Sergio Gaddi racconta la vita e l’arte di Escher

21 novembre 2023 | 11:16
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Sergio Gaddi racconta la vita e l’arte di Escher

Incontro con l’arte di Maurits Escher raccontata da Sergio Gaddi ad Albavilla

Maurits Cornelis Escher, il visionario artista olandese indissolubilmente legato alle sue incisioni su legno, litografie e mezzetinte che tendono a presentare costruzioni impossibili, esplorazioni dell’infinito e motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme via via differenti, è stato un personaggio inquieto, riservato e indubbiamente geniale.

escher sergio gaddi

Sergio Gaddi ha approfondito la vita e l’arte di Escher per le StoriesOfArt di Arthemisia e, quella sull’artista olandese è una delle lectio magistralis più affascinanti tra quelle che Gaddi tiene nella sua opera di divulgatore. Il prossimo appuntamento “Gaddi racconta Escher” sarà venerdì 24 novembre alle ore 21 ad Albavilla (via Basso Formiano), per la rassegna culturale organizzata in occasione dei 50anni di attività del fotografo Luigi Corbetta. L’ingresso alla serata è gratuito senza prenotazione.

Il racconto di Gaddi attraverso le opere di Escher ci fa entrare in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano molteplici componenti tanto che l’artista, scomparso nel 1972 e scoperto in tempi relativamente recenti, è amato da chi conosce l’arte, ma anche da chi è appassionato di matematica, geometria, scienza, design, grafica. Nelle sue opere confluiscono una grande vastità di temie per questo nel panorama della storia dell’arte rappresenta un unicum.

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Negli ultimi anni Escher è diventato una vera icona pop e le mostre su di lui si sono moltiplicate. Ma chi era esattamente? Nato in una cittadina settentrionale dei Paesi Bassi il 17 giugno 1898, dopo gli studi di architettura si dedicò alla formazione da incisore all’accademia di Haarlem, sotto l’influsso di Jesserun de Mesquita. Le sue prime stampe avevano come soggetto paesaggi rurali e cittadini, realizzati con uno stile particolare, ma pur sempre naturalistico. Dal 1923 al 1935 abitò a Roma e fece numerosi viaggi in Italia e in Spagna.

Il paesaggio italiano fu, fino al 1937, l’ispiratore principale delle sue litografie e incisioni su legno. L’artista stesso ricorderà gli anni italiani come i migliori della sua vita. Lascerà l’Italia per la Svizzera perchè assolutamente ostile al fascismo, salito al potere con Mussolini. Le opere di questi anni sono contraddistinte dal virtuosismo tecnico e da una resa realistica che utilizza però angoli visuali insoliti e dettagli singolari. Ma dalla metà degli anni Trenta cambiarono molte cose. Escher si dedicò sempre di più alle cosiddette “visioni interiori”, come amava definirle l’artista. Introdusse la ripartizione regolare della superficie piana secondo motivi realistici, ispirata ai mosaici moreschi. Ne nacquero complessi disegni dove ritroviamo ripetute figure di animali, uccelli o pesci, ma anche rettili.

Escher inoltre si servì di forme geometriche che frequentemente furono alla base di stampe di un’estrema raffinatezza tecnica. Qui Escher diede il meglio di sé creando le illusioni spaziali, le metamorfosi e le serie infinite. La componente bizzarra, che aumentò dal 1940, fece avvicinare Escher al surrealismo, se proprio ci fosse la necessità di mettere un’etichetta. Abbiamo in mente tutti le sue vedute di strani edifici immaginari nei quali l’artista fece uso delle illusioni ottiche. Ad esempio per realizzare scale che sembrano scendere e salire allo stesso tempo. Queste opere interessarono molto matematici e psicologi che si occupavano di percezione visiva. Nel corso degli ultimi anni in effetti, la sua opera servì sempre più spesso di illustrazione a trattati scientifici riguardanti la matematica, la geologia, la psicologia della percezione e la fisica.

Nel 1964 le stampe di Escher vennero esposte ad Amsterdam in occasione del Congresso Internazionale di Matematica. Quasi costituissero un ponte tra arte e scienza, espressione di una bellezza nata da regole matematiche e scientifiche ben precise. L’artista ebbe molti legami con l’universo scientifico. Fece amicizia con molti matematici come ad esempio Bruno Ernst che scrisse su di lui un libro: lo specchio magico di Escher. Non male per un ex studente per nulla dotato in matematica! Dagli anni Sessanta le opere di questo straordinario e visionario artista ottennero sempre più successo, specialmente tra i giovani. Alcuni infatti consideravano le sue immagini un veicolo ulteriore, insieme all’uso di droghe allucinogene, per raggiungere l’espansione della mente. Non stupisce quindi il fatto che Mick Jagger chiese al maestro olandese di creare la copertina di un album dei Rolling Stone. Escher, forse poco legato agli hippie e alla controcultura, rifiutò.