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Short Stories – NATALE IN FAMIGLIA di Andrea Di Gregorio

24 dicembre 2021 | 15:05
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Short Stories – NATALE IN FAMIGLIA di Andrea Di Gregorio

Regalateci una storia, Short Stories nasce con l’obiettivo di proporre ai lettori racconti inediti e agli scrittori una pagina bianca da rienpire con creatività. Il tema è libero, potete sbizzarrirvi con fantasy, gialli, rosa, noir, quelo che preferite. Lo spazio, però, è di massimo 20.000 battute spazi inclusi. Inviate via mail a contatti@ciaocomo.it, il comitato di redazione decidera se e quando pubblicare il racconto.

NATALE IN FAMIGLIA 

di Andrea Di Gregorio

Nelle canzoni americane ci sono due concetti molto – ma veramente molto – ricorrenti.
L’uno è surrender, che puoi tradurre con l’imperativo “arrenditi!”, o anche con “resa”, “capitolazione”.
L’altro è all your dreams come true che significa “tutti i tuoi sogni si realizzeranno”.
Surrender intimano (tra gli altri) Elvis Presley, gli U2, Alanis Morissette, i Roxette, ma anche John Dowland ed Henry Purcell, Robbie Williams, Celine Dion e persino Laura Pausini (con Ray Charles). In linea di massima si tratta di un’esortazione all’amat* a farsi amare. L’idea di “arrendersi” dà l’idea di una battaglia, di un’occupazione di territori: un concetto abbastanza sconosciuto nelle canzoni d’amore italiane che, di solito, parlano di mare che bagna la spiaggio o di cielo che illumina i prati.
Quanto alla realizzazione dei sogni (spesso in seguito alla resa), anche lì le promesse si sprecano: Ella Fitzgerald, Billie Holliday, Sergio Mendez… c’è persino un gruppo che si chiama “Lie Lie” (Bugia bugia? Sdràiati sdràiati?) e ti canta che tutti i tuoi sogni si avvereranno, e un altro che si chiama “Elevator to the Grateful Sky”, che sono di Palermo e fanno musica piuttosto brutal death metal: Gesù, ti prego, fa’ che non si avverino quei sogni!
C’erano giusto gli Eurythmics ad avvertirti che i sogni sono fatti di questo… e
questo questo consisteva in questo volerti usare, o maltrattare. E la splendida Annie Lennox sorrideva prendendo le distanze: Who am I to disagree?

Babbo Natale, che dorme 350 giorni l’anno (o 351 nei bisestili) e passa gli ultimi 15 giorni in una situazione di totale emergenza, con alcuni miliardi di pacchetti da
consegnare e senza avere neanche un rider a cottimo (ma solo alcune renne pluricentenarie, una delle quali, Rudolph, all’improvviso decide di farsi chiamare “renno” e si offende molto se qualcuno continua a chiamarla “renna”), si è appena svegliato e non ha propria alcuna voglia che i suoi sogni diventino realtà. In effetti, i suoi sogni hanno le dimensioni di una vera e propria serie televisiva in otto stagioni, e lui se il sorbisce tutti di seguito.
Abbastanza da svegliarsi spossato.
Nell’ultimo sogno che ha fatto, proprio prima di svegliarsi, era capitato nel salotto di una famiglia gay con due mariti che si chiamavano, uno Elàudio e l’altro Adìpo (ed in effetti era un po’ cicciotto). I due avevano tre figli che, a loro volta, si chiamavano Bario, Lario, Vario. Babbo Natale trovava tutti strani quei nomi, che gli sembravano più che altro nomi di elementi chimici e nel sogno c’era anche Goethe, in redingote, che assentiva con un chiaro riferimento alle Affinità elettive.
Poi, però entrava in gioco una cugina suora che gli spiegava che i nomi dei due coniugi – carini, vero? – erano in realtà stati imposti per caso. Infatti, gli impiegati dell’anagrafe (uno in Cile e l’altro in Angostura(1) avevano scritto uno Claudio e l’altro Edipo, ma la loro cacografia era stata fraintesa. Poi, per trasformare una casualità in tradizione, i due avevano pensato bene di chiamare i figli con nomi in “-ario”, usando tutte le parole che avevano a disposizione, salvo Mario e Dario.

“Felix culpa”, aveva commentato sorridendo la suora che nel frattempo si era trasferita in camera da letto dove Adìpo si faceva vaccinare da Elàudio. “Ma, scusi, che vaccino usa?” aveva chiesto Babbo Natale, che nel sogno era magro, muscoloso e portava le bretelle.
Si voltava verso di lui Elàudio e gli rispondeva: “Vede io, dopo la laurea in giurisprudenza ho seguito un corso di cucina al ristorante ‘Disfrutar’ e ora, che faccio l’infermiere, gli inoculo una siringata di vellutata di zucca con scampi croccanti.”

