Dante: terzine from…Colombia. L’amore non dovrebbe essere un privilegio

«Mi piace il romanticismo della storia tra Francesca e Paolo, perché credo che l’amore sia l’unico privilegio da cui non dovremmo mai fuggire e a cui non dovremmo mai rinunciare, anche se per alcune persone può sembrare sfuggente o, come nel caso degli amanti, “proibito”». Così Marisol Bohorquez Godoy, poetessa e pittrice colombiana oggi residente negli Stati Uniti, commenta la scelta delle terzine dantesche per il progetto “Dante, terzine from the world” organizzato da La Casa della Poesia di Como in occasione del settecentesimo anniversario della morte del poeta. Marisol legge queste terzine in spagnolo, la sua lingua nativa, sebbene oggi sia cittadina statunitense. E infatti anche nel video girato per La Casa della Poesia di Como Marisol porta il cuore della propria cultura colombiana che, anche se ormai è geograficamente lontana, ha avuto un impatto enorme sulla sua vita e di conseguenza sulla sua poesia. Marisol infatti è nata nella campagna colombiana e qui ha i primi contatti con l’arte, un’arte naturale fatta di meraviglie ambientali, farfalle in volo e il soffio gentile del vento, ma anche con la guerra. Due incontri che hanno segnato per lei un punto di non ritorno. Se infatti Marisol si è formata come ingegnere e ha lavorato in una compagnia petrolifera, a un certo punto della sua vita ha deciso di abbandonare tutto per dedicare la vita alla sua più grande passione: la parola. Dopo un master in letteratura spagnola e latino americana, con tesi sull’influenza della matematica nella poesia, Marisol lascia l’ingegneria e la Colombia per iniziare a vivere negli Stati Uniti. Con la sua vita e con la sua poesia da sempre cerca di essere una voce esemplare di donne che possono essere scienziate, poetesse e, soprattutto, indipendenti. Ecco quindi il motivo della scelta di queste terzine dantesche tratte dal canto V dell’Inferno:
CANTO V, SECONDO GIRONE: LUSSURIA
versi 130-136
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse. 132
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso, 135
la bocca mi basciò tutto tremante.
Per Marisol, Francesca da Polenta è l’esempio di una donna vittima delle scelte altrui, per cui l’amore è un privilegio da pagare caro: per leggere il commento in versione completa potete visitare il sito de La Casa della Poesia di Como.
L’attenzione e la denuncia di Marisol della violenza di genere passa anche e soprattutto per la parola poetica, come dimostra questo componimento che proprio alle vittime della violenza di genere è dedicato:
Ancora esisti?
Alle donne vittime della violenza di genere
Se mi chiudi le labbra col tuo pugno chiuso
io scapperò da te
senza aspettare che un principe venga a riscattarmi
Se fai sanguinare il mio sesso
prendendomi con la forza,
io scriverò versi
che germineranno in ogni cicatrice
Le mie parole ti ricorderanno che fu una donna
colei che cullò il tuo fragile corpo nelle sue viscere
ignara del potere della tua metamorfosi
Perchè io sono la madre
a cui continui a lacerare il ventre
Sono io la carne con cui cucini la tua cena
portando dio come tuo invitato
Eppure da lontano aspetto l’istante reversibile,
il giorno in cui mostrerai il tuo volto
degno di appartenere alla nostra specie;
– uomo capace di sostenere la farfalla tra le mani
senza mutilare le sue ali –
Martina Toppi