La devastazione dei sentimenti in “Chi ha paura di Virginia Woolf” versione di Antonio Latella 

27 marzo 2022 | 19:54
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La devastazione dei sentimenti in “Chi ha paura di Virginia Woolf” versione di Antonio Latella 
La devastazione dei sentimenti in “Chi ha paura di Virginia Woolf” versione di Antonio Latella 
La devastazione dei sentimenti in “Chi ha paura di Virginia Woolf” versione di Antonio Latella 
La devastazione dei sentimenti in “Chi ha paura di Virginia Woolf” versione di Antonio Latella 
La devastazione dei sentimenti in “Chi ha paura di Virginia Woolf” versione di Antonio Latella 

Chi ha paura di Virginia Woolf nella versione di Antonio Latella, con protagonisti Sonia Bergamasco e Vinicio Marchioni inizia subito in modo brutale, come la carta a vetro sulla pelle: un accordo di pianoforte suonato con una mano sola, sgraziato, ripetuto, tanto ossessivo da diventare privo di significato.  A suonare è una donna, incerta sulle gambe, ubriaca: Martha. Note che potrebbero essere gradevoli e invece si trasformano in una lametta sul vetro.

Le note sono annuncio e chiave di lettura per quello che arriverà dopo: due ore e 40 di sofferenza umana concentrata e soffocante. Ma non una di quelle sofferenze ineluttabili, connaturate con la vita. Questa è una sofferenza voluta per motivi incomprensibili, ricercata: un compiacimento autodistruttivo che mira a distruggere anche tutto quello che c’è attorno.

Al LAC di Lugano Antonio Latella dirige Chi ha paura di Virginia Woolf di Edward Albee nella nuova traduzione di Monica Capuani, martedì al 29 e mercoledì 30 marzo, ore 20.30, biglietti da 12 a 49 anni prevendita online: luganolac.ch

Who’s afraid of Virginia Woolf? è la più conosciuta tra le opere di Edward Albee, quella che lo traghettò da Off-Broadway a Broadway, dove debuttò nel 1962, consacrandolo a un successo mondiale. Quattro anni più tardi ne fu tratto il celebre film, diretto da Mike Nichols e interpretato da Richard Burton ed Elizabeth Taylor in una storia di un amore disperato e violentissimo che precipita in un vorticoso gioco al massacro.

lac lugano virginia woolf

L’opera si svolge tutta nella casa di Martha e George; lei figlia del rettore di un college in cui suo marito è professore di storia. I due rientrano dopo una serata organizzata dal padre di Martha, ma all’insaputa di George, Martha ha invitato per un ultimo drink una giovane coppia: il nuovo professore di biologia, Nick, e sua moglie, Honey. Il bicchiere della staffa si protrarrà per tutta la notte, tra aggressioni verbali, giochi, rappresaglie, racconti reali o inventati di storie del passato, e sotterranei tentativi – che a turno tutti e quattro sperimenteranno, con diversi gradi di consapevolezza – di distruggere la maschera della perfetta famiglia americana.

In questa notte americana i fantasmi del fallimento aleggiano prepotenti nella vita di una coppia dell’alta borghesia,  quando arrivano i due giovani ospiti di questa coppia, che già sembra pronta ad esplodere, il soggiorno diventa un ring/palcoscenico nel quale ambientare una lotta che è anche una pièce, i due ospiti diventano spettatori e coprotagonisti allo stesso tempo. L’obiettivo dei due coniugi è arrivare alla distruzione emotiva: la noia è la morte, va tenuta a bada con l’invenzione, con il teatro, fino a rischiare la conseguenza ultima, la trasformazione della violenza sentimentale in terrore fisico. Non è un problema se in questo tritacarne di accuse reciproche, di scarpe che volano, di urla e cattiverie che diventano frecce reciprocamente lanciate al cuore del loro amore vengano brutalmente coinvolti gli altri due giovani sposi.

lac lugano virginia woolf

«Non posso non partire dal titolo per affrontare questo testo che ancora una volta mi riporta all’America e alla drammaturgia americana dopo  “Un tram chiamato desiderio”, “Francamente me ne infischio”, “La valle dell’eden” – afferma Antonio Latella –. Molti critici hanno detto che questo titolo è solo un gioco ironico, un rimando intellettualistico alle paure di vivere una vita priva di delusioni. Una canzoncina che la nostra protagonista dissemina per tutto il testo, che riprende la melodia per bambini, e non solo, “Who’s Afraid of the big bad Wolf?” ovvero: “Chi ha paura del lupo cattivo?”.La paura del lupo, quel lupo che fin da piccoli è fuori dalla porta pronto a sbranarci, pronto a punirci nel momento in cui non stiamo nelle regole che la società ci impone. Eppure, non posso credere che questa scelta, in un autore attento come Edward Albee, sia solo un vezzo intellettualistico, dal momento che per sostituire la parola “lupo” scomoda una delle figure intellettuali più importanti del Novecento, Virginia Woolf».

«Metafora di un confronto con la verità costretta nelle norme sociali, nelle gabbie familiari: «Virginia Woolf è un’autrice che crea un nuovo modo di narrare, un nuovo linguaggio. Una vera visionaria, una combattente instancabile per l’emancipazione femminile. Una donna che insegnò alle donne ad uccidere le loro madri, come per gli uomini Edipo ci insegnò ad uccidere i nostri padri, o meglio un’idea di padre, come la Woolf uccise un’idea di madre, quella che vedeva nella donna “l’angelo del focolare”», conclude Latella nelle note di regia.

Spiazzare la morte, anticiparla, inventare e mentire, Latella ritrova Woolf dentro Albee e nel perfetto congegno drammaturgico cala il proprio teatro, la maestria nel lavoro con gli attori, sulla parola intesa come schermo, sovrastruttura del linguaggio identitario; anche grazie alla traduzione di Monica Capuani e al lavoro di dramaturg di Linda Dalisi.

lac lugano virginia woolf

LAC Lugano Sala Teatro
via Bernardino Luini

29 e 30 marzo ore 20.30

Chi ha paura di Virginia Woolf?
di Edwar Albee
traduzione Monica Capuani
regia Antonio Latella
con Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni, Paola Giannini
dramaturg Linda Dalisi
scene Annelisa Zaccheria
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
assistente al progetto artistico Brunella Giolivo
assistente volontaria alla regia Giulia Odetto
documentazione video Lucio Fiorentino

produzione Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli