Il patrono

SANT’ABBONDIO 2023, LA MESSA IN DUOMO

Omelia del Cardinale Cantoni incentrata slla figura del Patrono di Como. Numerose autorità presenti in una Cattedrale gremita di fedeli.

Tante autorità questo pomeriggio in Duomo a Como per sentire le parole del Cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, in ocacsione della festa del patrono della città e della Diocesi di Como. A partire da sindaco Rapinese e parte della sua giunta (assessori Doria, Quagliarini, Anselmi, Roperto, Colombo), il presidente del consiglio comunale Fulvio Anzaldo, i consiglieri regionali Dotti e Cesana. Poi i rappresentanti istituzionali delle forze dell’ordine ed i sacerdoti della città ad occupare un’ala della Cattedrale cittadina oltre a Prefetto e sindaco di Mariano Alberti per la Provincia.

 

 

A differenza di ieri a Sant’Abbondio, con il Cardinale a rivolgersi direttamente ai cittadini ed alle autorità presenti sulla solitudine e la serena amicizia, oggi al centro della sua riflessione (video sopra la parte iniziale) ‘ stata la figura del Vescovo Abbondio, testimone di Cristo davanti al mondo. Tantissimi i defeli presenti, Duomo quasi completamente gremito fino agli ultimi posti in fondo alla Cattedrale.

 

 

 

IL TESTO INTEGRALE DELL’OMELIA DI CANTONI

 

Facciamo nostre le felici espressioni di un’antifona di ingresso offerta dalla liturgia per questa festività: “Celebriamo con gioia il trionfo del nostro Patrono, sant’Abbondio. Egli ha testimoniato Cristo davanti al mondo. Oggi Cristo lo onora davanti al Padre nei cieli”.

 

Ci affidiamo alla intercessione di sant’Abbondio, perché anche noi, come Lui, sappiamo testimoniare Cristo, figlio di Dio e uomo perfetto, identificandoci con la vita, il messaggio, lo stile, il destino di Lui, divino Maestro, e portando gioia e speranza evangelica nei diversi ambiti del nostro impegno (familiare, sociale, professionale, ecclesiale) in questa stagione che ci è data da vivere.

 

Con la odierna partecipazione a questa Celebrazione Eucaristica, intendiamo essere espressione del nostro popolo fedele nella amata santa madre Chiesa, diffusa sul vasto territorio della diocesi: dalla Città di Como alla Bassa Comasca e alle Prealpi, dai territori del Lago alla Valchiavenna, dalla estesa Valtellina alle Valli Varesine. Ci sentiamo in viva comunione con tutti i cristiani e le cristiane, dalle diverse vocazioni ecclesiali, frutto del Battesimo, che oggi, nella festa del santo Patrono, ci sono particolarmente presenti in un legame affettivo ed effettivo.

 

Li vogliamo rappresentare tutti perché, camminando nella fede, nella speranza e nella carità, diveniamo capaci, là dove siamo chiamati a vivere e a operare, di annunciare e insieme testimoniare la misericordia di Dio Trinità, quale si è rivelata nelle parole e nelle opere di Gesù Cristo Signore.

Come pastore di questa santa Chiesa credo che questa festa del Patrono sia il momento più idoneo per ricentrare l’interesse per questo tema fondamentale del nostro Sinodo diocesano, da poco concluso, e che ora deve entrare realmente nel vissuto storico delle nostre Comunità e di ciascun cristiano in particolare, in modo che caratterizzi il nostro comune stile di Chiesa.

 

Gli orientamenti sinodali emersi non possono, infatti, restare lettera morta, ma richiedono di essere progressivamente incarnati all’interno della nostra vita ordinaria, fino a strutturarne il vissuto, cioè il nostro modo di essere cristiani e di impostare la vita delle nostre Comunità, in modo che la dimensione della misericordia sia l’orientamento fondante di ogni nostra scelta.

 

A queste precise intenzioni è finalizzata la prossima Visita Pastorale ai Vicariati, che oggi, nella festa del Patrono, ho la grazia e insieme il compito di indire ufficialmente, per fissare lo sguardo sui tre snodi attraverso cui la Misericordia si attua: la missionarietà, la sinodalità e la ministerialità.

 

Il nostro comune paziente impegno di Chiesa sarà finalizzato innanzitutto ad una progressiva trasformazione missionaria della Chiesa (missionarietà), secondo l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, che disegna una nuova idea di missione, in modo che tutti i battezzati si riconoscano come “discepoli missionari”.

 

Vorremo, poi, aiutarci a costruire, in secondo luogo, una Chiesa più sinodale, in cui viene riconosciuta la comune dignità battesimale e dove la corresponsabilità di tutti i cristiani nella missione siano non solo affermate, ma anche esercitate e praticate (sinodalità). Saremo chiamati, perciò, a instaurare uno stile di ascolto e di attenzione, che permette di trasformare tutte le nostre relazioni, includendo, con questo metodo, anche coloro la cui voce è più frequentemente ignorata, come anche le altre comunità di fede e la società nel suo complesso. Una Chiesa sinodale non potrà esimersi nemmeno di approfondire il cammino ecumenico, coinvolgendo nel dialogo coloro che condividono l’unico Battesimo e sono membri di altre Chiese.

 

Una terza priorità a cui dovremo tendere è la scelta della ministerialità, quale esigenza della vocazione missionaria di ogni credente. Per questo, sarà necessario promuovere e accompagnare percorsi formativi in vista dello sviluppo dei ministeri istituiti: il lettorato, l’accolitato e il ministero del catechista, prevedendo anche l’istituzione di ministeri di fatto, auspicati nel nostro Libro sinodale, “Testimoni di misericordia”, ossia quello della accoglienza, della consolazione e della compassione.

 

La visita pastorale intende aiutare e stimolare i cammini vicariali, frutto di una cordiale interazione tra parrocchie singole, comunità pastorali, gruppi, associazioni e movimenti, per promuovere e sviluppare le tre finalità proposte. Questi tre pilastri si alimentano e si sostengono vicendevolmente, alla luce di un unico denominatore comune, quello della misericordia.

 

Spero che tutti si sentano parte attiva della Comunità dei discepoli nella Chiesa, compreso l’apporto insostituibile dei fedeli laici, tra cui i giovani e le donne, e del contributo prezioso dei membri della vita consacrata, femminile e maschile.

 

Ogni persona, con la sua precisa identità, è portatrice di un dono, di un carisma e di uno stile specifico, tutti unici e diversi, che però si incontrano in un’unica vocazione ecclesiale, la comune chiamata del Signore Gesù: “seguimi!”. In questa espressione tutti, laici, religiosi, consacrati, ministri ordinati diventiamo una cosa sola.

 

Voglio sottolineare ancora, e con soddisfazione, che il cammino proposto dal nostro Sinodo diocesano XI si ritrova in piena sintonia con il cammino sinodale della Chiesa italiana e con quello della Chiesa universale, attualmente in atto. 

 

Per questo, con umile passione, invito cordialmente tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità, ad attuare ciò che il Sinodo auspica: questo è ciò che il Signore chiede oggi alla nostra Chiesa!

 

Occorre che tutti ci impegniamo insieme perché gli orientamenti sinodali possano trovare davvero una reale incarnazione all’interno delle nostre Comunità, come anche nella vita personale.

 

Concretamente, ogni vicariato concorderà tempi e modi per lo svolgimento dei diversi appuntamenti di preghiera e di confronto con le singole realtà, in modo che la Visita Pastorale possa determinare decisioni operative, che incidano sul vissuto delle nostre Comunità.

 

Anche a noi è donato uno “spirito di intelligenza”, come annunciato nella prima lettura, dal libro del Siracide, perché possiamo aiutarci a scoprire ciò che Dio sogna e vuole per la sua Chiesa in questa nostra terra, a partire dai segni dei tempi che ci sfidano e insieme ci incoraggiano.

 

Sant’Abbondio, che ci ha insegnato a riconoscere e approfondire il mistero della incarnazione e della redenzione del Figlio di Dio, ci insegni a vivere in modo più umano l’esistenza cristiana, come Dio la vuole e ce la dona con amore. Ci aiuti a riconoscere in Cristo la via che da Dio giunge all’uomo e nello stesso tempo la via che, nel seno della storia, conduce l’essere umano a Dio, misericordia infinita. 

 

 

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