Gli scampi croccanti nella siringa hanno svegliato Babbo Natale di soprassalto, con la curiosità di sapere se sono stati accuratamente polverizzati. La polverizzazione degli scampi lo fa pensare ai mini-microchip che sono stati iniettati in miliardi di poveretti. In effetti, quest’anno, ha ricevuto una serie sospetta di circa 20 milioni di letterine in cui gli si chiede di avere come regalo dei braccialetti elettronici, di quelli in uso alla polizia, un po’ per tenere sotto controllo mogli, mariti, figli, suocere ecc., e un po’ perché “finalmente ho capito che sono una brutta persona e ringrazio il vaccino che mi ha permesso di rendermene conto e di mettermi in condizione di non nuocere ai miei vicini di casa e a Big Pharma”.
Diciamo, insomma, che hanno ragione gli zingari secondo i quali il peggior augurio che si possa fare a qualcuno era che si realizzino tutti i suoi sogni.
Qualche sogno, scelto accuratamente, si può anche pensare di esaudirlo.
Tutti, è senz’altro rischioso.

Comunque, della serie “I sogni, talvolta, si avverano”, tra i miliardi di visite che Babbo Natale fa quest’anno c’è anche quella a casa di Adìpo, Elàudio e figli.
È che, già nel sogno, gli è sembrato di conoscerli. Dopodiché, una breve ricerca tra i millemila milioni di letterine lo porta subito ad accorgersi che tra i mittenti c’è effettivamente una famiglia gay con tre figli che rispondono ai nomi Bario, Lario e Vario.
Hanno mandato una lettera cumulativa, genitori e figli, abbastanza singolare:

Caro Babbo,
quest’anno come regalo ti vorremmo invitare a cena.
Sei una persona molto autorevole – un vero influencer, altro che i Ferragnez – e abbiamo pensato che potresti venire a dare un’occhiata a casa nostra, in modo da sfatare tutta una serie di stupide leggende sulle famiglie “non tradizionali”.
Ti aspettiamo a cena, la Vigilia verso le 7. È un po’ presto, forse, ma almeno così poi hai tutto il tempo per consegnare i regali.
Se proprio vuoi portare qualcosa – cosa che le persone educate di solito fanno quando sono invitate a cena – del vino sarebbe ottimo. Bianco, perché alla Vigilia si mangia di magro, e noi prepariamo il pesce. Francese, meglio. Il Gros Manseng è molto apprezzato in questa casa.
Ti aspettiamo quindi.
Elàudio, Adìpo,
Bario, Lario, Vario
P.S. In allegato, la letterina vera e propria di tutti e cinque con le relative richieste. Grazie

Babbo Natale, ci pensa su un po’. Non è solito andare a cena dagli umani. Si vede con la Befana, San Nicola, Santa Lucia, il Bambinello per giocare magari a Mercante in Fiera ma andare a cena con gli umani… c’è anche rischio che ci sia qualche codicillo nel contratto con il Buon Dio a impedirglielo. Però la tentazione c’è. E quindi decide di arrischiarsi. Viaggerà in semi-incognito e si presenterà come Mr Elfie, il segretario di Babbo Natale. Dopodiché starà a vedere come vanno le cose.
Si presenta alle 7.05, perché si sa che quando si va a casa d’altri e si è invitati a cena, non bisogna arrivare troppo presto. Qualche minuto di ritardo è, di solito, apprezzato.
Quando entra e vede i cinque maschi, capisce che forse avrebbe fatto bene a ripassare il 24 dicembre del 2022.

Adìpo è ancora alle prese con l’aspirapolvere, i tre ragazzi (Bario 14, Lario 12 e Vario 10 anni) stanno facendo cose diverse: chi monta l’albero di Natale, chi cerca di sabotarlo, chi prepara la tavola sbattendo piatti e posate con il preciso intento di produrre clangori e strepiti.
Babbo Natale si presenta come Mr Elfie, segretario di Babbo Natale e, prima che abbia il tempo di chiedere dov’è finito il signor Elàudio si sente, proveniente dalla cucina, un urlo!
Prendilo! Prendilo! Correte, maledizione, Adìpo, Bario! Presto!”
Adìpo e Bario, voltandosi verso Mr Elfie, lo rassicurano:
Non si preoccupi, succede sempre…”
“Ma… che cosa succede?”
“Niente, niente. Scappa il capitone.”
E in quel momento una specie di serpente grigio lungo quasi un metro esce dalla cucina strisciando rapidissimo sul pavimento, inseguito da Elàudio, che indossa il grembiule e brandisce una mannaia.
Mr Elfie, istintivamente, arretra, ma Elàudio, senza fermarsi, lo saluta e lo rassicura: “Non si preoccupi, non è un serpente, ma solo un capitone…”
Nel frattempo, Vario gli prende il soprabito, cerca di appenderlo all’attaccapanni ma gli cade per terra. Lo riprende, cerca stavolta di usare la fettuccia apposita, ma gli ricade di nuovo proprio mentre passa il capitone. Vario prede al volo il soprabito, salvandolo in extremis e quindi lo butta sul letto.

