Il ricordo

Capaci 30 anni fa, l’operatore che per primo ha ripreso l’orrore della mafia:”Non si può dimenticare”

Lavorava per una Tv siciliana, ora è un apprezzato infermiere al Sant'Anna. Le sue riflessioni a 30 anni di distanza e le immagini choc.

Massimiliano Messina era un giovane che faceva l’operatore di ripresa per una piccola tv, Retesei di Alcamo. Era il 23 maggio del 92 – 30 anni proprio in questi giorni – quando il suo editore lo chiama al telefono e gli dice che tra Capaci e Carini è successo qualcosa di tremendo. Una strage forse con un giudice coinvolto. Massimiliano (la foto sopra è quella simbolo, lui in mezzo alle due auto di Falcone e della scorta devastate dal tritolo ndr) corre con un collega li saltando i vari blocchi stradali. Arriva tra i primi, capisce, realizza. Si rende conto dell’orrore della mafia. Il giudice Falcone colpito a morte con la moglie e la scorta. Sotto choc, attonito, inizia a riprendere.

 

30 anni dopo molti gli hanno dedicato ampi servizi su quel giorno. Massimiliano è stato da noi due anni fa a raccontare tutto. Oggi lo ha fatto anche in diretta nazionale ad Rtl 120,5. Il suo racconto, l’orrore mai svanito. Massimiliano, tra qualche giorno papà, si è trasferito a Como negli anni scorsi. Ora è un apprezzato e stimato infermiere che lavora al Sant’Anna. Ma questa giornata non l’ha mai dimenticata

 

https://www.facebook.com/ciaocomo/videos/2687698161514347

 

Oltre ai video ed alle foto ci ha inviato un paio di sue riflessioni che vogliamo condividere con tutti voi cari lettori-

La prima

Ebbi l’onore e la fortuna di conoscere Giovanni Falcone da vivo. In tante conferenze a Palermo mi ritrovai di fronte a lui, sempre con il sorriso tra le labbra nonostante l’immenso macigno mafioso che gravava sulle sue spalle. Un grande uomo prima che un grande giudice. Ricordo una sua frase: “l’uomo deve spogliarsi di quella cultura mafiosa che lo opprime”. Vero caro giudice, quella stessa cultura che ancora ahimè ci attanaglia. Essere mafioso non significa prendere una pistola e ammazzare, la mafia non è solo organizzazione criminale, omertà; mafia è anche e soprattutto atteggiamento arrogante e provocatorio, lo stesso atteggiamento che è ancora insito in tutti noi. Mafia è parcheggiare in seconda fila, mafia è non rispettare le file, mafia è cercare una raccomandazione, mafia è non avere rispetto del prossimo e delle istituzioni, mafia è il non rispetto delle regole. Ecco, non possiamo pensare di combattere la mafia quando poi NOI siamo i primi con il nostro comportamento sbagliato ad alimentarla. Parliamo con i nostri figli, inculchiamo loro il rispetto delle leggi e del prossimo, iniziando dalle piccole cose, da quelle che potrebbero sembrare ininfluenti ma che come mattoni uno sull’altro poi formano un muro, quel muro che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con il loro coraggio hanno raso al suolo. Facciamo in modo che il sacrificio di questi due grandi uomini non sia stato invano, solo così un giorno potremmo gridare al mondo: “Ce l’abbiamo fatta” ❤️

 

La seconda

I nati in questi ultimi trent’anni, non hanno avuto la fortuna di vivere da vicino Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due eroi dei nostri tempi che hanno dedicato la loro vita alla giusta legalita’ per regalare ai giovani di oggi e di domani un futuro in cui sperare e credere. Si sono schierati a capofitto contro il potere mafioso che in quegli anni avvolgeva e imprigionava tutto e tutti. Sapevano entrambi di essere “morti che camminano” ma non si sono MAI fermati. Con le loro coraggiose gesta, hanno scritto pagine tra le piu’ importanti e tristi della nostra storia, quella storia che rimarra’ per sempre indelebile nei cuori e nelle menti di tutti noi e che ha fatto si che questi due grandi eroi, entrassero nelle menti e nei cuori di tutti, anche di chi non li ha mai conosciuti. GRAZIE GIOVANNI, GRAZIE PAOLO ❤️

 

Qui Massimiliano (in mezzo nella foto) tra  Diego Abatantuono ed Ugo Conti, inviato per Mediaset quando il film Mediterraneo vince l’Oscar

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