle origini: tutto nacque a Monaco, negli anni Venti, quando più di diecimila ciclisti decisero di fare tappa nella stessa osteria: il titolare, temendo di terminare le scorte di birra, decise di “tagliare” la bevanda rendendola più dolce, dissetante e leggera. I ciclisti apprezzarono il miscuglio di birra e limonata: il nome radler significa, appunto, “ciclista”, a ricordare questo aneddoto. Dalle origini di questo particolare “cocktail”, certo è il suo successo, soprattutto nei mesi estivi, dettato dal basso tenore alcolico e dalla facilità di una bibita che vede stemperato il suo amaro. In Italia questi mix arrivarono negli anni 50 e 60, recente, invece il loro ingresso massiccio con sempre di più case produttrici di birra che scelgono di proporle, pronte da bere e ben fredde.