Spesa agroalimentare, i comaschi sempre più consapevoli

Il 28% dei comaschi considera importante origine e modalità di produzione degli alimenti freschi: lo rileva un’indagine sul territorio
La sostenibilità guida sempre più le propensioni dei comaschi in fatto di spesa agroalimentare e, insieme alle attenzioni verso l’ambiente, si arricchisce di importanti componenti sociali. Secondo l’Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura, in collaborazione con Slow Food, per la loro spesa il 28% dei comaschi considera molto importante, prima della marca e del packaging, la trasparenza sia sulle origini sia sulle modalità di produzione, allevamento e coltivazione – che generalmente non sono indicate sulle confezioni e le etichette – a cui si aggiungono, per il 14%, cioè un comasco su sette, anche valori come la tutela delle condizioni di lavoro delle persone nelle filiere.
Questo approccio responsabile e consapevole si traduce in un’elevata propensione all’acquisto di prodotti del territorio (26%), considerati garanzia di cibo sano e sostenibile. Sulla stessa linea, largo anche ai prodotti di stagione (30%), anche per sostenere le economie agricole locali e perché ritenuti più buoni di quelli fuori periodo. Nella settimana tipo, otto comaschi su dieci (84%) preferiscono i cibi freschi a quelli precotti, pronti o surgelati e se il supermercato resta il canale preferito (76%) una fetta consistente guarda anche ai mercati di zona (26%).

Dai valori al carrello, in che cosa si traducono le scelte di acquisto e consumo dei comaschi? Circa uno su tre (30%) dichiara di consumare frutta più volte al giorno, e un altro 40% una volta al giorno. Discorso simile per la verdura, rispettivamente al 26% e 40%. Pasta e riso sono consumati una volta al giorno dal 44%, il 30% mangia i legumi due o tre volte a settimana, sensibilmente meno i cereali (22%). Tra gli altri dati di rilievo, il pesce finisce nel piatto del 52% una volta a settimana, mentre la carne bianca è mangiata due o tre volte a settimana dal 46%.
«Inizia a diffondersi anche la consapevolezza che un regime alimentare è sano non solo quando è adeguato dal punto di vista nutrizionale, ma se promuove la salute umana e rispetta quella del pianeta – ha commentato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia – Questa sensibilità degli italiani può essere una grande chance che, soprattutto in questo frangente storico, non può essere sprecata. Sprecata: la politica deve dare risposte precise e mettere in campo strumenti che consentano scelte alimentari consone e garantiscano la massima trasparenza della filiera produttiva a cominciare dalle etichette, chiare ed esaustive di tutti i valori che gli italiani vogliono ritrovare nel loro cibo».