Dieci giorni di fuga nei boschi dell’alto lago, la figlia:”E’ peggio che stare in carcere…”




Silvia:”Una accusa che non gli apparteneva, ha preferito evadere e vivere come capita. Gesto non rispettoso della legge, ma è difficile cambiare un uomo a 50 anni….”
Dieci giorni da fuggitivo. Forse aiutato da qualcuno, ma di fatto dieci giorni tra casolari dismessi e boschi. La fuga di Massimo Riella, il 50enne detenuto di Consiglio di Rumo scappato mente era in visita alla tomba della madre – al cimitero di Brenzio a Gravedona – prosegue nonostante le serrate ricerche in tutta la zona. Conosce bene la zona, si, ma non è facile riuscire a trovare rifugio per così lungo tempo. Di fatto, nonostante l’uso di uomini e mezzi, è riuscito a farla franca finora. L’uomo era in carcere perchè accusato di una rapina ai danni di una coppia del suo paese, circostanza sempre respinta da lui.
E pure la figlia Silvia, che nei giorni scorsi ha voluto fare gli auguri a papà via social – chissà mai se è riuscito a vedere il post – ha tenuto a ribadire che l’accusa che lo ha portato in carcere è del tutto ingiusta. Qui un estratto del suo post con gli auguri al padre nel quale ribadisce che vivere in queste condizioni è molto difficile e duro