Il cinema di Pablo Larraín nel nuovo libro di Marco Albanese
“Pablo Larraín. Là dove finisce la terra” è il terzo saggio edito da Stanze di Cinema e scritto da Marco Albanese, con Fabio Radaelli e Alessandro Vergari
Nuovo appuntamento editoriale per Stanze di Cinema, dopo i libri dedicati al regista di ParasiteBong Joon-ho e a Denis Villeneuve (Dune, Sicario, Blade Runner 2049): in occasione del debutto nelle sale italiane di Spencer, il film dedicato a Lady Diana, grazie al quale Kristen Stewart è candidata agli Oscar come migliore attrice protagonista, esce Pablo Larraín. Là dove finisce la terra, scritto dal critico cinematografico Marco Albanese con il contributo di Fabio Radaelli e Alessandro Vergari.
Attraverso questo terzo volume, Stanze di Cinema continua a rimanere fedele al compito che si è data quando è cominciata la sua avventura sul web: raccontare il cinema, senza barriere e pregiudizi, con un occhio di riguardo alle produzioni indipendenti, alle cinematografie lontane e marginali, ai giovani autori e alle giovani autrici, a tutti coloro che lottano per affermare la propria voce.
Pablo Larraín, quarantacinquenne regista e produttore cileno, è il capostipite di una nuova generazione di talenti, spesso cresciuti all’ombra di Fabula, la società fondata con il fratello Juan de Dios.
Anche se il suo cinema è profondamente legato alla storia del Cile e alle sue contraddizioni, più volte si è confrontato con produzioni internazionali, anche nel campo della serialità, senza mai perdere di vista la dimensione politica del suo lavoro.

Tuttavia, il suo sguardo è lontano dal cinema civile, che pure ha raccontato con forza e sdegno gli anni delle dittature militari in Sudamerica. Nei suoi lavori c’è una ricerca narrativa incessante, c’è un interesse specifico sulle modalità del racconto, sulla rappresentazione stessa del Potere, persino sulla revisione storiografica degli eventi, che ci avvicina alla comprensione delle cause culturali dei fenomeni e ne indaga le implicazioni sociali, le sfumature psicologiche, persino le derive patologiche.
Anche nei film girati in inglese, il cinema di Larraín continua a essere un dialogo incessante tra pubblico e privato, tra Storia e destino, tra ossessione e abbandono.
Anche questo terzo saggio ha una struttura simile a quella delle altre monografie: un’introduzione, che approfondisce il contesto storico e biografico dell’autore, suggerendo le tracce di un percorso di analisi, che si arricchisce attraverso i singoli lungometraggi, trovando conferme e confutazioni. I capitoli finali sono dedicati allo stile e ai topoi narrativi, prima della necessaria filmografia essenziale. L’apparato iconografico è tuttavia assai più ricco dei precedenti e accompagna i singoli capitoli in modo più pertinente.
Il libro è disponibile su Amazon, sia in versione cartacea, sia in versione e-book.