Mimmo Totaro e Miniartextil protagonisti alla mostra DE FILO per Bergamo Brescia Capitali della Cultura 2023

20 maggio 2023 | 11:36
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Mimmo Totaro e Miniartextil protagonisti alla mostra DE FILO per Bergamo Brescia Capitali della Cultura 2023

Un’opera dell’artista comasco e nove minitessili esposti alla MOSTRA DI ARTE TESSILE E CONTEMPORANEA DE FILO a Bergamo fino alla fine del 2023

Inaugura oggi a Villa D’Almé in provincia di Bergamo, la mostra di arte tessile e contemporanea DE FILO e, tra i 20 artisti presenti, ci sono  Mimmo Totaro – fondatore e anima di Miniartextil insieme a Nazzarena Bortolaso – con la sua opera Giunone (2023) e Minartextil con una collezione di 9 minitessili, le opere di piccolo formato, peculiarità della manifestazione comasca tra le più importanti al mondo dedicate alla fiber art con i suoi  tre decenni di storia.

La mostra DE FILO è riconosciuta tra le manifestazioni di Bergamo Brescia Capitali della Cultura 2023. Allestita all’interno della sede di Linificio e Canapificio Nazionale, uno spazio industriale precedentemente adibito alla roccatura, parte dalla tradizione industriale italiana, passa per i linguaggi della comunicazione e approda all’arte per raccontare la storia e la filosofia dell’azienda e diffondere l’antica cultura del lino. Un omaggio all’industria tessile italiana e alle sue possibili visioni sostenibili, declinato attraverso molteplici interpretazioni di arte contemporanea, che stimolano nuove riflessioni su umanità, relazioni, natura ed industria.

In eposizione i lavori di oltre 20 esponenti dell’arte tessile e contemporanea nazionale e internazionale: a partire dalle opere site specific di Kaori Miyayama, Matteo Berra e dello street artist Moneyless, pensate e realizzate direttamente per gli ambienti del Linificio. Tra gli artisti presenti in mostra spiccano le opere di: Matthew Attard, Daniela Frongia, Eva e Franco Mattes, Federica Patera e Andrea Sbra Perego e del comasco Mimmo Totaro.

La sua opera, in mostra per la prima volta, si intitola Giunone 2023. E’ composta da un unico filo quello che, intrecciandosi, dà vita a Giunone, ad oggi l’opera più recente del lungo e ricco percorso di Mimmo Totaro. Il lavoro porta con sé tutta la maturazione tecnica e concettuale dell’artista. Alla base la volontà di instaurare una collaborazione e un dialogo con l’osservatore, chiamato a interpretare le opere e a interrogarsi su di esse per trovare al loro interno ciò che più desidera. La prossemica, disciplina che studia spazi e distanze come sistemi comunicativi, è un elemento fondamentale per una fruizione che invita a un coinvolgimento attivo che vada oltre la contemplazione e che consideri il punto di vista come parte integrante dell’opera stessa. La fluidità di una lettura sempre diversa è espressa anche dalla tecnica utilizzata da Mimmo Totaro e dalle forme che il suo filo assume componendo opere che, attraverso la creazione di volumi tridimensionali, si inseriscono in uno spazio condiviso tra la scultura e il disegno.

mimmo totaro bergamo

Mimmo Totaro Tra gli anticipatori della textile art italiana, porta avanti da oltre 30 anni un’intensa attività internazionale, raggiungendo, nel 2022, anche l’Oriente, grazie all’esposizione alla 12th Fiber Biennale presso lo Yunnan Museum, in Cina. La sua arte esplora il mondo della grafica, della pittura, della scultura, dell’arredamento e dell’architettura, attraverso interventi in spazi urbani ed espositivi realizzati con materiali legati alla textile art. Dal 1991 organizza annualmente a Como la rassegna d’arte Tessile contemporanea “Miniartextil”, unica nel suo genere in Italia e tra le più accreditate a livello internazionale. Oltre a  Como la mostra si tiene anche a Parigi

I nove Minitessili esposti a DE FILO sono stati selezionati dall’organizzazione della mostra insieme all’associazione ARTE&ARTE

  1. Yasuko Iyanaga, Gift from the sea-air, 2005, tulle. L’opera mette in scena una delle tante splendide forme che la natura può assumere: i materiali tessili sono, nella produzione dell’artista, strumenti per riprodurre il fascino della Terra, da cui ha origine anche ogni filato naturale.
  2. Kenji Takahashi, Senza titolo, 2000, marmo e filo. Dalla distruzione, la rinascita: l’arte di Kenji Takahashi porta con sè i concetti del pensiero zen e li integra in una tecnica affine e contraria alla scultura. Dopo essersi lasciato andare nella distruzione del marmo, l’artista con pazienza ricostruisce la forma, lasciando ben visibili “le cicatrici”, simboli del dolore necessario per la rinascita.
  3. Naoko Serino, Generating III, 2003, juta. Nell’arte di Naoko Serino la natura diventa scultura: la juta, materiale dalla straordinaria adattabilità, è utilizzata per creare forme dalla fragilità solo apparente, che, insieme alla partecipazione della luce e dell’aria, rimandano ad altre strutture biologiche estremamente complesse e a tratti oniriche.
  4. Alvaro Diego Gomez Campuzano, Antropocene, 2019, poliuretano e metallo. Alvaro Diego Gomez Campuzano combina con piena libertà: il caso con ciò che è determinato, i colori intensi e variegati con il monocromo dell’acciaio inossidabile, e anche il fascino delle trame che stimolano la sensibilità e invitano alla verifica tattile.
  5. Mimmo Totaro, Guardare qui, 2000, vetro e specchi. “È lo spettatore a dover trovare nelle opere ciò che desidera. Non esiste un’unica lettura.” Questa affermazione dell’artista trova nell’opera la sua massima espressione: il filo è qui inteso come galleria, una cavità da esplorare all’infinito.
  6. Silvia Beccaria, La Speziale, 2015, filo di ferro, carta, tulle, rete. Silvia Beccaria è un’artista visiva che utilizza l’intreccio come medium espressivo. La sua arte si unisce alla gioielleria e al cibo per dare vita a gorgiere uniche: La Speziale è un gioiello che ha lo scopo di inebriare il corpo con gli aromi delle diverse spezie al suo interno.
  7. Enzo Santambrogio, Genesi del nodo, 2005, ferro. L’opera apre a un’inconsueta concezione del filo: non sempre leggero e duttile ma anche solido e ingombrante. L’artista, cresciuto in una famiglia di fabbri e artigiani, fa della sperimentazione con materiali come ferro, pietra, legno, vetro una costante
  8. Keiko Kawanishi, Tosca’s love, pilling up, 2009, ferro e transistor. “Le nostre esperienze di vita e i nostri miglioramenti si espandono per creare un significativo accumulo delle nostre esperienze con un futuro gioioso che ci attende.” Nell’opera di Keiko Kawanishi, vincitrice del premio Antonio Ratti per l’edizione 2009, il filo supera il ruolo di connettore per diventare elemento portante di architetture emotive sempre più complesse.
  9. Leonora Vekić, Colorful cage, 2019, rete e poliuretano. La produzione di Leonora Vekić esplora nuove tendenze dell’arazzo alla scoperta di inedite chiavi di lettura grazie al riuso della plastica, del sintetico e del metallo: materiali che contribuiscono al concetto di “arte tessile fluida” abbracciato dall’artista.