Villa Pizzo, un macramè di storie

di Daniela Manili Pessina
“Il macramè è un merletto creato secondo un’antica tecnica marinara con filati intrecciati e annodati tra loro, senza l’ausilio di aghi o uncini.” (fonte Wikipedia)
Un macramè: così è la storia di Villa Pizzo, complessa e intrecciata che annoda i fili di storie delle famiglie che sono passate di qui, degli edifici che si sono aggiunti e modificati man mano nel tempo e dei giardini, rigogliosi e fioriti, tra balze panoramiche e cannocchiali visivi a picco sul lago. Un merletto, marinaro, di lago.
Il nome non deriva da quello delle famiglie che l’anno posseduta, ma dal luogo dove si trova e dalla conformazione del terreno (come per Villa del Grumello, anch’essa tra le più antiche ville realizzate sul lago di Como): la località “piz”, che è uno sperone roccioso a picco sul lago. Prima della costruzione della villa, si presentava come un luogo agricolo, coltivato a ulivi, fichi, agrumi e viti con le sue pertinenze rurali. Venne acquistato dalla famiglia Mugiasca nel 1435 (la casa padronale venne fatta erigere in seguito – non si ha idea precisa della data, ma dai documenti risulta esistere prima del 1569) e da quel momento, tra alterne fortune, la famiglia custodì “il pizzo” per oltre quattrocento anni.
Per un breve periodo la proprietà passò nelle mani di Giovanni Battista Speciano, capitano di giustizia a Milano che occupò il Pizzo per poter combattere contro Gian Giacomo Medici detto il “Medeghino”, uomo bellicoso anche noto come “il Pirata del Lario”. La proprietà passò successivamente nelle mani di Cesare, figlio di Giovanni Battista, che ne continuò l’occupazione fino al 1567. Verso la fine del Cinquecento la proprietà tornò ai Mugiasca, che vi si trasferirono nel 1629-30 per fuggire alla peste. La famiglia si rifugiò qui con le famiglie di alcuni cari amici, con i loro seguiti e pure molti cittadini di Como. A quest’epoca (e, pare, con l’aiuto forzoso dei seguiti degli ospiti, come i poco raccomandabili “bravi”) risale la realizzazione dei terrazzamenti che ancora oggi caratterizzano il giardino.
Tra gli ospiti della villa ricordiamo l’illustre scienziato Alessandro Volta, del quale è rimasta una significativa traccia nel parco. La famiglia Mugiasca, molto legata al Volta, quando morì nel 1827 volle realizzare un monumento funebre in suo onore. Il monumento, per una serie di vicende, non venne però realizzato immediatamente; fu comunque il primo monumento funebre eretto in suo onore a Como. È una fontana, con sopra un’urna, decorata con un bassorilievo che rappresenta la sua più famosa invenzione, la pila.
A partire dalla fine dell’Ottocento, la villa fu oggetto di una serie di ristrutturazioni, eseguite secondo un vecchio, imponente progetto dell’architetto Simone Cantoni, datato 1806. A quest’ultimo si deve anche il progetto di rifacimento del cosiddetto “oratorio”, completato nel 1821. Gli interventi ottocenteschi comportarono anche la realizzazione, all’interno della tenuta, di altri due edifici residenziali.
Alla morte dell’ultimo rappresentante dei Mugiasca, Giovanni, nel 1842, la famiglia rimarrà senza eredi e la villa verrà donata all’Ospedale Sant’Anna di Como e, poco dopo, acquistata da Ranieri D’Asburgo, viceré del Lombardo-Veneto. Il viceré commissionò a Ettore Villoresi, nipote del noto architetto paesaggistico Luigi Villoresi, progettista dei giardini e del parco della Villa Reale di Monza, una risistemazione del giardino in chiave romantica che comportò anche la piantumazione di alcune specie esotiche.
Durante i moti del 1848 la villa fu temporaneamente confiscata dal provvisorio governo di ribelli instauratosi a Como divenendo un covo di contrabbandieri. A seguito della repressione delle rivolte da parte degli austriaci, la villa tornò nelle mani del viceré.
Dopo la morte di Ranieri, nel 1865 gli eredi cedettero la villa a Elise Musard, gran dama dell’Impero austriaco, alla quale si devono interventi delicati e raffinati. La Musard, moglie del compositore e direttore d’orchestra francese Alfred Musard, cambiò i colori della facciata in un rosa antico con rifiniture in giallo paglierino, non comuni per gli edifici del Lario dell’epoca e pose su comignoli e grondaie ornamenti orientaleggianti – fece inoltre installare sul tetto una serie di campanellini che suonavano per effetto del vento. Anche gli interni furono ridipinti, con una serie di pitture d’ispirazione pompeiana.
Nel 1871 il complesso fu acquistato da Fortunato Bassani; al genero di quest’ultimo, Pietro Volpi, proprietario a partire dal 1873, si devono gli ultimi importati interventi: vennero ampliate e adornate le terrazze rivolte verso il lago, vennero ampliate le darsene e collegati tra di loro i diversi corpi del fabbricato e la portineria. Venne inoltre realizzato il Mausoleo Volpi-Bassani a forma di battistero romanico, opera dell’architetto e disegnatore Beltrami e dell’architetto Rusconi.
Villa Pizzo è aperta al pubblico per passeggiate guidate. Oltre a godere dell’unicità e della bellezza di un luogo panoramico, affacciato sul primo bacio del Lago di Como, è possibile scoprirne le storie passo dopo passo, camminando tra le testimonianze del suo passato: architettura, natura, paesaggio e tanta cultura del territorio.
(foto Daniela Manili Pessina)