Bar, ristoranti e negozi in crisi nera anche a Como: molti in ferie, calo netto di introiti



Una situazione quasi surreale: buona parte per il ricorso allo smart working che lascia a casa migliaia di persone in questo momento
Anche a Como è crisi da alcune settimane. Sembra quasi di essere tornati ai tempi del lockdown due anni fa. E sono i vertici di Confcommercio a lanciare il grido di allarme: smart-working e paura del Covid stanno causando una situazione precaria. Tanto è vero che girando per il centro città – ma anche nelle zone di periferia – è facile vedere tanti cartelli su bar ed attività di ristorazione con la scritta chiuso per ferie. Per negozi, bar e ristoranti c’è comunque il vuoto di clienti, o quasi, ma tutti i costi (dalle tasse al personale e l’energia) restano. Allora ecco la scelta: meglio chiudere ed aspettare tempi migliori.
Parlare di allarme rosso, come scrive anche il direttore di “Italia a tavola” Alberto Lupini – è quasi una banalità, tanto è lo stato di crisi del comparto del commercio e dei servizi, i cui addetti sembrano sentinelle del deserto dei tartari in attesa di chi non arriva mai. Una situazione che è diventata insostenibile soprattutto nei centri urbani di tutte le città, Como compresa dove fra persone contagiate, gente in quarantena e smart working i clienti sono sempre più rari- Insomma, una situazione da crisi nera che l’associazione dei commercianti ha il suo punto di maggiore crisi nello smart working. Tanta gente a casa, quasi nessuno in bar, ristoranti, fast food, pizzerie. La città ed il suo territorio non fanno eccezione. La crisi è evidente e tanti, come detto, hanno deciso di chiudere per ferie anticipate o per evitare spese eccessive a fronte di introiti quasi dimezzati