Morini, al Carducci una conferenza sulla moda del Settecento

Venerdì 25 febbraio, alle ore 18, si terrà la prima di tre conferenze sull’eleganza tra Settecento e Novecento: prima ospite, Enrica Morini
L’associazione Giosuè Carducci di viale Felice Cavallotti 7 a Como organizza un ciclo di conferenze dal titolo Eleganza tra il secolo dei Lumi e Novecento che partirà venerdì 25 febbraio alle ore 18 con La moda nel Settecento: note in margine ad una mostra a cura di Enrica Morini.
Il ciclo trova il punto di partenza nella realizzazione, avvenuta a Milano, a Palazzo Morando, di una mostra sul tessuto e sugli abiti del Settecento curata da Enrica Morini e Margherita Rosina, due dei quattro nomi che il Carducci ospiterà nelle prossime settimane. Gli altri saranno quello della studiosa di tessuto Francina Chiara e della direttrice della Fondazione Gianfranco Ferrè di Milano, Rita Airaghi.
La Morini, conosciuta dal pubblico comasco perché già collaboratrice della Fondazione Ratti, è laureata in Storia della Critica d’Arte, è professore aggregato allo IULM di Milano dove insegna Moda Contemporanea, privilegiandone gli aspetti creativi e sociali. Nella conferenza al Carducci, la Morini si propone di evidenziare come nasca e si costruisca una mostra, accompagnando gli ascoltatori nel backstage di SETTECENTO!, la mostra di Palazzo Morando/Costume Moda Immagine di Milano a cui l’associazione Carducci ha messo in calendario una possibile visita in marzo.
Si percorreranno le fasi della “scoperta” di tre abiti del Settecento perfettamente conservati, dello studio dei tessuti con cui sono stati confezionati e della produzione tessile del periodo, della focalizzazione della moda del secolo XVII, fino alla indagine effettuata negli archivi (insostituibili presenze quelli conservati!) per scoprirne le antiche proprietarie.
A seguire, si illustreranno anche le altre sale di Palazzo Morando dedicate alla moda, mettendo in ideale confronto gli abiti antichi con le recenti creazioni di stilisti e costumisti, inducendo alla riflessione di come la “moda” non debba essere percepita quale aspetto frivolo e superficiale di una società, ma come la sua produzione affondi in una lavoro complesso che crea benessere ed esprime arte anche dal basso.
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