Bellagio Festival, si chiude con Livietta e Tracollo di Pergolesi

“Livietta e Tracollo”, opera di Giovanni Battista Pergolesi, sarà il gran finale, a Villa Serbelloni, per l’undicesima edizione del Festival
Si chiude venerdì 26 agosto, alle ore 21, presso Salone Reale del Grand Hotel Villa Serbelloni di Bellagio,l’undicesima edizione del Festival di Bellagio e del Lago di Como, con Livietta e Tracollo (o La Contadina Astuta), opera di Giovanni Battista Pergolesi. La produzione esclusiva del Festival vedrà la presenza di due voci specializzate nell’opera buffa, ovvero il soprano Ilaria Torciani e il baritono Davide Rocca, la regia dell’opera sarà affidata al M° Fabio Buonocore e la direzione musicale della Bellagio Festival Orchestra al M° Alessandro Calcagnile.
Livietta e Tracollo è un’operina – intermezzo composta a solo un anno di distanza dalla più nota Serva Padrona (sempre di G.B. Pergolesi); Livietta e Tracollo (con il titolo di La Contadina astuta) andò in scena al Teatro San Bartolomeo di Napoli il 25 ottobre del 1734 in occasione del compleanno della Regina Elisabetta di Spagna, connotata da una forte vis comica. Fu rappresentata in tutta Italia (Roma, Milano, Venezia, Genova, Firenze, Bologna), si diffuse negli anni Quaranta anche in Europa (Praga, Vienna, Amburgo, Lipsia, Copenaghen, Parigi, Dresda, Brunswick), subendo numerosi rifacimenti e pastiches, anche in questo caso, secondo la prassi dell’epoca (se i nomi dei protagonisti restano ovunque pressoché invariati, tra i titoli citiamo almeno Il ladro finto pazzo, La finta polacca, Il Tracollo, Il ladro convertito per amore, Le Charlatan e i due rifacimenti goldoniani Il finto pazzo e Amor fa l’uomo cieco per Pietro Chiarini).
Ilaria Torciani
Il libretto, anonimo, è attribuito a Tommaso Mariani, attivo dagli anni Venti; la vicenda si snoda verso il lieto fine con il matrimonio dei due protagonisti, attraverso una serie di travestimenti e inganni: Livietta travestita da uomo francese, Tracollo nei panni di una polacca incinta, Livietta che finge di essere in punto di morte, Tracollo che, infine, si spaccia per astrologo pazzo. Ruolo fondamentale hanno qui, come del resto nel caso del Vespone de La Serva padrona, i due mimi: Facenda, complice di Tracollo, e Fulvia, compagna di Livia, oltre a un gruppo non meglio precisato di “contadini” che minacciano di percuotere Tracollo nel secondo intermezzo; caratteristiche che, una volta di più, sottolineano la natura “altra” degli intermezzi nel panorama teatrale settecentesco e il loro debito con il mondo della commedia dell’arte e dei suoi “lazzi”. Musicalmente si apre con l’aria di Livietta “Vi sto ben, vi comparisco”, seguita dal recitativo “Ma lasciamo gli scherzi” con cui la protagonista en travesti tenta, chiedendo a Fulvia di fingersi sua sorella e di simulare il sonno, di ingannare il ladro Tracollo, a sua colta travestito da mendicante polacca incinta (aria “A una povera polacca”). Il recitativo che segue (“Ah voleur, assasin”) segna l’incontro tra i due, sovrapponendo al meccanismo del travestimento quello del fraintendimento linguistico, tra il francese maccheronico di Livietta e le battute in dialetto di Tracollo e si chiude con l’aria “di sdegno” di Livietta (“E voi perché venite”), non a caso “inviperita” (“sarebbe bella questa, che avessimo a servirvi, che avessimo a spassarvi e divertirvi per i begl’occhi vostri”) e di conseguenza assai vicina (mai come nel mondo dell’intermezzo nomen omen!) alla Serpina di “Stizzoso mio stizzoso” in questa sua “rivendicazione di ruolo”.
Ingresso su prenotazione scrivendo una mail all’indirizzo: prenotazioni@lakecomo.events