
Secondo il rapporto sui rifiuti urbani, l’Italia detiene il primato europeo in merito alla quantità di rifiuti differenziati
È stato pubblicato da poco il rapporto sui rifiuti urbani che consegna il primato all’Italia in merito alla quantità di rifiuti differenziati. Infatti, la percentuale di rifiuti differenziati nel nostro Paese è in crescita e presenta percentuali sopra della media europea, sebbene con importanti differenze regionali. Inoltre, bisogna anche sottolineare il ritardo su alcuni obiettivi europei.
Italiani primi in Europa a differenziare i rifiuti
Il rapporto sui rifiuti indaga e fotografa diversi aspetti tra cui la raccoltadifferenziata, la gestione del ciclo di smaltimenti e l’import – export di rifiuti urbani che incide sull’ammontare della Tari, ovvero la tassa sui rifiuti urbani. Per il trattamento dei rifiuti è bene avere subito ulteriori dettagli, cliccando su www.anecorifiuti.it
Alla luce di tutti i dati raccolti, l’Italia si conferma sul gradino più alto del podio per quanto riguarda il riciclaggio dei rifiuti. In altre parole, aumenta la percentuale di rifiuti che vengono differenziati in base al materiale. In termini numerici, rispetto al totale, il 64% dei rifiuti viene differenziato, cioè circa 720 ton. In particolare, è il nord che tiene alta la media con percentuali di differenziata che arrivano al 72%. Il centro si attesta intono al 60% mentre il sud si ferma poco sopra il 55%. La maggior parte delle regioni riesce a raggiungere o addirittura superare l’obiettivo fissato su base europea del 65%.
Differenziare non vuol dire riciclare
Tuttavia, non è ancora arrivato il momento di cantare vittoria poiché una cosa è differenziare i rifiuti e un’altra riciclarli effettivamente. Se da una parte l’Italia vanta ottime percentuali in merito alla raccolta differenziata, dall’altra i numeri calano quando si parla di riciclaggio vero e proprio. Il dato relativo al riciclaggio si ferma a un timido 48% del totale, cioè ben lontano dagli obiettivi europei che vorrebbero il 55% di rifiuti riciclati per entrare in un’ottica di economia circolare. L’Europa chiede di arrivare a questa percentuale entro il 2025 e fare poi ulteriori sforzi fino al 2035, anno in cui il riciclaggio dei rifiuti deve arrivare al 65% rispetto alla produzione totale.
Gli impianti di riciclaggio hanno consentito di aumentare la parte di rifiuti organici che viene trattata con un incremento molto valido nei soli due ultimi anni. Il miglioramento rispetto al riciclaggio dell’organico si nota in tutto il Paese da nord a sud.
Ancora troppo export
Per quanto riguarda invece l’import / export dei rifiuti, purtroppo, l’Italia ancora pecca su questo punto. Infatti, la bilancia pende fortemente da un lato; ovvero l’esportazione dei rifiuti urbani verso l’estero è ancora troppo alta. A fronte di sole 219 mila tonnellate di rifiuti importati, l’Italia ne ha spediti fuori ben 659 mila. È soprattutto l’immondizia indifferenziata a essere spedita all’estero perché possa essere portata presso moderni impianti con trattamento a freddo. I paesi di destinazione dei nostri rifiuti sono principalmente: Germania, Spagna, Portogallo, Cipro, Austria.
Non è finita qui perché il Belpaese si disfa anche del combustibile solido secondario che si ottiene dalla lavorazione della parte di secco indifferenziato. Tutto ciò si traduce in un aumento di costo della Tari per ogni cittadino.