Taccuino letterario del 29 gennaio 2023

29 gennaio 2023 | 12:00
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Taccuino letterario del 29 gennaio 2023

Parolario&Co. è una rubrica settimanale di consigli di lettura realizzata in collaborazione tra Associazione Culturale Parolario, giornale La Provincia di Como e Ciaocomo radio con il patrocinio del Consiglio di Regione Lombardia. Si ringrazia Confindustria Como, Fondazione Volta e BCC Cantù

Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare. Iniziamo così, con questa frase di Liliana Segre, la puntata di oggi di Parolario & Co, perché L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.

E proprio per coltivare e rendere fertile questa memoria, il libro Dio ci vuole felici, scritto dall’autrice e giornalista Elisabetta Rasy, edito da Harper Collins, è un piccolo gioiello che vale la pena leggere e condividere, dedicato alla figura di Etty Hillesum, scomparsa poco prima di compiere trent’anni ad Auschwitz. Con il suo diario e le sue lettere, Etty ha lasciato una straordinaria testimonianza del cuore nero del Novecento ed è diventata simbolo di resistenza. Prima di questo, però, l’intrepida ebrea olandese è stata una giovane donna libera, inquieta e irriverente, tenacemente intenta alla scoperta di sé stessa e del senso dell’esistenza, desiderosa di amore e di amicizia nelle loro mutevoli forme, dall’affetto e dalla tenerezza fino alla passione assoluta, e vera maestra di una giovinezza senza tempo in cui ognuno può riconoscere le proprie emozioni, la forza e la fragilità, la paura e il coraggio. Con la maestria dei grandi autori, Rasy intreccia la vita di Etty Hillesum con quella di altre giovani donne straordinarie dello stesso terribile periodo storico, da Edith Stein a Simone Weil a Micol Finzi-Contini, l’eroina del romanzo di Giorgio Bassani, e con le vicende di scrittrici e scrittori amati e dei loro altrettanto amati personaggi, fino a comporre un doppio romanzo di formazione, quella dell’indimenticabile ragazza olandese e la propria.

Allo stesso filone appartiene L’ombra non è mai così lontana di Leila Marzocchi, pubblicato da Oblomov Edizioni, che racconta la storia di Dina, arrestata appena diciottenne nel dicembre del 1944 insieme al padre e al fratello, detenuta nel carcere di San Giovanni in Monte e infine deportata nel lager di Bolzano. Impiegata nella produzione di cuscinetti a sfera in una galleria ferroviaria chiusa ai due lati e sorvegliata dalle SS, Dina, numero 7998, viene liberata il 1º maggio del 1945. Il viaggio di ritorno è, come per molti suoi compagni, lungo e rocambolesco: da Bolzano a Verona in treno e poi in auto, all’esterno, seduta sul parafango; poi in camion, un camion militare americano, fino a Bologna, poi di nuovo in treno e infine in bicicletta, sul cannone di un conoscente, fino alla frazione di Amola, casa. Del padre e del fratello non saprà più nulla fino all’agosto del 1945, quando un testimone tornato dai campi racconterà che sono stati uccisi nell’eccidio di Sabbiuno (14 dicembre 44), i corpi buttati giù dai calanchi. Del padre non hanno trovato niente, il fratello è stato riconosciuto da un pezzetto di stoffa. Di questa storia, Dina non parla fino al 2004, quando viene intervistata per l’Archivio Audiovisivo della Memoria del Comune di Bolzano. La sua voce, ricca di inflessioni della lingua materna, fatalmente libera anche la voce della nipote Leila, in un simbolico passaggio del testimone: Dina ricorda i giorni che ha tenuto lontani da sé per tutta la vita, Leila si interroga sul silenzio dei testimoni a partire dal proprio, quello che fin da bambina le ha impedito di chiedere, investigare, conoscere la storia dell’amata zia. Con alcune guide fondamentali – Simon Wiesenthal, Edith Bruck, Liliana Segre – a illuminare un percorso ingombro di domande senza risposta, paure, tabù, sensi di colpa e di inadeguatezza.

Il compito di chiudere questo trittico intenso e toccante spetta a Il Nido del tempo, edito da Giunti, libro adatto ai bambini e alle bambine dai 10 anni in su e ispirato all’infanzia dell’autrice, Anna Sarfatti. Qui, la protagonista si chiama Lisa e la sua vicenda prende il via quando, fuggita in Inghilterra insieme ai genitori a seguito delle leggi razziali, riceve dai nonni la splendida casa delle bambole appartenuta alla madre. La casa diviene il gioco da condividere con gli altri bambini rifugiati a Londra e, in qualche modo, il simbolo dell’infanzia violata dalla barbarie della discriminazione. Il ricordo di questo gioco affiora nella memoria di Lisa quando, ormai anziana, incontra la tredicenne Margherita, spaesata dopo aver lasciato la casa in cui è cresciuta a seguito della separazione dei genitori. Margherita, appassionata di falegnameria, comincia a ricostruire insieme a Lisa, pezzo dopo pezzo, la vecchia casa delle bambole conservata in cantina. Questo consente a Lisa di ricomporre con lei e con il nipote Tobia il suo drammatico racconto di vita, ritrovando, in questa condivisione, conforto e fiducia e portando i due ragazzi ad acquisire una nuova maturità e consapevolezza di sé stessi e del mondo.

E adesso, spazio alle nostre esperte preferite, che anche oggi ci consigliano tre libri imperdibili. La prima è Jessica della Libreria del Ragionier Bianchi, che ci racconta Il mondo ti aspetta, di Kobi Yamada e Gabriella Barouch, pubblicato da Terre di Mezzo Editore.

La seconda protagonista di oggi è Allegra della Libreria Feltrinelli di Como, che ci introduce Infanziadi Maksim Gorkij, edito da Feltrinelli.

Infine tocca a lei, alla nostra Alida dell’associazione culturale Le Sfogliatelle, che ha recensito per noi Tasmania di Paolo Giordano, uscito per Einaudi Editore.

A cura di Alessia Roversi

Taccuino letterario Alessia Roversi