E’ in libreria l’autobiografia di Ezio Frigerio: “Io sono un mago”. “Almeno mi piace pensarlo” dice il grande scenografo

Nella walk of fame (che non c’è) dei comaschi illustri, il nome di Ezio Frigerio occupa un posto importante. Nella sua lunga e avventurosa vita, guidato dalle muse, da scenografo ha creato mondi entro i quali si sono mossi i protagonisti di opere teatrali, balletti e film. Nessuna bacchetta magica, ma tanto studio e quell’ingegno che aleggia in Brianza, terra di artigiani sopraffini. Anche se Frigerio, nato a Erba nel 1930, ha presto lasciato questi luoghi diventando cittadino del mondo e lo sceneggiatore richiesto da tutti i più importanti teatri, dalla Scala al Metropolitan di New York. Per vent’anni ha vissuto a Parigi, oggi vive sul lago di Pusiano e, a 91 anni ha deciso di mettere per iscritto alcuni momenti della sua splendida carriera nella quasi autobiografia “Il sono un mago”, nelle librerie da ieri per Baldini+Castoldi.
Intervenuto alla trasmissione Conversescion di Ciaocomo radio, Frigerio racconta un piccolo estratto del libro
Ascolta qui l’intervista a EZIO FRIGERIO
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Rapidi, pastosi, materici come le pennellate di un pittore informale, i capitoli che compongono il libro attraversano il Novecento più colto. Fra una risata irriverente e qualche nostalgia, Ezio Frigerio ricorda la sua lunga esistenza con una sorprendente lucidità sentimentale. Nato da famiglia benestante erbese durante il fascismo, l’autore non esita a sorridere malignamente della buona borghesia locale. Il suo tratto corrosivo ricorda il miglior Piero Chiara, ma le letture giovanili dei romanzi di Salgari (letture condivise con il cugino Giuseppe Pontiggia che diventerà scrittore), lo inducono a essere curioso della vita, e a non risparmiarsi le più funamboliche avventure. Dopo la guerra, i bombardamenti, i tedeschi e la Liberazione, il giovane Frigerio scopre la pittura fiorentina, il mondo artistico che impregnerà anche il suo futuro mestiere di scenografo. E, ancora molto giovane, affronta l’impegno del teatro con Strehler come mentore – un sodalizio intenso e tempestoso che durerà decenni – quello del cinema con De Sica, la Loren e Mastroianni, il balletto con Rudolf Nureev. E, in seguito, gli allestimenti storici per il Piccolo Teatro di Milano, la Scala, l’Opéra di Parigi. Ma per Frigerio l’avventura è anche lontano dalle mille luci dei palcoscenici: nel silenzio immobile del deserto, nell’Africa più profonda, nella Russia più sconosciuta. Pagina dopo pagina il lettore incontra ricordi, sorrisi e qualche commozione non ancora sopita. Sberleffi e carezze, dedicati alla vita e alla sua magia. La stessa magia che il grande scenografo ha offerto agli spettatori per molte, moltissime sere. Giocando, come in queste pagine, su quel confine sottile e illusorio che sta fra verità e menzogna.