Michele Marciano presenta la storia della sua vita d’impegno sociale

7 giugno 2021 | 08:19
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Michele Marciano presenta la storia della sua vita d’impegno sociale

Mercoledì 9 giugno alle ore 17.00, Auser Lombardia e Auser Como invitano alla presentazione online del libro di Michele Marciano “Maranese. Storia di una vita”, un’autobiografia che racconta l’instancabile impegno in ambito politico, sindacale e sociale di una figura importante della sinistra comasca. L’autore, insieme all’editore Fabio Cani di NODOlibri, dialogherà con Sara Bordoni, Lella Brambilla e Massimo Patrignani di Auser.

Tra le sue molteplici attività, Michele Marciano, ha contribuito attivamente alla crescita di Auser in provincia di Como ed ora, in occasione dell’uscita del libro, ha deciso di destinare una parte dei proventi derivanti dalla vendita, all’associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società.

Lungo le 147 pagine del volume si snoda un percorso autobiografico lungo oltre ottant’anni, dalla nascita al Maranese (Napoli), un luogo meraviglioso, in simbiosi con la natura, alle vicende della seconda guerra mondiale che hanno attraversato in modo drammatico il luogo d’origine, all’adolescenza, alla formazione politica, all’emigrazione, al lavoro, alla famiglia, all’impegno sindacale e alla lunga esperienza di volontariato.
Un viaggio che tocca la Toscana, la Valtellina, Monza, la martoriata Bosnia, Capo Nord, New York, il Senegal, l’Etiopia e, naturalmente, Como.

La presentazione si terrà giovedì 9 giugno 2021 alle ore 17 sulla piattaforma Zoom a questo link: https://zoom.us/j/4107076069?pwd=TkhMb252S01iRUt1UjRGTmMyTWY2Zz09#success
ID riunione 410 707 6069
Passcode 0706

michele marciano libro

Il libro

È un grande affresco quello che Michele Marciano ci offre con il racconto degli ottant’anni della sua vita. Una vita sempre in divenire, dall’infanzia vissuta a Napoli, al Maranese, monumentale palazzo all’interno di un antico feudo dell’aristocrazia borbonica, che recava nel suo impianto evidente traccia di un antico prestigio e splendore, allora abitato da una comunità molto varia formata da più di quaranta persone, con diverse famiglie, fra cui la sua.
Michele ricorda e fa rivivere con grande intensità il luogo, gli spazi, le persone, le stagioni, i colori, i sapori, le feste: tutto raccontato attraverso lo sguardo incuriosito e stupito di un bambino sensibile.
Questo mondo operoso, questa infanzia spensierata sono drammaticamente attraversati dalla durezza della guerra: l’arrivo di soldati sbandati dopo il luglio del 1943, accolti dai contadini, l’irruzione dei tedeschi che uccidono sei vecchi inermi, lo sfregio del cadavere di chi aveva fatto la spia, l’arrivo degli americani. E nei mesi successivi «Napoli distrutta moralmente e fisicamente», commenta Michele. Nel dopoguerra il clima familiare (il padre tranviere, comunista e antifascista della prima ora, la madre maestra elementare e militante dell’UDI) favorisce la consapevolezza di scegliere da che parte stare e soprattutto attiva la volontà di impegnarsi concretamente, con quella grande capacità di motivazione e organizzazione che l’accompagneranno per tutta la vita.
Nell’Italia della ricostruzione, dopo gli studi tecnici, comincia la sua avventura lavorativa, sospinto certo dalla ricerca di un lavoro sempre più qualificato ma anche da un desiderio di conoscenza di luoghi e situazioni nuovi e, anche se a volte morde la nostalgia o l’incertezza del futuro, cerca parole poetiche per esprimerle ma non si lascia condizionare nelle scelte.
E così, per due decenni, gira l’Italia, da Napoli a Vinci e a Firenze in Toscana, a Talamona in Valtellina e poi di nuovo a Napoli, a Monza e infine a Milano, dove viene assunto dalle Ferrovie dello Stato; sia che lavori presso aziende artigiane sia in grandi complessi come il Nuovo Pignone o in aziende pubbliche di trasporti, sempre traspare il suo interesse e impegno nel lavoro produttivo, senza mai dimenticarne la dimensione sociale e politica attraverso la partecipazione all’attività sindacale, mai in modo burocratico, sempre con un profondo coinvolgimento emotivo.
Spazio particolare è dedicato alla sua vita da ferroviere – da quando è assunto nel 1969 – e alla sua attività nel Sindacato Ferrovieri nei durissimi anni di piombo, quando la ferrovia fu una struttura completamente sotto tiro, con più di 140 morti in stragi e attentati.
La fine dell’attività lavorativa non è la fine dell’impegno politico e sociale. L’orizzonte si allarga… Nel 1989 la caduta del muro di Berlino ha aperto immense aspettative, ben presto disattese. Negli anni Novanta la Jugoslavia è in dissoluzione, infiammata da una drammatica guerra civile. Michele partecipa alle iniziative umanitarie delle ACLI, progettando una vacanza in Toscana, a Casale Marittimo, per i bambini del Campo profughi di Škofja Loka, la prima di tante altre iniziative, tra le quali la ricostruzione di due complessi scolastici a Sarajevo e la riattivazione della linea ferroviaria Sarajevo – Ploče, attraverso il coinvolgimento del Sindacato unitario e delle Ferrovie dello Stato.
E poi l’interesse per la realtà africana e i suoi problemi attraverso la narrazione di Severino Proserpio, sindacalista trasferito in Senegal. Anche in questo caso una iniziativa concreta: la partecipazione alla costruzione di una casa di accoglienza per bambini senza famiglia, con il coinvolgimento dello SPI.
E, alla fine, l’ultima avventura, la fondazione del Circolo Legambiente “A. Vassallo” di Como, estrinsecando così quella sensibilità nei confronti dell’ambiente ereditata dal padre. Ritorniamo, dunque, all’origine… al Maranese…
Un grande affresco: è la storia italiana – e non solo – che si snoda dagli anni Quaranta del Novecento ai giorni nostri. In questo scenario è vissuto Michele, ha coltivato i suoi affetti – che pure ha ricordato con grande sensibilità –, ha cercato sempre di capire e agire di conseguenza e concretamente, di essere coinvolto e di coinvolgere, di condividere, di non essere mai indifferente. Nella sua narrazione senza retorica c’è sempre questo riferimento alla coordinate spazio-temporali in cui siamo immersi, che pongono domande e sollecitano risposte.