Gli enigmi della filanda nel nuovo romanzo di Giuseppe Guin. Intervista

30 maggio 2021 | 11:18
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Gli enigmi della filanda nel nuovo romanzo di Giuseppe Guin. Intervista

La vita di una famiglia di nobili, da generazioni proprietaria della storica Filanda di Brienno, viene sconvolta da una vicenda tragica, figlia dalla Guerra e della miseria. Siamo sulla sponda occidentale del lago di Como, e lo scrittore comasco Giuseppe Guin porta il lettore negli anni del dopo guerra, anni tribolati anche per i sonnacchiosi borghi lariani che erano stati teatro per l’epilogo del conflitto e della dittatura. Ma nel nuovo romanzo di Guin, “Le luci della filanda”, non ci sono vicende belliche, piuttosto enigmi, misteri e presenze. Forse.

Dopo il successo degli ultimi suoi lavori, “Mano di donna” e “Gente di Lago”, il giornalista e scrittore Giuseppe Guin torna nelle edicole comasche con il suo ultimo libro: “Le luci della filanda”, un affresco del piccolo mondo che vive sul lago di Como, a metà Anni Cinquanta del secolo scorso.

Il libro, uscito da qualche giorno nelle edicole,  sarà presentato giovedì 3 giugno con due appuntamenti a Villa del Grumello a Como, via per Cernobbio 11: alle 18 l’incontro sarà condotto da Lorenzo Canali con letture a cura di Miriana Ronchetti. Posti ancora disponibili, prenotazione obbligatoria a info@tbmservice.it.  Aalle ore 20.45 l’incontro sarà condotto dal giornalista Giorgio Gandola, la lettura di alcuni brani è affidata all’attrice Laura Negretti. (posti esauriti)

Abbiamo incontrato Giuseppe Guin sul luogo dei fatti: la filanda di Brienno 

giuseppe guin libro le luci della filanda

Guin torna a raccontare il lago di Como e quel mondo, storie di vite e di uomini, così particolare che in passato come oggi racchiude.  A Brienno il conte Luca Gregorio, scosso da quanto accaduto alla sua famiglia, decide di cambiare il propria modo di vivere, ma soprattutto il corso della storia in quel piccolo borgo. Il suo proposito viene però interrotto da una morte dai contorni misteriosi. Una donna del paese, ritenuta di facili costumi, viene infatti trovata cadavere nella stanza segreta della contessa Beatrice Matilde Cristina degli Azimonti. Secondo il maresciallo dei carabinieri, Pasquale Interlicchia, trattasi di un semplice omicidio, peraltro risolto, perché lui conosce volto e nome del responsabile.

Secondo l’esorcista padre Bernardo Adinolfi, arrivato a Brienno insieme a una delegazione di alti prelati del Sant’Uffizio vaticano, quella morte è, invece, la diretta conseguenza di una possessione demoniaca.

Che cosa sia davvero successo alla Filanda, in quella maledetta mattina del 7 luglio del 1950, è uno dei tanti misteri che si intrecciano in “Le luci della filanda”. La blasonata coppia di conti, costretta a fuggire, troverà rifugio nell’antico Mulino Valsecchi, lungo la valle maledetta del Canova e lì, la loro esistenza andrà ad intrecciarsi con la vita del temuto Giorgione, il cacciatore di volpi.