Trenta secondi dopo, il capitone è tra le salde mani di Elàudio e Bario, mentre Adìpo, sorridendo, invita Mr Elfie a sedersi. Mr Elfie consegna la bottiglia di Gros Manseng che scompare, sostituita da un prosecchino che viene aperto con grande strepito e schizzi vari sulla giacca tirolese di Mr Elfie.
“Scusi, scusi…” esclama Adìpo.
Si figuri, tanto dovevo mandarla comunque in lavanderia”, lo tranquillizza Mr Elfie.
Ah, perché lei è venuto con una giacca già sporca?” chiede Lario.
Adìpo gli lancia un’occhiataccia, subito stemperata dal sorriso.
La serata continua così, tranquillamente: Mr Elfie va in bagno, dove qualcuno non ha sollevato la tavoletta e non ci sono asciugamani di cortesia puliti; poi arriva l’antipasto che viene monopolizzato dai ragazzi nell’età dello sviluppo; seguono battibecchi tra i tre ragazzi, battibecchi tra ragazzi e genitori, battibecchi tra i genitori; il risotto è ottimo, ma Bario rivelò che il pesce è surgelato, smentito da Elàudio che porta ad esempio il capitone che non solo era fresco ma addirittura vivo, a sua volta smentito da Vario che torna dalla cucina con una confezione di “preparato per spaghetti allo scoglio” vuota; Adìpo scoppia a ridere e abbraccia Vario, che vien preso in giro da Lario – tipo asciutto che non ama i convenevoli – che lo chiama “cocco di mamma”, sollevando le proteste (ora divertite ora risentite) di tutti. Poi è la volta del capitone, che torna sotto forma di ottimo fritto e viene accolto da applausi. Si alza allora Bario che legge un epitaffio:

O gentile e buono Capitone
sei degno di grande considerazione.
Al capolinea infine sei arrivato
e stasera ti abbiamo cucinato.
Del rispetto di noi tutti hai il diritto
e ci scuserai se ti gustiamo fritto.
Per l’anno nuovo sei sacrificato:
porta via con te male e peccato!

Applausi, nuove, sporadiche proteste. Segue la spiegazione a Mr Elfie: il capitone simboleggia il diavolo (serpente) che, con l’arrivo del Bambinello, viene sconfitto (e, quindi, mangiato).
Poi si passa ai dolci, e quindi alla tombola. I ragazzi litigano per chi tiene il tombolone, gli spiccioli mancano, Mr Elfie non sa esattamente come si gioca, però la grappa è buona.
Verso le 10.30, abbastanza provato dai dolci e dalla grappa, nonché dalle continue sconfitte a tombola e dalla confusione che non si era placata un attimo, Mr Elfie si alza e fa per andarsene.
Tutti lo salutano, pregandolo di estendere i loro omaggi a Babbo Natale. Vario, però, il più piccolo, gli fa l’occhiolino.
Io, tanto lo so chi sei.”
E chi sarei?”
“Babbo Natale…”
“Ma no, Vario, che cosa dici…” replica Mr Elfie e gli fa l’occhiolino anche lui.
“E allora,” gli chiedono Adìpo e Elàudio… “Come si è trovato?”
Mah, vi dirò: c’era molta confusione, contrasti, battibecchi, il risotto era un poco scotto ed è scomparso il Gros Manseng…”
“E quindi?” chiedono tutti insieme, un po’ preoccupati.
“E quindi, tutto normale, come in tutte le altre famiglie! Complimenti. Siete molto simpatici e grazie dell’invito.”
Mr Elfie esce.
Ma dopo un secondo suona il campanello:
Ah, scusate. Stavo dimenticando la cosa più importante.”
Strizza un occhio e, sotto l’albero un po’ stortignaccolo, compaiono i regali per tutti.
“Buon Natale e all’anno prossimo!”

(1) Sì, in Angostura. E allora? È un sogno, e nei sogni si possono dare ai paesi anche i nomi di salse alcoliche.