Lo studio della Provincia di Como, il Setificio nell’area del San Martino:”Si può fare”



Il presidente della Provincia Bongiasca:”Un progetto non certo definitivo, ma sul quale chiediamo un confronto serio e costruttivo alle parti”
Un’area dedicata per trasferire il Setificio di Como (Paolo Carcano). È questa la destinazione che la Provincia immagina per l’ex ospedale psichiatrico del San Martino, Il progetto – elaborato su impulso di Regione Lombardia e finanziabile con i fondi del PNRR– è stato illustrato oggi dal presidente della Provincia Bongiasca ed è già sul tavolo del confronto con la Soprintendenza che dovrà presentare un parere preliminare scritto. L’idea di trasferire al San Martino gli oltre 1.500 studenti dell’Istituto di setificio, spiega il presidente della provincia Fiorenza Bongiasca, non è l’unico progetto al vaglio, ma di sicuro è il pià strategico ed avanzato.
Queste le sue parole nell’incontro di oggi dove ha voluto fare il punto della situazione sullo studio di fattibilità

L’idea di rilancio dell’area del San Martino è una di quelle cose di cui si parla da tanto senza mai far nulla, un’area che – per chi non lo sapesse – ha rilevanza sovracomunale.
Per questo abbiamo elaborato un progetto che non è certo definitivo – è uno studio di fattibilità – ma sul quale chiediamo un confronto serio e costruttivo;
tenuto conto che questo studio ha già ricevuto una formale condivisione da parte di Regione Lombardia e della Soprintendenza alle Belle Arti. E non credo di dovervi spiegare quanto siano fondamentali questi pareri…
Lo spunto per questo studio ci è venuto dalle difficoltà in cui versa l’attuale sede del setificio che, per anomalie strutturali, costa alla Provincia ogni anno un paio di milioni in manutenzioni straordinarie.
Da qui l’idea di trasferire questa storica scuola – peculiarmente comasca – nella vicina area dell’ex ospedale psichiatrico San Martino.
Lo scopo che abbiamo individuato è duplice: dare una sede consona, moderna e funzionale al Setificio e restituire la fruibilità di un importante polmone verde alla città di Como.
Ricordo che l’istituto di setificio conta più di 1500 studenti ed è parte integrante della tradizione economica comasca. Non solo, ogni anno sforna un numero rilevante di soggetti qualificati e assorbiti con continuità dal mondo del lavoro.
L’area del San Martino (complessivamente circa 300 mila mq), da troppi anni è abbandonata a se stessa e deve tornare ad essere fruibile da parte dei cittadini.
Per questo abbiamo pensato ad un parco pubblico in cui siano presenti anche dei servizi culturali e ricreativi. Si è pensato, ad esempio, ad una nuova sede per il “museo della seta”, ad un “museo della memoria”, oppure a uno spazio teatrale e a spazi dedicati a relax e pratiche sportive.
Il tutto – lo sottolineo – senza rovinare la bellezza e la naturalità del luogo, ma ponendo finalmente termine ad anni di immobilismo. Non decidere, quasi sempre, equivale a peggiorare la situazione!
Riassumendo, quindi, i punti centrali dello studio, per il quale ringrazio l’architetto Monti e i suoi collaboratori, sono:
- Nuova sede moderna e efficiente per il Setificio
- Parco pubblico a disposizione dei cittadini
- Nessun aumento dell’attuale volumetria immobiliare
- ristrutturazione dell’attuale sede del setificio con destinazione probabile al settore dell’istruzione (ma siamo disponibili a considerare altre idee).
Voglio aggiungere in conclusione del mio breve intervento – a cui seguirà quello dell’architetto Monti ed, eventualmente, dell’ingegner Tarantola – una veloce riflessione politica.
La democrazia è una grande ricchezza di questo Paese meraviglioso che è l’Italia. A volte, però, la democrazia degenera in anarchia nel senso che ognuno fa quel che gli pare, o – peggio – dove chi ha responsabilità, anche istituzionali, non decide mai nulla, trincerandosi dietro mille scuse, vere o presunte.
Con l’andazzo che si è impadronito della vita pubblica, l’Italia si è completamente fermata negli ultimi 20/30 anni; dopo Tangentopoli c’è stata una difficoltà generale ad assumersi le responsabilità del proprio ruolo: il risultato è sotto gli occhi di tutti, il Paese è ingessato.
E’ arrivato il momento, e forse siamo all’ultima chiamata, di cambiare registro, approfittando – se possibile – anche del treno di risorse del PNRR; e si sa che certi treni passano una volta sola… non c’è, quindi, tempo da perdere.
Io ho molti difetti, ma non quello di non prendermi le mie responsabilità, e – fino a quando sarò qui – seguiterò a prendermele anche da Presidente della Provincia!
Quindi, come ho sempre fatto, anche in questa occasione adotterò un metodo inclusivo ascoltando tutti e dando massimo spazio ad un dibattito che sia aperto, franco e pluralista.
Poi, però, la Provincia – insieme agli altri enti chiamati in causa – ed, in particolare, con la prossima amministrazione comunale di Como dovrà fare delle scelte.
D’altronde, lo ribadisco, siamo chiamati a decidere perché ce lo impone il ruolo e la responsabilità che abbiamo accettato di fronte ai cittadini quando siamo stati eletti o – per i dirigenti – quando hanno assunto determinate funzioni.
Come diceva Luigi Einaudi, permettetemi la citazione, dobbiamo “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”.
E questa è l’essenza di una democrazia, non solo giusta, ma anche viva e vitale.