A San Fermo alla scoperta di Villa Somaini: panchine e libri, ma anche i Barabitt!

15 aprile 2021 | 22:02
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Il nostro tour del Lario con Mondo Turistico. Oggi un luogo che pochi conoscono: storia e tradizioni.

Dopo aver ammirato la Chiesetta dei Pittori, situata all’inizio del Parco Spina Verde chiesetta dedicata a San Rocco che, come raccontano l’Assessore al Turismo Fabio Ansideri e Don Teresio Barbaro, è il Santo legato alla liberazione dalle pandemie (VIDEO ALLEGATO) ci spostiamo a Villa Somaini di San Fermo della Battaglia. L’esterno della Villa ci viene presentato dalla guida turistica Valentina Binda e dall’Assessore Ansideri che hanno ripercorso la storia di un edificio nato come villa privata della famiglia Olginati, passata poi in proprietà ai Somaini nel 1926.

Angelica Volpato, Presidente della Commissione Biblioteca, ci mostra il giardino interno nel quale vediamo le due panchine colorate – quella rossa contro la violenza sulle donne e la gialla per la Giornata Nazionale della Memoria delle Vittime delle mafie. Sempre nel giardino possiamo ammirare le prime gemme dell’albero della legalità, piantato nel 2019 e, al piano terra dell’edificio, una biblioteca nella biblioteca: la BILL. Più di duecento titoli studiati da professionisti che ogni anno l’aggiornano e la integrano di nuovi titoli. E Plog, la mascotte voluta da Angelica, fatta da una signora del Centro Anziani di San Fermo. “Il nome non riuscivamo a darlo – ci ha raccontato Angelica – poi una ragazza ha ideato questo acronimo: Promuovere la Legalità Per Ottenere Giustizia.

Al primo e al secondo piano troviamo la sala lettura e la sala congressi, dove ammiriamo la mostra permanente sui Barabitt, che si potrà visitare nell’orario di apertura della biblioteca quando questa sarà di nuovo accessibile al pubblico.

Quella dei Barabitt è una storia particolare e controversa, ce la racconta la scrittrice Marialuisa Righi. Voluto da Francesco Somaini come centro di rieducazione per dare ricovero ai ragazzi che, ai primi del Novecento, non avevano famiglia oppure presentavano caratteristiche difficili, l’istituto ebbe il merito di fornire quella formazione alla quale, viceversa, non avrebbero potuto accedere. Per contro, all’inizio, a causa di un sistema educativo basato sulla repressione, in molti subirono dei veri e propri traumi, tanto che l’istituto veniva indicato dai genitori come monito ai bambini che non si comportavano bene: “Sei proprio un Barabino, se continui così ti faccio rinchiudere nel collegio di San Fermo”. Da qui il nome Barabitt, la cui etimologia deriva da Barabba.

Il merito di aver riportato alla luce le loro storie è proprio di Marialuisa Righi e Graziella Monti che, nell’omonimo libro dell’Editoriale Lombarda, hanno fatto una ricostruzione accurata di quegli anni attraverso il recupero e restauro delle cartelle dell’istituto.

Con il passare degli anni e con l’evoluzione dei metodi educativi, l’istituto è diventato una vera e propria scuola, che ha accolto e formato molti figli i cui genitori erano emigrati all’estero o avevano situazioni famigliari difficili, oltre a ragazze e ragazzi del circondario.

Il sindaco di San Fermo, Pierluigi Mascetti, firma la postfazione di questo libro che ha visto la sua pubblicazione grazie anche al sostegno dell’Amministrazione Comunale. Sara Mascetti, sua figlia, ha iniziato la tesi di laurea magistrale in Scienze della Formazione discussa lo scorso 21 dicembre proprio su di loro. “Ai bambini persi e poi ritrovati”, è stata la dedica. Oggi anche da noi.