Tre donne in un filo di perle, per la Giornata Internazionale dell’8 marzo 2022

di Sabrina Sigon
Da schiava per l’editore, nonché primo marito Henry Gauthier-Villars chiamato Willie – che si attribuì le sue prime opere – a diva del Mimo e del Moulin Rouge, Colette, al secolo Sidonie-Gabrielle Colette, fu una donna rivoluzionaria e anticonformista che, negli anni venti, non ebbe problemi a mostrarsi semi nuda davanti a un numeroso pubblico o alle prese con un amore saffico. Dalla Bella Otero, prostituta di alto bordo, ricevette il consiglio: “Piccina, non mi sembri troppo sveglia; cerca almeno di ricordare che c’è sempre un momento in cui un uomo, per quanto avaro, allunga tutte quante le dita”. “Quello della passione? – aveva chiesto Colette. “No – aveva risposto la Bella Otero – quello in cui gli torci il polso”. A raccontare la sua storia è la scrittrice e giornalista Nicoletta Sipos nel libro:” Colette, un sogno audace” per Morellini Editore.
Poi l’amore per il secondo marito Henry de Jouvenel e la passione per il figlio di lui, Bertrand, in una famiglia non proprio convenzionale difficile da immaginare persino in tempi più moderni. Alla morte di Henry, Colette scriverà addirittura una lettera di condoglianze non alla prima moglie ma all’amante di lui, Germaine Patat, che sentiva vicina al punto di condividerne passioni e sentimenti.
Il matrimonio con il terzo e ultimo marito, Maurice Goudeket, introduce il capitolo – doloroso e sofferto – della guerra, del nazismo, e di come molte personalità, fra le quali la stessa Colette, si comportarono in modo non sempre coraggioso. Ma i numerosi riconoscimenti – Grand’Ufficiale della Legion d’Onore, Presidente de l’Academie Goncourt – e l’apprezzamento ricevuto non solo dalle autorità ma anche da colleghi illustri, ci parlano di una scrittrice che ai suoi tempi fu molto considerata. Tanta fu l’esuberanza di questa donna sempre alla ricerca di nuovi stimoli ed emozioni che leggendo la biografia romanzata scritta da Nicoletta Sipos – raccontata attraverso la voce narrante della figlia – si ha come l’impressione di essere travolti da un treno in corsa.
Colette, insieme a Marcel Jouhandeau, rappresentò un riferimento importante per la scrittrice comasca Carla Porta Musa, che non fece mistero di apprezzare, per quanto riguarda la parola scritta, la sua semplicità e spontaneità. Nata a Como agli inizi del 1900, Carla Porta Musa ebbe la fortuna di studiare nei migliori collegi europei, anche se la passione per la scrittura la ereditò dal padre, che a otto anni le regalò una piccola biblioteca dalla quale cominciò ad attingere con avidità ed entusiasmo. Instancabile organizzatrice di eventi culturali, prima al lunedì e poi il venerdì, durante queste attività conobbe molti famosi autori dell’epoca, fra cui Benedetto Croce, Salvatore Quasimodo e Dino Buzzati. Il primo romanzo lo scrisse in giovane età a causa di una delusione d’amore mentre uno degli ultimi – Lasciati prendere per mano, pubblicato nel 2005 – dall’alto della maturità dei suoi 103 anni. La storia di un padre, una madre e un figlio divisi dalla vita e riuniti nella morte. Uno sguardo per la morte, Carla Porta Musa l’ebbe nel 1947 quando, dopo un periodo di depressione, decise di comprarsi un loculo nel cimitero di Portofino. La lapide, con tanto di dedica, trasse molti in inganno, fra cui l’amico scrittore Piero Chiara. L’uomo, durante una visita al cimitero, vedendo a chi apparteneva, pensò che la Porta Musa fosse morta. Viva e vegeta, l’equivoco fece divertire molto la scrittrice, che rimase invece al mondo fino all’età di 110 anni.
Senz’altro ne rise anche la sua amica Margherita Sarfatti, “La regina del Soldo” di Cavallasca. Amena località di campagna situata vicino all’omonimo fiume, la tenuta fu acquistata dal padre con un’eredità di famiglia, e Margherita vi trascorse molte vacanze della sua vita, stabilendovisi in modo permanente. Al Soldo furono ospitati molti amici e personalità dell’epoca fra cui Gabriele D’Annunzio. Intrapresa la carriera di giornalista come critica d’arte – ruolo allora quasi esclusivamente maschile – che continuò nonostante il matrimonio con Cesare Sarfatti e la nascita dei figli, Margherita scrisse su Il tempo, la Gazzetta di Venezia, La Patria e sull’Avanti; collaborazione quest’ultima che, agli inizi del ‘900, le fece conoscere l’allora direttore Benito Mussolini. Nel 1913, oltre ad affidarle l’esclusiva dell’arte e dei temi riguardanti la sfera femminile nel giornale di cui fu il fondatore, La Voce, Mussolini ne diventò l’amante. Ai suoi tempi una delle voci più importanti d’Italia, Margherita si occupò anche di politica, appoggiando l’astro nascente del periodo, ovvero colui che sarebbe diventato il futuro duce. Promotrice della cultura attraverso l’arte la Sarfatti si adoperò per sostenere giovani di talento e affittò sopra a Cernobbio una villa che mise a disposizione degli artisti che appartenevano al movimento futurista. Nella Grande Guerra perse un figlio, e nella Seconda Guerra Mondiale fu costretta a fuggire prima in Europa e poi in Argentina a causa delle origini ebree – origini che costarono la vita alla sorella nel lager di Auschitz. Abbandonata da Mussolini per la Petacci, una volta rientrata in Italia continuò la sua attività culturale. Proprio a Carla Porta Musa fece una delle ultime telefonate, nella quale invitava l’amica ad andare a trovarla, ma quest’ultima non riuscì a recarsi in tempo da lei per vederla ancora viva.
Sidonie-Gabrielle Colette, Carla Porta Musa, Margherita Sarfatti furono tre donne legate da un filo conduttore importante, quello della cultura. Un filo di perle, come quel filo di perle che la Porta Musa riuscì a ritrovare solo dopo affannose ricerche nella camera dell’amica venuta a mancare da poche ore. Perle di valore, come lo furono le loro vite.
Questo è solo un accenno alle storie di tre donne che, nella Giornata Internazionale della Donna, mi è piaciuto ricordare. Chi fosse interessato, può trovare approfondimenti nel romanzo di Nicoletta Sipos “Colette, un sogno audace”, negli articoli di Roberto Festorazzi per il quotidiano La Provincia di Como, ne Il Giornale.it, Giorgiogabaglio.blogspot.com, Tonio57.blogspot.com, Jsc15.it, su questo stesso sito www.ciaocomo.it e su altro materiale d’archivio disponibile in rete.