Sovrapprezzo per il toast tagliato a metà: il parere dell’esperto
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Un lungo articolo della rivista di settore Italia a Tavola sull’estate dei sovrapprezzi, riporta il parere di un esperto di marketing della ristorazione sul famoso caso del toast di Gera Lario
L’Italia delle vacanze e dei prezzi alle stelle trova molto spazio sui quotidiani, quando poi i prezzi diventano sovrapprezzi che, francamente, sembrano assurdi e ingiustificati, la notizia esce dai giornali e diventa argomento di conversazione, quando non di discussione.
Gli ormai famosi 2 euro richiesti da un bar di Gera Lario per servire un toast tagliato a metà(cui è seguita immediatamente la segnalazione della maggiorazione messa a scontrino da un ristorante ligure per un piattino in più con cui dividere una porzione di trofie al pesto), suscita generale stupore e indignazione, ma c’è anche chi giustifica il comportamento dei commercianti di fronte a richieste extra dei clienti. Commenti del tipo se tutti facesserò così il barista avrebbe molto più lavoro da fare oppure tovagliolino, piattino e coltello da lavare comunque son costi fino ad arrivare ai cattivissimi se non hanno i soldi per due toast interi che se ne stiano a casa e magari sono anche andati in bagno. Insomma, seppur una piccola minoranza dà ragione a baristi e ristoratori che, invece, non hanno ricevuto grande solidarietà da parte dei colleghi di categoria.
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Sull’argomento ha scritto anche Italia a Tavola, autorevole rivista che si occupa del mondo della ristorazione, che, sui soprapprezzi e sugli ultimi fatti di cronaca, riporta il parere di Giacomo Pini, esperto di marketing legato alla ristorazione, il quale in un post sui social ha detto la sua in merito:
«Cosa ne penso? È da vomito… Sia quello che è successo, sia come i gestori del locale hanno provato a giustificarsi: la toppa è peggio del buco! Ancora di più lo sono certi commenti che leggo da addetti ai lavori. “Dividere il toast significa dover fare un lavoro in più”. “Se lo divido poi devo mettere due piatti e posate doppie, chi mi paga il coperto?”.
Si presume che quando vendi un prodotto a banco o seduto (parliamo di un toast, per cui il servizio prevede se lo mangi a banco tovagliolo e piattino, se prendi a vai solo tovagliolo, se lo consumi al tavolo tovagliolo e piattino ma normalmente bevi anche per non morire soffocato perciò al tavolo sale lo scontrino) tu abbia già calcolato i costi correttamente (sia il food cost, sia il full cost) e che il prezzo di vendita sia quindi corretto. A cosa devi il sovrapprezzo? Al taglio? …
C’è tutto il tema legato al servizio, come qualcuno commenta “devo lavorare di più”. Suggerisco di chiudere il locale e aprire un’isola vending: carichi la macchina e fine del lavoro. Se invece hai un pubblico esercizio, al corso base ti avranno raccontato che il servizio fa parte del lavoro e soprattutto la cura del cliente insieme a tanti altri fattori fanno sì che il tuo locale viva e prosperi.
Poi, il tema della credibilità e visibilità. Questo è un caso come quello di qualche tempo fa successo a Roma con i doppi menù per i turisti con prezzi diversi. Ora se sei così pazzo da decidere di applicare un sovrapprezzo ad una richiesta di questo tipo, prima lo comunichi, ma poi quello che più mi fa impazzire è la totale follia del non comprendere che un’azione del genere distrugge il brand. La mia collega e amica Nicoletta Polliotto è esperta di Branding, ma qui lo capirebbe un neofita: non c’è nessuna motivazione tecnica operativa (cioè non hai nessun costo aggiuntivo perché non c’è scritto in nessuna intervista che il cliente ha chiesto due piatti, e per chi non lo sapesse il toast si mangia con le mani non con le posate) per caricare quel costo, il che significa – e diciamolo apertamente – hai visto due turisti e volevi suonarli bene. Bravo, bella stupidaggine hai fatto!».
Quella del 2023 può senza dubbio essere considerata l’estate dei balzelli folli applicati da ristoranti e pubblici esercizi ai clienti. Lo afferma Assoutenti, che ricorda come siano numerose le voci aggiuntive che possono essere applicate sul conto finale pagato dai consumatori nei bar e nei ristoranti italiani, e che fanno salire la spesa delle consumazioni.
Il parere di Assoutenti
Oltre al caso del piattino a 2 euro in un’osteria di Finale Ligure, e all’extra sempre di 2 euro in un bar del comasco per tagliare in due un panino, sempre più numerosi sono i ristoranti che applicano un sovrapprezzo, in media da 2 a 5 euro, per la voce “coperto”, servizio che spesso però è inesistente, perché rappresentato da tovaglietta di carta sul tavolo, come pure di carta è il tovagliolo messo a disposizione del cliente – spiega il presidente Furio Truzzi – Altro extra è rappresentato dal pane, che molti ristoratori fanno oramai pagare a parte con un costo forfettario a persona, anche se il pane viene poi portato al tavolo in un cestino in condivisione. Si arriva infine ai casi estremi di pubblici esercizi che applicano balzelli da 0,50 centesimi o 1 euro a chi paga il conto tramite Pos, una pratica questa del tutto illegale che può portare a salate sanzioni verso gli esercenti – ricorda Truzzi – Invitiamo tutti i cittadini a segnalare ad Assoutenti casi di sovrapprezzi assurdi applicati in bar e ristoranti italiani.